domenica 17 maggio 2020

Sfigocrazia

Poco da fare. Chi per un istante si era illuso che i drammi portati in superficie dal Covid-19 avessero cambiato in meglio il modo di mettere insieme delle concatenazioni illogiche che alcuni si ostinano a chiamare “ragionamento” deve rinfoderare velocemente le speranze. Mi riferisco soprattutto al fatto che il coronavirus ha dimostrato platealmente che non si può programmare – altro verbo attualmente del tutto inadatto – pensando soltanto alle proprie necessità di domani, della prossima settimana, o, se va bene, fino al prossimo appuntamento elettorale, per coloro che vogliono vivere nella politica e quindi cercano il consenso degli elettori, e al conseguente spoil system, per coloro che operano nella pubblica amministrazione e, quindi ambiscono al consenso dei futuri eletti.

Un esempio piccolo, ma clamoroso, arriva da Udine; anzi, per essere precisi da due scuole elementari della parte meridionale della città: la scuola Pellico di via San Pietro e la Garzoni, a indirizzo Montessori, di via Dante.

Dopo aver preteso entro fine gennaio le iscrizioni dei bambini alle scuole preferite, fornendo indicazioni precise su metodi, orari, collocazioni, a un certo punto l’Ufficio scolastico regionale ha deciso di cambiare le carte in tavola: riduzione a una sola classe nella Pellico e passaggio da due classi a tempo pieno a una a tempo pieno e una a tempo parziale nelle prime e nelle seconde della Garzoni-Montessori.

Alla prima della Pellico sono iscritti 29 bambini e la prima ipotesi di vedere una classe affollatissima, pur in presenza del maledetto virus, è stata smentita dalla direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame: «Non ci sarà una classe da 29 bambini: abbiamo consigliato alla dirigente la ridistribuzione con quattro famiglie alla Garzoni e altre quattro alla Zorutti. Sdoppiare le classi non è giusto a Udine dove ci sono tanti plessi». Secondo l’ineffabile Beltrame è giusto, invece, che le scelte delle famiglie e i calcoli che le hanno prodotte vengano gettate nelle discariche, anche se dipendevano da vicinanze, o da scelte legate all’insegnante.

Più complessa, la situazione alla Garzoni-Montessori: in questo caso c’entrano anche metodi e orari, visto che si parla di ridurre a tempo normale due classi a tempo pieno. Dal punto di vista educativo fa accapponare la pelle la dichiarazione di Paola Floreancig dell’Ufficio scolastico provinciale: «Garantiremo la stessa organizzazione didattica portata avanti per le attuali classi prime». Come se un metodo come quello Montessori potesse essere reso indipendente dalla quantità di spazio e di tempo a disposizione.

Ma anche dal punto di vista orario ci sono pesanti conseguenze. Quante famiglie, per esempio, hanno scelto il tempo pieno per problemi lavorativi dei genitori? E quante ora, in caso di tempo normale, sarebbero in grosse difficoltà nel riorganizzare la vita propria e dei propri figli?

Addirittura incredibile è l’idea di trasformare anche una delle attuali prime e prossime seconde a tempo pieno in tempo parziale. Ai bambini sarebbe imposto un cambio di ritmo e di insegnamento che sicuramente non è pensato per il loro bene, ma soltanto per qualche comodità o qualche risparmio del Moloch scolastico. Senza contare, anche in questo caso, i cambiamenti di vita imposti a diciotto famiglie che già si erano modellate sulle esigenze scolastiche dei figli.

Ma non basta ancora perché, nel caso tutto questo dovesse avvenire la scelta su quali alunni sarebbero da destinare al tempo pieno e quali al tempo normale sarebbe effettuata – così annuncia, o meglio minaccia, una missiva arrivata alle famiglie – tramite sorteggio, con tanto di rimescolamento delle due future seconde e conseguente perdita di compagni con i quali si era già creato un qualche affiatamento. Insomma, la democrazia che cerca il bene del popolo basandosi sulle scelte del popolo, si sta tramutando in qualcosa che non dipende più dal popolo, né punta al bene del popolo, ma soltanto delle organizzazioni che al bene generale dovrebbero provvedere. Una democrazia, in definitiva, che, visto che il sorteggio non indicherà dei premiati, ma soltanto dei puniti, si trasforma - scusate il termine - in una specie di “sfigocrazia”.

Anche da punto di vista sociale questa vicenda conferma che nulla è stato ancora imparato. Infatti, gli unici che potranno sottrarsi a questo sorteggio negativo, o comunque a scelte punitive fatte da dirigenti scolastici che dovrebbero pensare al modo migliore per educare, ancor prima che istruire, i giovani, saranno ancora una volta quelli che economicamente saranno in grado di rivolgersi a una scuola privata, mandando a farsi benedire parecchi diritti e concetti costituzionali, oltre che a decenni di sacrosante lotte fatte per mantenere a livelli di eccellenza la scuola pubblica che non ha compiti meno importanti della sanità pubblica.

Gli altri, quelli più indietro nelle possibilità economiche, si sentiranno ancora più penalizzati, ancora più ultimi. E in un campo, quello scolastico, il cui primo compito sarebbe proprio quello di appianare le diseguaglianze sociali.

È una vicenda che lascia tante delusioni, molto amaro in bocca e almeno una domanda: i dirigenti che vogliono adottare questo modo di “comportamento” si vergognano almeno un pochino?

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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