mercoledì 30 dicembre 2009

I segnali e le speranze

Sta per cominciare il 2010 e, immancabilmente, si spera che il nuovo anno porti nuove cose, ovviamente migliori. Sono un inguaribile ottimista, ma francamente tutti i segnali della fine del 2009 remano in direzione opposta.
Cosa si può dire, infatti, mentre nell'Iran il governo dice tranquillamente che gli oppositori saranno giustiziati? O mentre il ministro Calderoli ribadisce che in Italia «si usa troppo poco bastone e troppa carota»? O mentre in Puglia i soliti giochetti di alchimie politiche interni alla sinistra pone serissime basi per distruggere politicamente due ottime e capaci persone come Nichi Vendola e Michele Emiliano e per lasciare la Regione in mano al centrodestra? O, ancora, ascoltando Berlusconi che, promettendo tutto quello che pensa che fgli altri desiderano sentirsi promettere, dice che in tre anni e mezzo cancellerà definitivamente la mafia? O continuando a veder realizzare sondaggi spacciati come dati scientifici, in cui, per esempio, si chiede a gente che probabilmente non è mai stata in montagna come ci si deve comportare in montagna?
Eppure l'ottimismo alla fine vince e continuo a sperare molto nel 2010 con un augurio, oltre a quello, scontato, di felicità: meno governabilità e più democrazia per tutti.

martedì 29 dicembre 2009

Sporcare se non si può ripulire

Piccolo riassunto dei fatti. Un sito internet Usa pubblica una foto in cui sembra di scorgere John Fitzgerald Kennedy disteso a prendere il sole su uno yacht mentre attorno a lui si muovono quattro ragazze nude; la didascalia parla di orge in mare. Poche ore dopo si appura che la fotografia è un falso; il sito internet ammette l’errore e si scusa per il mancato controllo. Negli Usa la cosa finisce qui, ma la notizia della foto scandalosa era già arrivata in tutto il mondo e in tutto il mondo poco dopo arriva anche la notizia della smentita.
Oggi in Italia tutti i giornali danno notizia dell’errore. Tutti meno uno, “il Giornale” della famiglia Berlusconi per il quale la notizia si conclude prima della smentita e che titola a mezza pagina in prima «Ecco Kennedy, mito della sinistra. Altro che l’harem di Silvio», riprendendo a tutta pagina, all’interno, con “L’harem in barca di Jfk, eroe della sinistra”. Nel catenaccio si adombra in breve l’ipotesi del falso, ma in grande la si smentisce immediatamente: «Nelle biografie si parla di quella vacanza: mentre lui se la spassava, la moglie abortiva». E questo per fermarsi ai titoli, perché nel testo firmato da Giuseppe De Bellis, la pornografia costruita sul falso è ancora più repellente.
Alcune considerazioni. Sembra davvero incredibile cosa il quotidiano diretto da Feltri possa fare pur di attaccare la sinistra, magari attraverso quelli che Feltri definisce «i suoi miti», e per difendere Silvio Berlusconi, mai cercando di ripulire lui – cosa evidentemente ritenuta impossibile – ma cercando di infangare gli altri; chiunque altro, anche se già morto da quasi mezzo secolo.
Abbastanza ridicolo appare l’idea che si possa fare campagna elettorale gettando fango su un uomo politico del passato che sicuramente ha avuto molte donne al di fuori del matrimonio, ma che altrettanto sicuramente – ed è una differenza non da poco – non ha mai nominato o fatto eleggere nessuna di queste donne a cariche politiche di responsabilità all’interno delle istituzioni dello Stato.
Fa riflettere invece, il supremo sprezzo della verità con cui questo quotidiano agisce, quasi fosse sicuro che i suoi lettori siano esclusivamente monolettori, capaci, cioè, di leggere soltanto “il Giornale”, o, al massimo, di ascoltare anche il Tg4. E, quindi, al riparo da qualsiasi trauma causato dal fatto di rendersi conto che il quotidiano preferito dal “Partito dell’amore” ammanisce in continuità bufale intrise di odio.
La trista e triste vicenda di Boffo, l’ex direttore de “L’avvenire”, è recente ed evidentemente non ha insegnato proprio nulla. L’infangamento su false basi è identico. Il vantaggio di questa volta è che a un morto non servirà neppure fare le inutili scuse fatte molto più tardi del dovuto al vivo.

