Vi ricordate la nipote di Mubarak? O,
meglio, il caso in cui la marocchina Karima El Mahroug, soprannominata “Ruby
Rubacuori”, salì agli onori della cronaca perché Silvio Berlusconi – riassumo rozzamente
– per difendersi dall’accusa di aver avuto una serie di incontri sessuali con
lei quando era ancora minorenne, cercò di sottrarla alle indagini iniziali
della polizia facendo affermare a una sua fedelissima che la ragazza era la
nipote dell’allora Presidente dell’Egitto e che bisognava evitare un incidente
diplomatico internazionale?
A tale proposito merita ricordare
che Berlusconi fu poi assolto mentre furono invece condannati in via definitiva,
per favoreggiamento della prostituzione, Emilio Fede, Lele Mora e Nicole
Minetti. Ma ancor più doveroso è non dimenticare che la maggioranza del
Parlamento, per difendere l’allora presidente del Consiglio, votò come se
Berlusconi avesse avuto ragione a imbastire una bugia talmente evidente da far
sogghignare l’intero mondo per come l’Italia aveva saputo mettersi in ridicolo.
Su quell’episodio sono stati versati
fiumi di inchiostro, ma quella volta nessuno lo vide come un vero e proprio
colpo di genio di Berlusconi che, con la compiacente complicità dei partiti che
formavano la maggioranza, tra i quali erano già in posizione di rilievo Meloni,
Salvini, Tajani e Lupi, è riuscito non soltanto a sdoganare la falsità, ma a
indicare la strada verso quel nuovo modo di fare politica in cui la bugia è ormai
assunta come regola e la verità come imprevedibile eccezione.
Da ragazzini ci sentivamo ripetere
ossessivamente «Non dire mai bugie». Anzi era il comandamento, l’ottavo, che la
famiglia e la società tenevano più in evidenza come base fondante dell’educazione
e dell’onestà. In realtà il testo canonico dice «Non dire falsa testimonianza»,
ma ha un sapore un po’ troppo ufficiale, come se la verità diventasse doverosa,
oltre che apprezzabile, soltanto nelle aule dei tribunali.
Oggi l’ottavo comandamento sembra
essere scomparso in quella mota indistinta che ormai caratterizza una vita politica
che sembra avere come unici scopi quelli di sopraffare la voce altrui di
mantenersi alti nei sondaggi e di vincere le elezioni successive. E infatti
dalle bugie siamo assediati e intossicati.
Esemplare è stata in questo senso la
recita in forma di messaggio video da parte di Giorgia Meloni dopo che il
procuratore Lo Voi aveva comunicato, com’era suo dovere, al Tribunale dei
ministri che un cittadino l’aveva denunciata, unitamente a Nordio, Piantedosi e
Mantovano, per la vicenda di Almasri, il torturatore, violentatore e assassino
libico riportato velocemente a Tripoli con un volo di Stato.
Non era, come ha detto lei, un
avviso di garanzia, ma una doverosa comunicazione che nei suoi confronti era
stata presentata una denuncia. Il denunciante non era né un avvocato di
sinistra, né un amico di Prodi, perché i suoi trascorsi politici si sono
concretizzati nel Movimento Sociale e nell’Italia dei Valori di Di Pietro. La tempistica
degli avvenimenti è stata immediatamente confutata anche dalle ridicole e
contraddittorie ricostruzioni dei fatti da parte dei denunciati.
Al di là di questo episodio, di bugie,
poi ne abbiamo sentite moltissime: sui migranti, sui conti pubblici, sulle
necessità della giustizia, sui finanziamenti alla sanità pubblica e all’istruzione,
e potrei andare avanti molto a lungo. E oggi le falsità ci arrivano anche da
lontano e influenzano i nostri sovranisti tra cui fa di tutto per spiccare,
come sempre, Salvini. Alle assurde sparate di Trump, un professionista del
travisamento, fa eco Musk con il suo sostegno ai neonazisti che definisce «l’unica
salvezza per la Germania» e con l’ultima alzata d’ingegno: «Make Europa Great
Again», fai di nuovo grande l’Europa che, con tutta evidenza, significa,
invece, distruggi l’Europa e fai rinascere le divisioni tra tante entità più
piccole che, magari, ricominceranno a farsi la guerra. E non soltanto quella
commerciale.
Però merita cercar di capire meglio
perché ormai la bugia corrisponda troppe volte al successo elettorale.
Fermiamoci alla nostra Italia e chiediamoci perché la disumanità contro i
migranti e la vicenda di Asl Masri per il momento non sembrino togliere
consensi alla Meloni e ai suoi complici.
Si potrebbe pensare che la strage
di migranti annegati nel Mediterraneo, la disumanità nei confronti di quelli
che si salvano, la prigionia immotivata nei CPT, i respingimenti, pur se
inutili come quelli in Albania, possano benissimo attagliarsi alla mentalità
dei fascisti, ma a votare per Meloni ci sono anche molte persone che, nel
privato, non hanno in sé tracce di disumanità e, inoltre, il risultato
elettorale ormai dipende in grandissima parte da coloro che non vanno più a
votare perché non sentono il dovere di andare alle urne almeno per impedire che
questi crimini si perpetuino.
Quindi, se l’attuale governo, anche
se deporta poveri cristi innocenti e rimpatria con tutte le comodità
delinquenti conclamati e ricercati su ordine della Corte di Giustizia
Internazionale, continua a contare su sondaggi positivi, deve molta gratitudine
a Berlusconi e alla sua determinazione nello sdoganare anche le bugie più
ridicolmente incredibili perché a reggerlo non è soltanto la nostalgia di un
mondo repellente che ha ammorbato l’Italia per un ventennio, ma anche l’ignoranza
nel senso puramente etimologico del termine: non conoscenza. E la gente non sa più
quello che in realtà succede perché non legge più i giornali, non ascolta i
telegiornali, si lascia penetrare quasi soltanto dalla propaganda, dai social,
dal deliberato e artistico diffondersi del sentito dire, mentre la cultura
viene disprezzata perché inutile, mentre sarebbe fondamentale proprio per
smascherare le falsità.
In queste condizioni qualunque notizia
perde credibilità e allora tutto acquista una qualche plausibilità. Poi, a vincere
spesso è la voglia di restarne fuori, per non sporcarsi come molti di noi hanno
fatto dopo il 68 con il risultato non soltanto di macchiarci del peccato di
omissione, il più grave, ma anche di lasciar sporcare il mondo che oggi è talmente
lordo da poter indurre alla disperazione che nel cristianesimo è uno di quei “peccati
che gridano vendetta al cospetto di Dio”.
Disperare, insomma, anche in
maniera assolutamente laica, non è né lecito, né possibile e ognuno di noi deve
fare qualcosa. Proviamo a cominciare con l’impegno di leggete e far leggere,
come atto di resistenza civile; non violenta, ma efficacissima ed evidentemente molto temuta.