Almeno altri ottanta morti mercoledì, di cui
22 sono bambini. Un altro centinaio nella notte successiva. Dopo gli orrori commessi da Hamas il 7 ottobre del 2023, a
Gaza l’esercito israeliano continua nella sua opera di strage giustificandosi, proprio
come dicevano quelli che hanno sterminato gli ebrei sotto il regime di Hitler,
«Non faccio altro che eseguire gli ordini».
E, intanto, quello che non fa l’esercito lo fa la fame, la sete, la mancanza di medicine, perché è da almeno due mesi che nella Striscia non entrano più aiuti, e il fatto che gli ospedali non ci siano praticamente più, se non a livello di macerie. Altri ottanta morti che fanno sempre più avvicinare alla terribile cifra di quasi 50 mila civili ammazzati da soldati con la stella di David sulla divisa. E qualcuno ama ancora cavillare sulla parola “genocidio”.
Ma Gaza non basta perché anche nella Cisgiordania stanno accadendo cose indicibili ben testimoniate dalle immagini di “No Other Land”, che ha vinto l’Oscar per la categoria documentari. Di questo si parla poco perché i morti sono molti di meno, ma l’obbiettivo finale è il medesimo: cacciare tutti i palestinesi dalla terra in cui abitano da secoli e alla quale sentono di appartenere. E i metodi sono, come sempre, violenti: ruspe che abbattono case e scuole, cementificazione dei pozzi d’acqua e tagli delle tubature idriche e, se qualcuno protesta, un colpo di pistola a bruciapelo da parte di quelli che hanno l’impudenza di farsi chiamare coloni.
E intanto, mentre finalmente c’è davvero tantissima gente che comincia a indignarsi e a non sentirsi antisemita se è contraria a Netanyahu e ai crimini che gli hanno procurato un mandato di cattura da parte della Corte penale internazionale, nel nostro Parlamento alla presidente del consiglio Meloni viene quasi un’ernia cerebrale nello sforzo di dire che in alcune cose non è proprio d’accordo con il rais israeliano e resta seduta con tutti i suoi seguaci quando viene rivolto un invito a tutti i presenti ad alzarsi in piedi in segno di dolente rispetto nei confronti delle migliaia di morti.
Io non ho una fede certa e so soltanto che in vita non potrò mai sapere, ma davanti a quelle immagini di bombe che polverizzano civili inermi – i cosiddetti danni collaterali, quasi parificati ai vetri delle finestre in frantumi – di bambini mutilati, di madri e padri che portano in braccio fagotti di tela bianca che contengono i corpicini senza vita dei loro figlioletti (pensate se quei bambini fossero i vostri), dei volti emaciati per mancanza di cibo, del mare di macerie, mi scopro a pregare Dio di esistere e di dare vita a quell’inferno nel quale spero possano patire in eterno Netanyahu, i suoi complici, i suoi obbedienti carnefici e anche tutti coloro che non soltanto non fanno nulla per indurlo a fermarsi, ma addirittura negano la realtà per meschini e supposti motivi di alleanza.
Dio si é girato dall'altra parte non vede, non sente.
RispondiEliminauna parola per i rapiti da Hamas perfavore
RispondiEliminaSiamo veramente senza parole e ci si sente impotenti. Ovvio che si pensi anche alle persone sequestrate e alla loro terribile sofferenza!
RispondiEliminaUna parola per i rapiti da Hamas non può che essere una parola di condanna per quell'atto fin da subito condannato dal mondo intero.Non ho parole invece per descrivere il genocidio che le autorità Israeliane stanno mettendo in atto nei confronti del popolo Palestinese. Nè posso dimenticare le centinaia di Palestinesi (fra loro molti giovanissimi) incarcerati da anni dagli Israeliani e da anni in attesa di giudizio. Non penso che la loro condizione sia migliore dei rapiti da Hamas!
RispondiEliminaSolidarizzo con TUTTI i reclusi e spero possano ritornare incolumi dalle loro famiglie ; provo orrore di fronte a uomini come Netanyahu e soci che, accecati dal loro fanatismo, sono una iattura per lo stesso popolo ebraico.