In questo
terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui
abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso
fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non
dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
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È
una realtà che riempie costantemente le nostre giornate anche se
tendenzialmente pronunciamo la parola “dubbio” soltanto in poche
circostanze. Ma anche l’insicurezza, sotto la pressione psicologica
impostaci dal Covid-19, ha finito per cambiare il suo tasso di presenza e
di esplicita importanza nello scorrere delle nostre giornate.
Le domande che ci facciamo, e alle
quali non sappiamo dare risposte assolutamente univoche, sono
tantissime. Sarà efficace questa mascherina? Nell’attesa in fila, siamo
abbastanza lontani l’uno dall’altro? Quello che ha appena starnutito ha
un semplice inizio di raffreddore, o si tratta di un sintomo del
coronavirus? Cosa posso fare se mi si rompe questo, o resto senza
quest’altro e la mia esigenza non rientra tra quelle considerate
primarie per decreto? Quando finirà l’emergenza riusciremo a tornare
alla vita normale, o i danni causati da questa pandemia, al di là della
strage di vite umane, saranno talmente profondi da portare a una crisi
che durerà molto più a lungo dell’emergenza stessa?
I
dubbi, a dire il vero, ci
accompagnano in ogni giornata della nostra vita, perché, come Dante
scrive nell’VIII Canto dell’Inferno, «E io rimango in forse / ché no e
sì nel capo mi tenciona», ma adesso i dubbi non soltanto mettono in
discussione aspetti di importanza primaria, ma, essendo comuni a tutti,
acquistano una forza tale da poter diventare non soltanto abitudini, ma,
in alcuni casi, addirittura ossessioni.
Anche per questo più d’uno considera
il dubbio come una debolezza, ma, in realtà, è vero il contrario.
Depurato dall’ansia e dagli errori di valutazione che l’ansia porta con
sé, l’esitazione razionale quando la strada della scelta presenta due o
più opzioni, è, infatti, l’unico modo serio per affrontare questioni
morali e materiali, sociali e politiche, culturali ed etiche, religiose e
filosofiche.
Ovviamente non si parla del dubbio
ottenebrante che rende incapaci di scegliere, quasi storditi dalla
quantità di opzioni che ci si presenta davanti, ma di un dubbio virtuoso
in grado di far prendere decisioni tenendo ben presenti le proprie
conoscenze e i propri principi etici, senza mai cadere, però, in una
specie di fondamentalismo preconcetto. Questo periodo, insomma, accanto a
una lunga serie di avvenimenti orrendi, offre qualche opportunità
sicuramente minore, ma capace di farci progredire su alcune delle tante
strade che ci si aprono davanti.
Il dubbio, poi, è connaturato a una
specie di relativismo che spesso è guardato con disapprovazione, ma che è
sicuramente il contrario del fondamentalismo. Ed è immediatamente
conseguente il fatto che, se a livello individuale il relativismo è
riprovevole perché si basa su steccati etici vaganti più che vaghi, è
invece preziosissimo a livello sociale; anzi, è addirittura necessario,
perché se lo si annichilisse lasciando il posto esclusivamente a verità
assolute, ne deriverebbero danni terribili: il dogma farebbe sparire la
cultura perché il dogma per sua natura è immobile mentre la cultura deve
essere sempre in divenire. E anche la democrazia perderebbe la sua
ragione d’essere in quanto davanti a verità assolute le scelte personali
non sarebbero giustificate.
Sulla gestione del dubbio, del
resto, le vicende di questi giorni ci danno abbondante materiale su cui
ragionare.
La scienza, che è quella che ha in mano la maggior parte di
dati certi e incontrovertibili continua a specificare in ogni
dichiarazione che questo virus è apparso nel nostro mondo da troppo poco
per poterlo conoscere e che, quindi, certe risposte non possono
dipendere da certezze assolute, ma da maggiori o minori probabilità.
Chi ha la responsabilità di decidere
lo fa, ma parlando sempre di scelte sofferte, prese su indicazioni di
un comitato scientifico e con l’impegno di una costante attenzione a
cambiare, se nel frattempo vengono alla luce certezze nuove e diverse.
Chi protesta, invece, afferma sempre
di possedere certezze; ufficialmente non ha dubbi di sorta, anche se di
quello di cui parla ha pochissime idee e se spesso le ultime
dichiarazioni sono diametralmente opposte ad alcune precedenti. Questo
atteggiamento, però, non deriva dal fatto di essere all’opposizione, ma
proprio da un certo modo di intendere politica e democrazia: infatti è
lo stesso che si riscontra nelle maggioranze di altri Paesi: pensate al
Regno Unito e agli Stati Uniti, ai comportamenti iniziali e successivi
di Johnson e di Trump e alla drammatica situazione dell’epidemia in quei
due Paesi.
Personalmente ritengo già queste
constatazioni una base fondamentale per esprimere un giudizio di merito
su una persona che pretende di insegnare a un Papa cos’è il
Cristianesimo e a virologi ed epidemiologi come si comporta il Covid-19.
E, sondaggi alla mano, sembra che fortunatamente siano sempre di più
gli italiani nell’emergenza stanno più attenti che nei periodi normali e
che se ne sono accorti.
Buona Pasqua a tutti.
Le altre parole: Abbraccio, Ambiente, Anonimo, Burocrazia, Confine, Democrazia, Denaro, Dignità, Empatia, Europeismo, Fede, Futuro, Infodemia, Libertà, Natura, Quarantena, Scelta, Sogno, Solidarietà, Tempo, Vulnerabilità.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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