domenica 27 dicembre 2009

Sorprese e conferme

Poche considerazioni in questa settimana che separa Natale dall’inizio dell’anno nuovo e che ci ha portato alcune conferme e alcune sorprese.
Non mi sorprende, per esempio, che Berlusconi scriva al Papa autonominandosi difensore di tutti i valori della cristianità. Mi sorprende, invece, che Benedetto XVI accolga la missiva in silenzio e, considerando la vita pubblica e privata del presidente del consiglio, non gli risponda con l’equivalente di una pernacchia nel galateo pontificio.
Non mi meraviglia che Berlusconi, nel suo delirio di buonismo di facciata che predica contemporaneamente il perdono e il massimo della pena per la stessa persona, dica che il suo è il partito dell'amore. Non so, però, se è conscio che il Partito dell'amore è già sceso in campo con Cicciolina e Moana nel 1992. Dimenticanza o emulazione?
Non mi meraviglia neppure che Galan dopo aver giurato e spergiurato che mai accetterà di fare il ministro per rinunciare al ruolo di governatore del Veneto, sia sul punto di accettare di fare il ministro per rinunciare al ruolo di governatore del Veneto.
Mi stupisce molto, invece, che il Pd eviti di commentare pubblicamente - e di stigmatizzarlo con forza - il comportamento dei suoi consiglieri regionali che hanno votato con Pdl e Lega sulla proposta dei primi di aumentare le indennità di diaria dei consiglieri stessi, mentre nel resto della legge finanziaria si taglia da tutte le parti mettendo a rischio interi settori della produzione, della solidarietà, della cultura.
Non mi sorprende assolutamente che tra tutto lo spam pornografico che tenta di entrare nei nostri blog e che mi costringe a un lavoro di filtro manuale che talvolta ritarda l'apparizione dei vostri commenti, ce ne sia qualcuno in cui la pornografia è mentale e non sessuale. Ma ho sempre detto che non intendo praticare censure, se non per motivi di leggi sulla stampa, e intendo mantenere la parola. Devo però confessarvi che lascio passare con vero ribrezzo - e soltanto perché questo conferma il pericolo che stiamo correndo - alcuni commenti di appoggio all’antisemitismo. E con enorme amarezza lascio passare anche quello che giustifica il razzismo confondendo ancora una volta il diritto a una vita piena e normale delle persone che praticano la religione ebraica, con le malefatte del governo israeliano. Sarebbe come se tutti gli italiani dovessero essere giudicati in base alle azioni di Berlusconi, dei suoi accoliti e dei leghisti.

domenica 20 dicembre 2009

Ritorna l’antisemitismo

O è sfuggito a tutti, o c’è veramente da preoccuparsi molto per il grado di assuefazione raggiunto da tutti.
In un servizio televisivo realizzato in un locale pubblico dove moltissimi giovani della Lega festeggiavano qualcosa, tra le tante schifezze ormai “normali”, se ne è sentita una, antica che mi ha fatto accapponare la pelle: «È ora che se ne tornino a casa questi negri, questi extracomunitari, questi ebrei».
Avete letto bene: “ebrei”. E adesso mi piacerebbe sentire le parole di coloro che per anni hanno detto che quello di buona parte dei sostenitori della Lega non è razzismo, ma soltanto insofferenza nei confronti di chi minaccia di portarci via il lavoro.
Non è che il razzismo nei confronti degli ebrei sia più grave di quello contro chi ha la pelle diversa, o pratica un’altra religione, o parla un’altra lingua, ma è innegabile che riportare alla ribalta l’antisemitismo significa entrare nel razzismo più puro, quello per il quale non ci sono nemmeno scuse pseudoutilitaristiche o pseudogeografiche.
La legge Mancino del ’93 dice che va punito «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Non mi risulta sia stata mai abrogata.

