martedì 12 maggio 2020

Le parole del virus: Politica

In questo terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
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Con l’uscita di oggi, la cinquantaduesima, si interrompe, almeno quanto a quotidianità, la serie de “Le parole del virus” e l’ultima puntata è dedicata a un vocabolo che, pur non avendo ancora mai avuto la ribalta del titolo, è stato protagonista in ognuno dei ragionamenti che ho tentato di sviluppare: la “politica”.

Ebbene se, visto che permea tutto, mi viene naturale parlarne in riferimento ad altri argomenti, sono sempre un po’ sulle spine nell’affrontarla direttamente in quanto è sempre difficile far convivere un giudizio disperatamente negativo su buona parte dei componenti il sistema politico attuale – e non solo quello italiano – con la convinta raccomandazione di fare in modo che la politica torni a essere la parte determinante della nostra società.

Senza politica, infatti, non può esistere la democrazia con tutte le sue discussioni, le fatiche, la continua ricerca di accordi e miglioramenti che facciano il bene di più persone possibili. Una democrazia del tutto inutile, anzi non tollerata, nei regimi dittatoriali e dispotici che talora tentano di conservarne il simulacro tenendo in vita il rito del voto, ma cancellando tutto il resto: perché è sempre uno che decide, mentre gli altri devono annuire e osannare.

Quando la democrazia si fa viva soltanto a intervalli pluriennali per aprire i seggi e far scegliere, mentre tra un appuntamento e l’altro latita, oppure è rinchiusa in poche stanze, vuol dire che è già stata infettata da una specie di Covid-19 della politica, altrettanto mortifero, e che la guarigione, quando arriverà, sarà costata sacrifici, dolori e delusioni.

Una volta, tra l’altro, si votava per il partito dal quale ci si sentiva idealmente rappresentati. Poi, con l’assurda denigrazione delle ideologie – ovviamente soltanto di quelle scomode – si è cominciato a indicare sulla scheda soprattutto il simbolo che riporta a un teorico leader più che a un'idea. E si esprime un voto che non corrisponde mai perfettamente ai nostri pensieri, ma è sempre quello che ci appare meno lontano, al termine di campagne di propaganda studiate non per promettere quello che servirà alla comunità dei cittadini, ma per modellarsi su quello che i cittadini desidererebbero sentirsi dire.

Insomma, un po’ per pigrizia della gente, un po’ per disincentivazione da parte di chi il potere già lo detiene, è sempre più scomparsa la partecipazione e non è certamente la via informatica quella che aiuterà a ridare vita alla nostra democrazia che è inevitabilmente e giustamente rappresentativa. Tenete presente che la democrazia partecipativa – o pomposamente e assurdamente chiamata "diretta" – è tornata alla ribalta verso la fine degli Anni Sessanta, quando le frequentatissime assemblee permettevano ampi dibattiti in cui alcuni diventavano il traino di altri maggiormente disposti al silenzio. Ma in quelle assemblee si parlava, si dibatteva, si confrontavano idee in maniera anche troppo aspra. Nel votare dal proprio computer come vuole la Casaleggio Associati, che ne gestisce la piattaforma, la partecipazione non c’entra proprio più perché cancellando la discussione faccia a faccia rimane soltanto la preferenza, magari anche non razionalmente motivata.

Non si può dimenticare, insomma, che la politica è fatta di valori o principi, cultura, studio, passione, solidarietà e capacità di farsi capire. Se anche una sola di queste qualità manca, è tutto il castello a crollare e i risultati oggi si vedono con chiarezza. Lasciamo pur perdere coloro che fanno politica esclusivamente per loro interessi personali, ed escludiamo in partenza anche quelli che inseguono obbiettivi che non sono compatibili con i nostri principi etici, ma appare incontrovertibile tra tutti gli altri che è inutile avere passione, se poi l’ignoranza e l’impreparazione sono tali da rendere addirittura pericoloso assumere determinati compiti di responsabilità; che è difficile indirizzare utilmente grandi conoscenze specifiche se non esistono i presupposti ideali e sociali che sono la bussola che indica la direzione da prendere; che è pericolosissimo che una qualsiasi attività sia indirizzata soltanto alla ricerca del bene di un gruppo, comunque ristretto, a detrimento degli altri; che è del tutto inutile, per una necessaria continuità d’azione, fare bene tutto quel che si deve fare e poi essere incapaci di narrare, con le giuste argomentazioni, quello che si è fatto; oppure – ancor peggio – ritenere inutile far prendere parte anche agli altri delle motivazioni e delle conclusioni del proprio agire.

