O è sfuggito a tutti, o c’è veramente da preoccuparsi molto per il grado di assuefazione raggiunto da tutti.
In un servizio televisivo realizzato in un locale pubblico dove moltissimi giovani della Lega festeggiavano qualcosa, tra le tante schifezze ormai “normali”, se ne è sentita una, antica che mi ha fatto accapponare la pelle: «È ora che se ne tornino a casa questi negri, questi extracomunitari, questi ebrei».
Avete letto bene: “ebrei”. E adesso mi piacerebbe sentire le parole di coloro che per anni hanno detto che quello di buona parte dei sostenitori della Lega non è razzismo, ma soltanto insofferenza nei confronti di chi minaccia di portarci via il lavoro.
Non è che il razzismo nei confronti degli ebrei sia più grave di quello contro chi ha la pelle diversa, o pratica un’altra religione, o parla un’altra lingua, ma è innegabile che riportare alla ribalta l’antisemitismo significa entrare nel razzismo più puro, quello per il quale non ci sono nemmeno scuse pseudoutilitaristiche o pseudogeografiche.
La legge Mancino del ’93 dice che va punito «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Non mi risulta sia stata mai abrogata.
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