venerdì 3 gennaio 2025

Una lingua; anzi, due e diverse

Apparentemente sembrerebbe proprio la stessa lingua, anche se con inflessioni dialettali leggermente diverse. Ma evidentemente così non è perché quando i significati delle stesse parole, e quindi il senso delle stesse frasi, contengono concetti profondamente diversi per chi parla e per chi ascolta, allora i casi sono due: o, appunto, chi ascolta capisce poco perché la sua lingua non è uguale a quella di chi parla, oppure capisce benissimo, ma fa finta di aver capito cose profondamente diverse confidando sul fatto che altri accetteranno le sue considerazioni adulterate senza minimamente pensare di ascoltare l’intervento su cui si commenta.

 Un esempio chiarissimo ci è offerto dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica che ha riscosso entusiastici apprezzamenti dall’estrema destra all’estrema sinistra, cosa che dovrebbe essere assolutamente impossibile perché Sergio Mattarella in ogni suo discorso non vuole mai evitare i punti politicamente e socialmente più scabrosi, ma li affronta affermando con chiarezza, ma senza toni aspri, le proprie convinzioni.

Gli esempi sono tanti, ma credo ne basti uno per capire il fenomeno. Mi riferisco all’uso della parola “patriottismo” che ha fatto dire a Giorgia Meloni di aver «apprezzato il richiamo del Presidente al valore fondante del patriottismo, come motore dell’azione quotidiana e sentimento vivo che muove l’impegno di quanti sono al servizio della cosa pubblica e della comunità nazionale». Mentre Elly Schlein ha apprezzato il fatto che “Il Presidente ci ha ricordato quanto sia urgente costruire un Paese più giusto, solidale e attento ai bisogni di tutte e tutti. Le sue parole sulla pace, sulle diseguaglianze, sull’emergenza climatica, sulla precarietà, sono un richiamo potente alla responsabilità collettiva».

E allora rileggiamo il passo che Sergio Mattarella dedica al concetto di patriottismo: «Patriottismo è quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza. Di chi lavora con professionalità e coscienza. Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto. Di chi si impegna nel volontariato. Degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie. È patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società».

A me pare evidente che il concetto di patriottismo espresso dal Presidente sia molto più vicino all’apprezzamento espresso dalla segretaria del PD che a quello della presidente del Consiglio, per non parlare dei suoi alleati di governo che difficilmente credo possano sottoscrivere le parole dedicate alla sanità pubblica e alla scuola, economicamente mortificate dalla legge di bilancio, e, ancora di più, alla visione di fratellanza espresso nei confronti di chi «con origini in altri Paesi, ama l’Italia…».

Il sospetto è che quando Giorgia Meloni ha sentito la parola “patriottismo” si sia talmente emozionata da non sentire più il resto e, quindi, da averla tradotta con un termine apparentemente simile, ma profondamente diverso e pernicioso: “nazionalismo”.