sabato 18 aprile 2020

Le parole del virus: Scienza

In questo terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
---

Una delle costanti secolari del nostro vivere civile è la frequentissima contrapposizione tra politica e scienza in un contrasto apparentemente inevitabile visto che, mentre la politica vorrebbe presentarsi come l’arte della mediazione, anche se in realtà punta verso obbiettivi di parte teoricamente inamovibili, la scienza è alla ricerca di certezze dalle quali non intende deflettere se non per chiarire ulteriormente aspetti che lasciano trasparire qualche dubbio, o inattese inadeguatezze.

In questo senso l’esempio più vicino a noi è quello della teoria della Relatività generale di Einstein che ha corretto e migliorato quella della Gravitazione universale di Newton, senza, però negarla nelle sue basi. Per spiegare meglio questo concetto ricorrerei a una frase del fisico e matematico francese Henri Poincaré: «Il progresso della scienza – scrisse – non è paragonabile ai cambiamenti di una città, dove vecchi edifici sono abbattuti senza pietà per far posto ai nuovi, ma all’evoluzione continua di tipi zoologi¬ci che si sviluppano senza interruzione e finiscono per diven¬tare irriconoscibili all’occhio comune, mentre un occhio esperto vi riconosce sempre la traccia del precedente lavoro di se¬coli».

Il Covid-19 ha fatto sentire il suo peso anche in questo difficile rapporto, creando una situazione praticamente inedita, probabilmente temporanea e sicuramente paradossale, in quanto il mondo politico ha cominciato a dare retta agli scienziati proprio nel momento in cui, davanti a un virus apparso da troppo poco tempo per essere conosciuto appieno, la scienza ha continuato a mettere le mani avanti dando risposte che sono state sempre accompagnate da un «Per quanto ne sappiamo finora». E forse, visto che, a differenza della politica, la scienza sceglie sempre, forse sono proprio i dubbi degli scienziati a lasciar avvicinare coloro che nell’incertezza – sia pur inflessibilmente dissimulata – vivono normalmente.

Però non è che di colpo tutti i dissapori si siano appianati; anzi. Ma è il terreno di scontro a essersi spostato: ora è all’interno del dibattito tra maggioranza e opposizione visto che, dopo lo shock iniziale, si è ripreso a guardare i sondaggi. E questa volta il problema non si trova nelle risposte scientifiche, ma nelle domande che alla scienza sono state poste. Sulla ripresa delle attività produttive e distributive, infatti, la scienza ha risposto a una richiesta su come arrivarci dando assoluta precedenza alla sicurezza dei lavoratori rispetto alle necessità economiche, mentre dall’altra parte si sarebbe domandato di accelerare il più possibile, accettando una pur piccola quantità di rischio.

Del resto, su questo secondo tipo di domanda, la scienza avrebbe avuto gravi difficoltà a rispondere, perché si interessa non del quando, ma del come, e poi in quanto è sul primo quesito che può esprimersi eticamente, sia perché il primo scopo delle scienze che si occupano della salute delle persone è quello di salvare vite umane, sia in quanto è proprio la prima domanda quella condivisibile da tutti, se si pensa che la vita messa a repentaglio potrebbe essere la propria.

Infatti, molti scienziati si sentono su acuminate spine etiche e deontologiche quando si discute sulle sperimentazioni di un nuovo vaccino che deve nascere al più presto per salvare più vite possibili, ma che, se la fretta diventa eccessiva e cancella troppe procedute di sicurezza, rischia di compromettere la vita, o almeno la salute di pur volontarie cavie umane.

Al di là dei discorsi etici, dall’esperienza del periodo del coronavirus, resteranno comunque alcune certezze. Intanto è confermato che da parte della politica non c’è alcun senso di vergogna nel chiedere miracoli immediati a coloro ai quali fino al giorno prima sono stati lesinati, se non addirittura negati, i finanziamenti per l’istruzione e per la ricerca, costringendo molte idee a morire, o a emigrare, per mancati approfondimenti a tavolino e per mancate sperimentazioni in laboratorio.

Poi, non si era mai vista concretizzarsi fin da subito una fortissima collaborazione tra gli uomini di scienza di tutto il mondo instaurando, forse anche perché il pericolo questa volta è davvero comune, un fitto interscambio di informazioni e suggerimenti anche tra rappresentati di branche scientifiche diverse e che normalmente non dialogano tra loro.
Infine, viste le reazioni infastidite, che diventano più frequenti man mano ci si illude di essere vicini alla fine della pandemia, si vede confermata la certezza che i rapporti tra politica e scienza riprenderanno velocemente a deteriorarsi e che ancora non saranno ascoltati, se non con enormi difficoltà, i segnali d’allarme che le scienze fanno squillare, sia pure su aspetti assolutamente non secondari, ma, anzi, fondamentali per la sopravvivenza della specie.

I primi, i più importanti sono quello climatico e quello delle biodiversità, strettamente interconnessi, che, pur essendo determinanti per il futuro degli esseri umani, vengono messi troppo spesso in secondo piano, perché sono sempre fatte prevalere considerazioni di ordine economico e finanziario. Eppure l’acuirsi di queste crisi biologiche provoca disastri atmosferici e marini, ma anche estinzioni e migrazioni che, in una specie di effetto domino, modificano le relazioni tra gli esseri viventi e causano cambi di alimentazione e contatti biologici, prima inediti, che possono anche essere alla base delle pandemie.

Scienza e politica, insomma, non dovrebbero contrapporsi, bensì interagire secondo i loro campi di competenza. Ma la cosa appare sempre molto difficile, anche perché il mondo scientifico fa il possibile per espellere da sé i corpi estranei, o per incompetenza, o per interessi privati che prevalgono su quelli generali, mentre in politica nulla di tutto questo appare quasi mai.

Vien quasi da pensare che la scienza, ad avere troppi contatti con la politica, potrebbe rimetterci perché sarebbe apparentemente contaminata da un relativismo conoscitivo pericolosissimo soprattutto perché tenderebbe a minare la fiducia che i cittadini devono avere nell’obiettività della scienza.

Le altre parole: Abbraccio, Ambiente, Anonimo, Burocrazia, Confine, Democrazia, Denaro, Dignità, Dubbio, Empatia, Eroismo, Europeismo, Fede, Futuro, Infodemia, Lavoro, Libertà, Memoria, Natura, Paesaggio, Quarantena, Scelta, Sogno, Solidarietà, Tempo, Uguaglianza, Vulnerabilità.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento