In questo terribile periodo dominato dal
coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto,
il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una
specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore
sarà passato.
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La
tempesta scatenata dal Covid-19 potrebbe permettere di fare un po’ di
ordine anhe in un mondo che apparentemente sembrerebbe lontano mille
miglia dai tanti problemi creati dalla più terribile pandemia
scatenatasi al mondo dalla Spagnola in poi. Sto riferendomi allo sport e
al fatto che se qualche alieno cercasse di capire quante discipline
agonistiche o amatoriali esistono nella nostra società leggendo soltanto
i giornali nell’epoca del coronavirus, potrebbe benissimo pensare che
sulla Terra si pratica soltanto il calcio.
È al gioco del pallone, infatti che si dedicano praticamente tutti i
titoli delle notizie di questi mesi. Anzi, a essere più precisi, si
parla quasi esclusivamente di serie A e, in parte, di serie B. Dalla
serie C in giù non si sa praticamente nulla: tutti pensano che i
campionati interrotti a febbraio siano dati per conclusi, ma questa
ipotesi non è mai stata confermata, né tantomeno ufficializzata. Anzi,
per la C si stanno ancora ipotizzando i play off.
Tutto il resto è praticamente scomparso: pallavolo, pallacanestro,
rugby, atletica leggera, nuoto, per non parlare poi dei cosiddetti sport
minori che sono stati citati soltanto di sfuggita soltanto per dire che
dovranno attendere un anno in più prima di tornare a essere visibili
nelle Olimpiadi di Tokyo, le prime che si disputeranno in un anno non
bisestile. Soltanto il ciclismo e l’automobilismo continuano ad avere
qualche titolo qua e là; a non è certamente un caso se stiamo parlando
di due discipline che, con il calcio, muovono più denaro e i cui
campioni sono i più pagati.
È proprio tenendo conto di questa realtà che, pur senza rispolverare
le antiquate categorie dei “professionisti” e dei “dilettanti”,
bisognerebbe distinguere tra sport e spettacolo, o, almeno, visto che a
certi livelli, le due cose coesistono, indicare quali sono gli ambiti in
cui a essere più importante, per la quantità di denaro che muove, è lo
spettacolo. Ed è soltanto per questo – il denaro, non lo spettacolo –
che ci si sta dando tanto da fare, che si accetta, mantenendo il
pubblico bel lontano, o magari soltanto davanti alla televisione, di
trattare gli atleti come antichi gladiatori, tanto ben pagati da dover
rischiare, come loro, anche la vita.
Se, infatti, il “distanziamento sociale” è tanto importante da far
sanzionare coloro che si avvicinano tra loro a meno di un metro, come
mai è possibile che tornino a essere lecite discipline agonistiche nelle
quali il contato fisico è la norma? Possono bastare tamponi effettuati
ogni due o tre giorni? E, se dovessero essere sufficienti, può sembrare
eticamente possibile che a medici, infermieri e OSS ancora si lesinino
questi tipi di esami, mentre nel calcio non ci dovrebbero essere
problemi di reperibilità dei reagenti necessari? Anche per quanto
riguarda la vita, o meglio la morte, il denaro può fare premio su tutto?
Dicono che se il campionato si ferma qui e le televisioni pretendono
giustamente di riavere i milioni che hanno già anticipato senza avere
nulla in cambio, l’intero settore rischia il tracollo, che moltissime
società finirebbero in fallimento. È vero, ma è mai possibile che, al di
là di tentare di mettere una difficilissima pezza sia sui problemi
economici, sia su quelli etici del momento, nessuno pensi al futuro? Che
non si sfiori neppure una discussione che l’intero settore non soltanto
ha goduto di gigantismo, ma che, anzi, ha cercato di crescere
economicamente sempre di più, con la complicità di dirigenti, atleti,
allenatori e altri addetti che hanno continuato a puntare a strappare
contratti sempre più lucrosi. Eppure, lo si sa, le bolle crescono, ma
alla fine, scoppiano tutte. Il coronavirus probabilmente ha soltanto
anticipato di qualche tempo la deflagrazione.
E la stessa deflagrazione è vicina anche per tanti altri sport le cui
federazioni hanno fatto lievitare i costi dell’attività con tasse-gara e
costi arbitrali che hanno ridotto sul lastrico e fatto sparire già
molte società e che probabilmente adesso ne cancelleranno tante altre.
Dicono anche che è soltanto grazie alle quote versate dal calcio al
Coni che gli altri sport possono sostenere le spese che sono necessarie
per tenersi ad alto livello internazionale. È vero, ma lo Stato potrebbe
spiegare perché ha impoverito fino a sopprimerlo il “Totocalcio” che
fino a qualche decennio fa provvedeva alla bisogna e ha deciso di non
versare al Coni una percentuale sui pingui proventi che entrano
nell’erario da tutto il mondo delle sommesse e, soprattutto dal
“Superenalotto”?
Da questa vicenda lo sport dovrebbe uscire con meno compromessi e un
maggiore senso della realtà. Per i professionisti dello spettacolo si
tratta comunque di ridurre certi compensi che non possono avere
giustificazioni se non nelle dissennate concorrenze al rialzo che
infiammano i mercati di teorico rafforzamento, mentre per chi pratica lo
sport senza la mira di arricchirsi dovrebbe essere più semplice
accostarsi alla propria disciplina senza eccessive spese e praticarla
poi senza eccessive speranze di guadagno.
Dicono che calerebbe l’interesse? Sono sicuro di no: per decenni
abbiamo visto entusiasmo anche e soprattutto sui campi dove dominava
ancora il dilettantismo. E ancora oggi, tra i giovani, anche se mancano i
compensi, non manca mai la gioia di fare quello sport che, tra l’altro,
originariamente non dava soltanto soddisfazioni a chi vinceva, ma
insegnava a vivere con gli altri accettando regole comuni. Magari
servirebbe ancora.
Le altre parole: Abbraccio, Ambiente, Anonimo, Ansia, Anziano, Burocrazia, Competenza, Confine, Coraggio, Cultura, Democrazia, Denaro, Dignità, Diritti, Dubbio, Economia, Empatia, Eroismo, Europeismo, Fede, Futuro, Guerra, Indignarsi, Infodemia, Lavoro, Lettura, Libertà, Linguaggio, Memoria, Natura, Opinione, Paesaggio, Paura, Pubblico, Quarantena, Regole, Resistenza, Responsabilità, Rispetto, Scelta, Scienza, Scuola, Sogno, Solidarietà, Tempo, Uguaglianza, Vulnerabilità, Zelo.
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