giovedì 17 dicembre 2009

La pena e l’indignazione

Berlusconi è tornato a casa. E adesso qualche ragionamento lo si può fare con più calma partendo dal fatto che il povero presidente del Consiglio fa doppiamente pena perché di lui, in realtà, non interessa proprio nulla a nessuno. Passi per l’opposizione che sicuramente non può amare chi da una quindicina di anni sta rovinando l’Italia: un attentato per quanto folle, non può cambiare un giudizio basato su fatti che con l’episodio di piazza Duomo non centrano per nulla.
Quello che mi colpisce di più è che sono proprio i suoi a dimostrare, al di là di lacrime ben studiate e di urla molto più sincere, che per loro Berlusconi è in realtà soltanto un mezzo per arrivare dove meglio loro conviene. Lasciamo pur stare i razzisti della Lega che con i loro voti ricattano e ottengono quello che vogliono da molti anni, ma gli altri sono ancora più eloquenti.
Mi fermo soltanto a don Verzé che ha affermato in maniera struggente: «Ho detto al premier che quanto è avvenuto in piazza del Duomo è un monito a lui e al Paese. Monito che poi ho ripetuto al presidente Fini e all’onorevole Bersani. Occorre modificare la Costituzione italiana».
Ma cosa c’entra la Costituzione? Forse che con una Carta diversa il signor Tartaglia non sarebbe riuscito a bucare un servizio di sorveglianza enorme, ma risibile? La risposta è ovviamente no e, quindi, non si può che pensare che anche don Verzé ritenga utile l’attentato per cambiare cose che da destra vogliono stravolgere da sempre. Però, attenzione, il fatto che don Verzè sia stato sentito attribuire a Berlusconi le parole di Cristo - «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno» - dovrebbe far capire che il sacerdote non ha un senso del ridicolo particolarmente sviluppato. E la prova la si ha quando dice anche che «non si rendono conto che Berlusconi ama l’Italia, ed è per questo, non per i suoi interessi, che è sceso in campo, mettendo in gioco tutto se stesso, anima e corpo, anche a rischio della propria salute e della propria vita».
Ripeto: la pena per l’uomo ferito fisicamente non può cancellare la totale opposizione all’uomo che ha usato palazzo Chigi come strumento per curare i suoi interessi (guardate i bilanci Mediaset prima e dopo la “discesa in campo”). Bene ha detto in questo senso Sabina Guzzanti che manda gli auguri di pronta guarigione, ma anche di altrettanto pronta uscita dal governo del Paese.
E questa è soltanto indefettibile opposizione e non odio nei confronti di un signore che invece proprio sull’odio ha costruito il suo consenso. Vi ricordate – tanto per fare un solo esempio tra i tantissimi - quando ha detto che i giudici sono «una specie antropologicamente diversa»? E, per venire ai suoi sodali, cosa pensate di Brunetta che dice che «la sinistra deve andare a morire ammazzata», o a Larussa che sostiene che i giudici «devono morire»? E di Cicchitto, piduista mai pentito, che ha accusato mezza opposizione di essere «mandante morale» del gesto isolato di una persona instabile? O di Bonaiuti che, dietro il suo sorriso bloccato tenta di negare all'opposizione e ai cittadini qualsiasi possibilità di dissenso a parole?
Ripeto: la pena per una persona ferita a tradimento è forte, ma non fa calare neppure di un milligrammo il peso dell’indignazione per quello che ha fatto in questi anni e non fa illanguidire nemmeno vagamente la speranza che se ne vada a casa al più presto. Per intanto, durante la convalescenza, stia stranquillo: noi non sentiremo la sua mancanza. Ma nemmeno i cosiddetti suoi.

martedì 8 dicembre 2009

Il falso mito della governabilità

Dieci minuti, seicento secondi, sono bastati per bocciare 150 emendamenti dell’opposizione durante l’esame della Finanziaria in commissione alla Camera: una media di 4 secondi a emendamento per respingere qualsiasi proposta di modifica evidentemente senza avere avuto neppure il tempo di leggerla. E adesso la storia si ripeterà in aula quando – hanno già annunciato – la maggioranza chiederà l’ennesima fiducia al Parlamento.
Davanti a un simile spettacolo non dobbiamo soltanto guardare inorriditi per quello che stanno facendo la maggioranza berlusconiana, ma anche recitare un profondo “mea culpa” per la miopia con la quale non ci siamo opposti alle leggi elettorali che sono passate nel nome della governabilità e che ci hanno portato al punto in cui siamo adesso.
Perché è proprio il mito della cosiddetta “governabilità” uno dei veleni più potenti ed efficaci nei confronti delle democrazie non particolarmente robuste, o che stanno attraversando un momento di spossatezza. Quello della governabilità può anche essere scelto come parametro fondamentale di progresso, ma si deve essere ben consci che, facendo così, si decide di mettere in un cassetto il concetto di democrazia, perché è evidente che il massimo di governabilità è costituito da una forte dittatura monocratica.
La forza dirompente e l’essenza della democrazia è costituita, invece, dalla sua perfettibilità. Se non si basa più su questo lento e discontinuo incedere comune verso il meglio, cessa di essere democrazia. E cessa di esserlo anche se non si rende conto di essere un mezzo e non un fine, se perde la coscienza del fatto che maggioranza non significa verità.
Ormai il danno è fatto e – anche per l’interesse interno di tutti i partiti – sarà molto difficile tornare indietro, ma questa esperienza deve servire a tutti a trovare la forza di opporsi e di resistere se e quando Berlusconi vorrà tentar di inserire la sua governabilità nella Costituzione. Perché non è questione di Berlusconi che, comunque, prima o dopo non ci sarà più, ma di Costituzione che dovrà servire a noi e ai nostri eredi per tantissimo altro tempo.

lunedì 7 dicembre 2009

I testimoni intolleranti

L'offensiva degli integralisti cattolici continua. Questa volta a entrare nel mirino di coloro che si sentono depositari della parola di Dio è il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, che viene accusato dalla "Padania" di essere un imam più che un vescovo. Si obbietterà che la Padania non è un organo di stampa del cattolicesimo ed è sicuramente vero, ma è anche vero che quando quello stesso giornale ha proposto di mettere la croce al centro del tricolore, nessun integralista cattolico ha alzato la voce per dire che usare la croce con questo spirito è null'altro che un sacrilegio.
Per il resto, ritengo molto difficile dialogare con qualcuno che, sputando a getto continuo giudizi e sentenze, continua a rimanere rigorosamente anonimo e che ritiene evidentemente di essere più nel giusto di prelati di quella Chiesa la cui da lui supposta dottrina (che evidentemente non è quella dei suddetti prelati) brandisce per colpire chi non crede a quello in cui  crede lui.
Il problema dell'anonimo "socosastaipensando" - che si tratti di un profeta? - è quello che probabilmente non ha letto davvero nulla, tranne gli scritti che circolano nel suo entourage e che si arroga il diritto di dire che quello che non ha letto è sicuramente sbagliato.
Curioso, poi, che questo coraggiosissimo anonimo sostenga di essere "semplicemente un testimone della propria fede". Che io sappia i "testimoni" non hanno come attività preferita quella di disprezzare chi non la pensa come loro.
Un merito, comunque, "socosastaipensando" ce l'ha: ci ha fatto vedere ancora una volta con molta chiarezza com'è fatto chi pretende di avere in pugno la verità assoluta. E, se lo avessimo dimenticato, ci ha ricordato come con persone siffatte sia del tutto inutile dialogare.
Parlando di persone più serie, invece, un mio pensiero di rispetto va doverosamente a monsignor Pietro Brollo. Nelle nostre chiacchierate è stato sempre chiaro che uno come me, che non è un non credente, ma che vive nel dubbio, non poteva essere in perfetta sintonia con le idee della Chiesa da lui espresse con forza e rigore. Ma il rispetto per la persona è stato sempre molto forte sia perché le sue idee non tentavano mai di prevaricare quelle degli altri, sia perché da tutti i suoi discorsi trapelava sempre su tutto l'amore per il prossimo che non vedo proprio - per quanto mi sforzi - in coloro che non sopportano i diversi, siano tali per pelle, lingua, religione, gusti sessuali. E che vogliono discriminarli.

venerdì 4 dicembre 2009

Più integralisti che cattolici

A leggere la notizia che i cattolici integralisti attaccano l’arcivescovo emerito di Udine, monsignor Pietro Brollo, perché in un’intervista ha dichiarato che «i diritti vanno riconosciuti a tutte le minoranze, gay compresi», si capisce subito che chiamarli “cattolici integralisti” è assolutamente sbagliato.
Bisognerebbe chiamarli, invece, “integralisti cattolici”, perché il loro connotato principale non è il cattolicesimo, bensì l’integralismo. Sono, insomma, eticamente molto più vicini a Osama Bin Laden che a Benedetto XVI. Sono molto più decisi a imporre con la forza l’obbedienza a parole di intolleranza scritte da uomini che dicono di parlare a nome di Dio (o addirittura alla loro interpretazione), piuttosto che a quelle di amore che sul Vangelo - per chi ci crede o dice di crederci - sono state scritte da persone ispirate in prima persona da Dio; anzi, che l’hanno proprio conosciuto direttamente in una delle sue tre persone.
Sono schiavi di quella “tentazione del bene” - magistralmente intuita e illustrata da Tzvetan Todorov - che nella storia dell’uomo ha fatto molto più danni di qualsiasi “tentazione del male”. Ma probabilmente di Todorov non hanno mai letto nulla, come sicuramente non hanno mai letto neppure qualcosa di Jean-Jacques Rousseau che ha scritto che «di tutti gli attributi di una divinità onnipotente, la bontà è quello senza il quale non la si potrebbe neppure concepire».
Il vero problema, se ci si ostina a prenderli in considerazione, è che viene il dubbio che non abbiano letto con molta attenzione neppure il Vangelo.

mercoledì 2 dicembre 2009

Un bisbiglio non può far dimenticare

Oggi sono tutti ad ascoltare le parole bisbigliate da Fini durante un convegno a Pescara per dire a un magistrato cosa esattamente pensa di Berlusconi. E il presidente del Consiglio, ovviamente, si arrabbia, sia perché ritiene impossibile che qualcuno possa impunemente criticarlo, sia - e forse soprattutto - in quanto, a proposito di impunità, comincia a percepire che, se cade il governo, lui rischia davvero grosso perché scompare la possibilità di sottrarsi a quel giudizio che invece tocca a tutti gli altri italiani accusati di avere commesso qualche reato.
Ma da tutto questo, in attesa di vedere cosa succederà nella «coesa» casa del Pdl, mi sembra importante ricordare alcune cose.
La prima: è vero che in casa del presidente del Consiglio non tutti la pensano come lui e che non tutti lo rispettano, ma è altrettanto vero che queste cose nessuno di loro ha il coraggio di dirle ad alta voce e, anzi, fa l’offeso quando chi sta dall’altra parte si permette di criticare il capo. Se avessero davvero detto quello che pensano, probabilmente l’Italia non sarebbe in quella disastrata situazione in cui è. E non si tratta di destra o sinistra, ma di politica o interessi.
La seconda: Fini sta facendo non soltanto la figura dell’eroe della resistenza al "monarca", ma addirittura si erge come paladino della dignità, della libertà, delle istituzioni e della democrazia. Ebbene, a parte il fatto che avrei preferito sentirgli dire ad alta voce ciò che ha invece bisbigliato, non riesco a togliermi dalla testa che è stato lui a proporre sia la legge Bossi-Fini che permette di essere aguzzini contro gli immigrati, sia la legge Fini-Giovanardi che parifica le droghe leggere a quelle pesanti e che considera il rapporto Stato-cittadino unicamente in senso punitivo.
La terza: ho il terrore che la sinistra si consideri soddisfatta della frana che sembra finalmente travolgere Berlusconi e non pensi che proprio per questo deve accelerare sulla strada di una strategia che parla di programmi e di alleanze, cose molto più importanti degli equilibri interni che, almeno per un po’, potrebbero davvero essere messi da parte.