Apparentemente la profonda crisi, sanitaria, economica, sociale, indotta dal coronavirus avrebbe potuto aiutare a recuperare un po’ di senso comune nell’agire politico, ma l’illusione è durata pochissimo: poi è subito ricominciata la caccia al voto prossimo venturo. Eppure ci sarebbe stato uno spazio immenso da dedicare ad analisi logiche dei rimpianti per il passato e delle speranze per il futuro.

Ma se in questo il virus non è servito, invece è stato utilissimo per sottolineare ancora una volta le principali urgenze e le necessarie correzioni di rotta che possono essere riassunte in alcuni punti fondamentali. La struttura del mondo del lavoro deve ritrovare quell’importanza che le è attribuita dall’articolo 1 della nostra Costituzione, con rapporti equilibrati, stabili e non ricattatori tra imprenditori e lavoratori, con contratti e compensi che non siano le prese in giro del "Jobs Act" confermatosi vergognosamente ingiusto anche a chi una volta lo difendeva. Non è più possibile accettare quei tagli miliardari che hanno ridotto la sanità allo stremo causando un numero imprecisato di morti che in parte sarebbero stati salvati se personale e dotazioni non fossero stati massacrati da finanziarie vergognosamente miopi, e che sarebbero stati molte di più senza il sacrificio di tutti coloro che nella sanità hanno operato con enorme abnegazione. Lo stesso discorso dei tagli vale per la scuola, l’università e la ricerca perché uno Stato che rinuncia a migliorare i propri cittadini distrugge se stesso.

In quest’ottica diventa sempre più imprescindibile operare seriamente e implacabilmente contro un’evasione fiscale che è materialmente complice della strage acuitasi proprio per mancanza di mezzi perché toglie allo Stato 120 miliardi di euro l’anno che permetterebbero di fare tante cose, tra cui anche ridurre un po’ le tasse a chi già le paga. Lo Stato non può affidarsi completamente al mercato senza alcun tipo di controllo: altrimenti ci si ritroverà nuovamente in situazioni in cui nessuno produrrà più cose indispensabili come mascherine, guanti, reagenti, disinfettanti solo perché i guadagni sarebbero troppo bassi. È importante non dimenticare la cura dell’ambiente che forse non è del tutto estraneo alla nascita e alla diffusione della pandemia. Ma soprattutto, se si vogliono scongiurare rischi di pericolosi sommovimenti sociali, è necessario rispettare i diritti e la dignità di tutti e, così facendo, appianare le diseguaglianze che sono aumentate a dismisura; anche nei mesi dominati dal coronavirus.

Tutto questo costa? Sicuramente sì. Ma soprattutto si tratta di accettare qualche sacrificio adesso per grandi benefici in un futuro che magari interesseranno più i nostri figli e nipoti di noi. Come sempre, in democrazia, si tratta di scegliere. E trovo difficile pensare a obbiettivi più importanti di questi.

Un ringraziamento a tutti coloro che mi hanno seguito e sostenuto in questo percorso.

Le altre parole: Abbraccio, Ambiente, Anonimo, Ansia, Anziano, Burocrazia, Competenza, Confine, Coraggio, Cultura, Democrazia, Denaro, Dignità, Diritti, Dubbio, Economia, Empatia, Eroismo, Europeismo, Fede, Futuro, Guerra, Indignarsi, Infodemia, Lavoro, Lettura, Libertà, Linguaggio, Memoria, Natura, Opinione, Paesaggio, Paura, Pubblico, Quarantena, Regole, Resistenza, Responsabilità, Rispetto, Scelta, Scienza, Scuola, Sogno, Solidarietà, Solitudine, Sport, Tempo, Uguaglianza, Verità, Vulnerabilità, Zelo.


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