In questo
terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui
abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso
fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non
dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
---
Pur
nella sua terribile efficacia c’è ancora qualcosa che il Covid-19 non è
riuscito, se non in rarissimi casi, a scalfire: la burocrazia. Lo si è
visto più volte in questi due mesi quando il suo stolido corpaccione si è
messo in mezzo a ritardare in maniera assolutamente ingiustificabile la
distribuzione di presidi sanitari, come mascherine, o disinfettanti che
erano pronti, ma sprovvisti di qualche carta, di qualche timbro, di
qualche firma che potessero far arrivare a destinazione cose
indispensabili per salvare delle vite. E questo è stato reso esplicito
dalle giustamente risentite denunce da parte di medici di famiglia,
medici ospedalieri, infermieri e personale delle ambulanze.
Perché, sia chiaro, ogni ritardo
nella consegna di mascherine, guanti, disinfettanti, respiratori, ha
significato un numero non facile da quantificare di contagi in più e,
come inevitabile ricaduta, una quantità di morti difficilmente
immaginabile. La protezione civile ha affermato che il cosiddetto
“distanziamento sociale” ha salvato la vita ad almeno 30 mila persone:
sembra una cifra incredibile, ma arriva dai calcoli e dalle proiezioni
di un serio istituto internazionale che non ha neppure sede in Italia. E
se questo è vero, vi invito a pensare a quanti medici e infermieri
avrebbero potuto evitare il contagio se i presidi di difesa fossero
arrivati per tempo; a quanti non sarebbero andati incontro alla morte e a
quanti altri contagi involontariamente propagati dai sanitari stessi
sarebbero stati evitati.
La burocrazia, quindi, almeno in
questa circostanza, non è quel fastidio al quale siamo abituati quasi
quotidianamente, tanto da non farci quasi più caso e a liquidarne il
fastidio con qualche mugugno ormai stereotipato. Dalle mie parti,
sorridendo, si dice «Piano e bene; e se non bene, almeno piano». Questa
volta, invece, in alcuni casi di questa terribile epoca del coronavirus,
la burocrazia è stata indiscutibilmente assassina. Non si può definire
altrimenti la causa che ha bloccato più volte e per giorni, alle
frontiere, o anche all’interno della stessa Italia, interi stock di
mascherine perché mancava un visto di qualche tipo, magari anche perché
chi doveva darlo poteva essere a sua volta ammalato e la cecità della
macchina burocratica non se ne rendeva conto.
La burocrazia è molto antica, visto
che nasce nel XVI secolo e il suo nome è coniato dall’economista
francese Vincent de Gournay nella prima metà del XVIII proprio per
stigmatizzare la crescente potenza dei funzionari pubblici nella vita
politica e sociale, che configurava una vera e propria forma di “governo
dei funzionari”, fra l’altro già allora del tutto inefficiente sul
piano dell’amministrazione dello Stato. E sarebbe folle pensare con
desiderio a un dittatore che la abolisca con un tratto di penna perché è
nata proprio per le necessità di regimi non democratici di tenere sotto
il proprio tallone i cittadini bloccando, se la cosa conviene a chi
governa, qualsiasi loro iniziativa sgradita senza necessariamente
doverlo fare con una legge esplicita, ma semplicemente rendendo di
difficilissima percorribilità il labirinto che si costruisce attorno a
colui che vuole uscire dal ginepraio burocratico con un permesso in
mano.
Poi l’infinità di procedure,
gerarchie, carte e controlli reciproci e incrociati ha avuto anche la
mira di evitare gli abusi da parte di coloro che avrebbero voluto fare
cose non lecite, ma, alla fine, quelli che già erano abituati a superare
illegittimamente le disposizioni di legge, hanno saputo trovare nuove
strade efficaci, mentre nelle spine di un roveto inestricabile sono
rimasti bloccati migliaia di cittadini che avevano desideri
assolutamente legittimi e che, però, non sapevano muoversi efficacemente
tra un funzionario e l’altro, tra un protocollo e quello successivo.
Nei casi di emergenza molte delle
pastoie dovrebbero sparire proprio perché la rapidità è essenziale, ma è
la stessa burocrazia a difendere se stessa e a far sentire il suo peso.
Anche quando le cose sono andate avanti in maniera spedita, come nel
dopoterremoto del ’76 in Friuli, all’inizio non è stato facile eliminare
tutte le pastoie che minacciavano di ritardare una ricostruzione che
già senza impedimenti, sarebbe stata lunga e difficile. In altri casi
simili – Belice e Irpinia per fare riferimenti abbastanza lontani nel
tempo – i velenosi frutti della burocrazia, magari involontariamente
alleata con altre magagne del nostro Paese, hanno lasciato cicatrici
evidentissime sul territorio e nella società.
Intendiamoci: è serietà scientifica e
cura del cittadino osservare i tempi necessari per sperimentare nuovi
farmaci, o appurare se i presidi sanitari di difesa rispondono
esattamente ai dettami scientifici che ne hanno fissato in precedenza le
caratteristiche necessarie. Ma è burocrazia e, quindi, nei casi
estremi, omicidio, bloccare cose necessarie soltanto perché manca una
carta, un timbro, un visto. O, anche, impedire di parlare a coloro, da
dentro gli uffici, possono spiegare meglio quello che sta succedendo.
Perché è proprio la conoscenza a essere il virus più pericoloso per
certe sovrastrutture più impegnate a mostrare il loro potere che la
necessità della loro esistenza.
Max Weber ha parlato della
burocratizzazione come di un «processo irreversibile che tende a
imprigionare gli uomini in una rete di regole minuziose e a
sottometterli alla potenza anonima, irresponsabile e ogni giorno più
necessaria degli apparati burocratici». E «ciò – a suo giudizio –
costituiva un enorme pericolo per il futuro della libertà e della
democrazia nel mondo contemporaneo». Forse neppure lui aveva previsto il
rischio che diventasse un pericolo per la vita stessa di molti
cittadini che teoricamente la burocrazia avrebbe dovuto aiutare.
Le altre parole: Abbraccio, Anonimo, Confine, Democrazia, Denaro, Dignità, Europeismo, Futuro, Infodemia, Libertà, Natura, Scelta, Sogno, Solidarietà, Vulnerabilità.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento