martedì 28 aprile 2020

Le parole del virus: Scuola

In questo terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
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Tra le tante realtà che, quando finirà l’epoca del Covid-19, non potranno più essere uguali a quello che erano fino a prima della pandemia, c’è sicuramente la scuola. E non soltanto perché mezzo anno scolastico se n’è andato tra timori, dubbi, tentativi di ridurre al minimo le perdite, ma in quanto davanti al futuro dell’istruzione si è spalancato un bivio e non siamo ancora sicuri di saper scegliere la strada migliore, o se si potrà imboccare un’altra via che sappia unire i pregi e limitare i difetti delle due alternative che abbiamo sotto gli occhi, o se sarà necessario trovare strade ancora mai battute.

Se, infatti, all’università gli studi hanno, tranne poche eccezioni, spiccate caratteristiche di individualità, dalle elementari alle superiori è fondamentale per la crescita, sia il rapporto tra studenti e docenti, sia la convivenza all’interno delle classi: da entrambe le relazioni, infatti, derivano esperienze e insegnamenti che saranno poi fondamentali nell’indirizzare la vita adulta di tutti.

Il coronavirus, con l’obbligo di evitare assembramenti per scongiurare i contagi, ha fatto chiudere improvvisamente le aule, ha imposto una lunga vacanza non prevista dal calendario e, infine, ha fatto virare l’insegnamento dal contatto diretto a quello per via telematica. Di minore importanza mi sembrano gli esami che saranno, o non saranno fatti, in quanto quello è soltanto il momento della valutazione di quanto uno studente sa esprimere, non sempre di quanto si è davvero arricchito culturalmente, sia nella conoscenza, sia, soprattutto nel ragionamento.

L’uso dei computer e della rete è stato indubbiamente provvidenziale, ma fin da subito ha messo in luce difficoltà, sia materiali, sia concettuali. Intanto, per quelle di tipo materiale, almeno per il momento ci sono degli impedimenti spesso legati al censo: non tutti, infatti, hanno la possibilità di dotarsi di computer sufficientemente potenti per collegarsi da casa in maniera soddisfacente con l’insegnante e il resto della classe. Poi ci sono problemi infrastrutturali visto che in molte zone d’Italia, soprattutto in quelle già condannate da altre situazioni allo spopolamento, la copertura di rete è di scarsissima qualità, se non addirittura assente. E se per superare il primo ostacolo è necessaria una pur ingente spesa, per cancellare il secondo occorrono lavori che, oltre a tanto denaro, richiedono anche tempi non brevi.

Ma ancor più difficili da dimenticare sono i rischi che sono legati alla mancanza di contatti diretti tra studenti e tra studenti e professori. L’educazione, infatti, non è legata soltanto ai libri di testo e alle spiegazioni che della materia sono date dalla cattedra; una parte fondamentale, invece, deriva proprio da tutte quelle parole, quegli episodi, quegli atteggiamenti non direttamente legati ai programmi di studio, ma che riempiono le ore in cui si sta a scuola e che si incidono nella mente e nell’animo di ogni studente con maggiore forza e velocità delle nozioni propriamente dette.

Nella scuola, insomma, si apprendono molte regole di comportamento e di convivenza che arrivano al nostro cervello non soltanto attraverso le parole, sentite o stampate che siano, ma anche dal vedere certi atteggiamenti, taluni gesti, dall’osservare le silenziose furbizie che passano e quelle che invece sono individuate; dal capire che all’interno di una comunità, sia pur ristretta, possono svilupparsi infiniti tipi di rapporti e situazioni che, poi, per la maggior parte, si vedranno ripetere durante l’intera vita, con esempi di generosità e di egoismo, di onestà e di sotterfugio.

Ma soprattutto è la scuola che ha il fondamentale compito di insegnare a imparare perché poi bisognerà essere pronti a imparare ben oltre la conquista di un diploma, o di una laurea: lo si dovrà fare per tutta la vita e non soltanto in tema di materie specifiche, visto che è a scuola che si comincia a ragionare sui concetti di comprensione e di giustizia che finiscono per coinvolgere tutti; che si capisce la differenza tra autorevolezza e autorità e che si sviluppa quella sensibilità che fa comprendere che in determinate circostanze la democrazia possa anche coesistere con le gerarchie; che si comprende il concetto di “diritti” e che si può cominciare a battersi per ottenerli, prima, e per difenderli, poi.

Nessuno fortunatamente pensa che tutto questo possa essere mantenuto affidandosi a internet e, quindi, per conservare gli imprescindibili rapporti umani, si prevede di tornare al più presto possibile nelle classi. Ma anche qui i problemi non mancano. Fin quando, infatti, non arriverà un vaccino efficace, sarà necessario praticare quello che, con termine orrendo e che odora di ossimoro, è chiamato “distanziamento sociale”. Ma per realizzarlo sarà necessario ridurre drasticamente il numero di studenti per classe e questo sarà possibile soltanto moltiplicando le classi e i professori con ovvie e ingenti spese sia per la costruzione di nuove scuole e nuove aule, sia per dare lo stipendio ai nuovi insegnanti.

Non ci sono strade semplici insomma. E ancora una volta – sembra un’ossessione, ma è la realtà – il pensiero corre al fatto che se le tasse fossero pagate da tutti e l’erario incassasse 120 miliardi di euro in più ogni anno, questi problemi sarebbero risolti senza chiedere sacrifici impossibili.

E la scuola questi sacrifici non può non richiederli perché è proprio dalla scuola che dipende il futuro – oltre che il presente – di ogni comunità.

Le altre parole: Abbraccio, Ambiente, Anonimo, Anziano, Burocrazia, Confine, Democrazia, Denaro, Dignità, Dubbio, Empatia, Eroismo, Europeismo, Fede, Futuro, Indignarsi, Infodemia, Lavoro, Lettura, Libertà, Linguaggio, Memoria, Natura, Opinione, Paesaggio, Paura, Quarantena, Regole, Resistenza, Scelta, Scienza, Sogno, Solidarietà, Tempo, Uguaglianza, Vulnerabilità, Zelo.


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