lunedì 6 aprile 2020

Le parole del virus: Burocrazia

In questo terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
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Pur nella sua terribile efficacia c’è ancora qualcosa che il Covid-19 non è riuscito, se non in rarissimi casi, a scalfire: la burocrazia. Lo si è visto più volte in questi due mesi quando il suo stolido corpaccione si è messo in mezzo a ritardare in maniera assolutamente ingiustificabile la distribuzione di presidi sanitari, come mascherine, o disinfettanti che erano pronti, ma sprovvisti di qualche carta, di qualche timbro, di qualche firma che potessero far arrivare a destinazione cose indispensabili per salvare delle vite. E questo è stato reso esplicito dalle giustamente risentite denunce da parte di medici di famiglia, medici ospedalieri, infermieri e personale delle ambulanze.

Perché, sia chiaro, ogni ritardo nella consegna di mascherine, guanti, disinfettanti, respiratori, ha significato un numero non facile da quantificare di contagi in più e, come inevitabile ricaduta, una quantità di morti difficilmente immaginabile. La protezione civile ha affermato che il cosiddetto “distanziamento sociale” ha salvato la vita ad almeno 30 mila persone: sembra una cifra incredibile, ma arriva dai calcoli e dalle proiezioni di un serio istituto internazionale che non ha neppure sede in Italia. E se questo è vero, vi invito a pensare a quanti medici e infermieri avrebbero potuto evitare il contagio se i presidi di difesa fossero arrivati per tempo; a quanti non sarebbero andati incontro alla morte e a quanti altri contagi involontariamente propagati dai sanitari stessi sarebbero stati evitati.

La burocrazia, quindi, almeno in questa circostanza, non è quel fastidio al quale siamo abituati quasi quotidianamente, tanto da non farci quasi più caso e a liquidarne il fastidio con qualche mugugno ormai stereotipato. Dalle mie parti, sorridendo, si dice «Piano e bene; e se non bene, almeno piano». Questa volta, invece, in alcuni casi di questa terribile epoca del coronavirus, la burocrazia è stata indiscutibilmente assassina. Non si può definire altrimenti la causa che ha bloccato più volte e per giorni, alle frontiere, o anche all’interno della stessa Italia, interi stock di mascherine perché mancava un visto di qualche tipo, magari anche perché chi doveva darlo poteva essere a sua volta ammalato e la cecità della macchina burocratica non se ne rendeva conto.

La burocrazia è molto antica, visto che nasce nel XVI secolo e il suo nome è coniato dall’economista francese Vincent de Gournay nella prima metà del XVIII proprio per stigmatizzare la crescente potenza dei funzionari pubblici nella vita politica e sociale, che configurava una vera e propria forma di “governo dei funzionari”, fra l’altro già allora del tutto inefficiente sul piano dell’amministrazione dello Stato. E sarebbe folle pensare con desiderio a un dittatore che la abolisca con un tratto di penna perché è nata proprio per le necessità di regimi non democratici di tenere sotto il proprio tallone i cittadini bloccando, se la cosa conviene a chi governa, qualsiasi loro iniziativa sgradita senza necessariamente doverlo fare con una legge esplicita, ma semplicemente rendendo di difficilissima percorribilità il labirinto che si costruisce attorno a colui che vuole uscire dal ginepraio burocratico con un permesso in mano.

Poi l’infinità di procedure, gerarchie, carte e controlli reciproci e incrociati ha avuto anche la mira di evitare gli abusi da parte di coloro che avrebbero voluto fare cose non lecite, ma, alla fine, quelli che già erano abituati a superare illegittimamente le disposizioni di legge, hanno saputo trovare nuove strade efficaci, mentre nelle spine di un roveto inestricabile sono rimasti bloccati migliaia di cittadini che avevano desideri assolutamente legittimi e che, però, non sapevano muoversi efficacemente tra un funzionario e l’altro, tra un protocollo e quello successivo.

Nei casi di emergenza molte delle pastoie dovrebbero sparire proprio perché la rapidità è essenziale, ma è la stessa burocrazia a difendere se stessa e a far sentire il suo peso. Anche quando le cose sono andate avanti in maniera spedita, come nel dopoterremoto del ’76 in Friuli, all’inizio non è stato facile eliminare tutte le pastoie che minacciavano di ritardare una ricostruzione che già senza impedimenti, sarebbe stata lunga e difficile. In altri casi simili – Belice e Irpinia per fare riferimenti abbastanza lontani nel tempo – i velenosi frutti della burocrazia, magari involontariamente alleata con altre magagne del nostro Paese, hanno lasciato cicatrici evidentissime sul territorio e nella società.

Intendiamoci: è serietà scientifica e cura del cittadino osservare i tempi necessari per sperimentare nuovi farmaci, o appurare se i presidi sanitari di difesa rispondono esattamente ai dettami scientifici che ne hanno fissato in precedenza le caratteristiche necessarie. Ma è burocrazia e, quindi, nei casi estremi, omicidio, bloccare cose necessarie soltanto perché manca una carta, un timbro, un visto. O, anche, impedire di parlare a coloro, da dentro gli uffici, possono spiegare meglio quello che sta succedendo. Perché è proprio la conoscenza a essere il virus più pericoloso per certe sovrastrutture più impegnate a mostrare il loro potere che la necessità della loro esistenza.

Max Weber ha parlato della burocratizzazione come di un «processo irreversibile che tende a imprigionare gli uomini in una rete di regole minuziose e a sottometterli alla potenza anonima, irresponsabile e ogni giorno più necessaria degli apparati burocratici». E «ciò – a suo giudizio – costituiva un enorme pericolo per il futuro della libertà e della democrazia nel mondo contemporaneo». Forse neppure lui aveva previsto il rischio che diventasse un pericolo per la vita stessa di molti cittadini che teoricamente la burocrazia avrebbe dovuto aiutare.

Le altre parole: Abbraccio, Anonimo, Confine, Democrazia, Denaro, Dignità, Europeismo, Futuro, Infodemia, Libertà, Natura, Scelta, Sogno, Solidarietà, Vulnerabilità.


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