sabato 9 maggio 2020

Le parole del virus: Sport

In questo terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
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La tempesta scatenata dal Covid-19 potrebbe permettere di fare un po’ di ordine anhe in un mondo che apparentemente sembrerebbe lontano mille miglia dai tanti problemi creati dalla più terribile pandemia scatenatasi al mondo dalla Spagnola in poi. Sto riferendomi allo sport e al fatto che se qualche alieno cercasse di capire quante discipline agonistiche o amatoriali esistono nella nostra società leggendo soltanto i giornali nell’epoca del coronavirus, potrebbe benissimo pensare che sulla Terra si pratica soltanto il calcio.

È al gioco del pallone, infatti che si dedicano praticamente tutti i titoli delle notizie di questi mesi. Anzi, a essere più precisi, si parla quasi esclusivamente di serie A e, in parte, di serie B. Dalla serie C in giù non si sa praticamente nulla: tutti pensano che i campionati interrotti a febbraio siano dati per conclusi, ma questa ipotesi non è mai stata confermata, né tantomeno ufficializzata. Anzi, per la C si stanno ancora ipotizzando i play off.

Tutto il resto è praticamente scomparso: pallavolo, pallacanestro, rugby, atletica leggera, nuoto, per non parlare poi dei cosiddetti sport minori che sono stati citati soltanto di sfuggita soltanto per dire che dovranno attendere un anno in più prima di tornare a essere visibili nelle Olimpiadi di Tokyo, le prime che si disputeranno in un anno non bisestile. Soltanto il ciclismo e l’automobilismo continuano ad avere qualche titolo qua e là; a non è certamente un caso se stiamo parlando di due discipline che, con il calcio, muovono più denaro e i cui campioni sono i più pagati.

È proprio tenendo conto di questa realtà che, pur senza rispolverare le antiquate categorie dei “professionisti” e dei “dilettanti”, bisognerebbe distinguere tra sport e spettacolo, o, almeno, visto che a certi livelli, le due cose coesistono, indicare quali sono gli ambiti in cui a essere più importante, per la quantità di denaro che muove, è lo spettacolo. Ed è soltanto per questo – il denaro, non lo spettacolo – che ci si sta dando tanto da fare, che si accetta, mantenendo il pubblico bel lontano, o magari soltanto davanti alla televisione, di trattare gli atleti come antichi gladiatori, tanto ben pagati da dover rischiare, come loro, anche la vita.

Se, infatti, il “distanziamento sociale” è tanto importante da far sanzionare coloro che si avvicinano tra loro a meno di un metro, come mai è possibile che tornino a essere lecite discipline agonistiche nelle quali il contato fisico è la norma? Possono bastare tamponi effettuati ogni due o tre giorni? E, se dovessero essere sufficienti, può sembrare eticamente possibile che a medici, infermieri e OSS ancora si lesinino questi tipi di esami, mentre nel calcio non ci dovrebbero essere problemi di reperibilità dei reagenti necessari? Anche per quanto riguarda la vita, o meglio la morte, il denaro può fare premio su tutto?

Dicono che se il campionato si ferma qui e le televisioni pretendono giustamente di riavere i milioni che hanno già anticipato senza avere nulla in cambio, l’intero settore rischia il tracollo, che moltissime società finirebbero in fallimento. È vero, ma è mai possibile che, al di là di tentare di mettere una difficilissima pezza sia sui problemi economici, sia su quelli etici del momento, nessuno pensi al futuro? Che non si sfiori neppure una discussione che l’intero settore non soltanto ha goduto di gigantismo, ma che, anzi, ha cercato di crescere economicamente sempre di più, con la complicità di dirigenti, atleti, allenatori e altri addetti che hanno continuato a puntare a strappare contratti sempre più lucrosi. Eppure, lo si sa, le bolle crescono, ma alla fine, scoppiano tutte. Il coronavirus probabilmente ha soltanto anticipato di qualche tempo la deflagrazione.

E la stessa deflagrazione è vicina anche per tanti altri sport le cui federazioni hanno fatto lievitare i costi dell’attività con tasse-gara e costi arbitrali che hanno ridotto sul lastrico e fatto sparire già molte società e che probabilmente adesso ne cancelleranno tante altre.

Dicono anche che è soltanto grazie alle quote versate dal calcio al Coni che gli altri sport possono sostenere le spese che sono necessarie per tenersi ad alto livello internazionale. È vero, ma lo Stato potrebbe spiegare perché ha impoverito fino a sopprimerlo il “Totocalcio” che fino a qualche decennio fa provvedeva alla bisogna e ha deciso di non versare al Coni una percentuale sui pingui proventi che entrano nell’erario da tutto il mondo delle sommesse e, soprattutto dal “Superenalotto”?

Da questa vicenda lo sport dovrebbe uscire con meno compromessi e un maggiore senso della realtà. Per i professionisti dello spettacolo si tratta comunque di ridurre certi compensi che non possono avere giustificazioni se non nelle dissennate concorrenze al rialzo che infiammano i mercati di teorico rafforzamento, mentre per chi pratica lo sport senza la mira di arricchirsi dovrebbe essere più semplice accostarsi alla propria disciplina senza eccessive spese e praticarla poi senza eccessive speranze di guadagno.

Dicono che calerebbe l’interesse? Sono sicuro di no: per decenni abbiamo visto entusiasmo anche e soprattutto sui campi dove dominava ancora il dilettantismo. E ancora oggi, tra i giovani, anche se mancano i compensi, non manca mai la gioia di fare quello sport che, tra l’altro, originariamente non dava soltanto soddisfazioni a chi vinceva, ma insegnava a vivere con gli altri accettando regole comuni. Magari servirebbe ancora.

Le altre parole: Abbraccio, Ambiente, Anonimo, Ansia, Anziano, Burocrazia, Competenza, Confine, Coraggio, Cultura, Democrazia, Denaro, Dignità, Diritti, Dubbio, Economia, Empatia, Eroismo, Europeismo, Fede, Futuro, Guerra, Indignarsi, Infodemia, Lavoro, Lettura, Libertà, Linguaggio, Memoria, Natura, Opinione, Paesaggio, Paura, Pubblico, Quarantena, Regole, Resistenza, Responsabilità, Rispetto, Scelta, Scienza, Scuola, Sogno, Solidarietà, Tempo, Uguaglianza, Vulnerabilità, Zelo.


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