Talvolta il silenzio è molto più fragoroso delle parole. Talvolta l’assenza è terribilmente più clamorosa della presenza. Sarebbe da ciechi non aver notato che l’attuale maggioranza della Regione Friuli Venezia Giulia non ha ritenuto di partecipare, neppure con una singola presenza ufficiale, all’inaugurazione di vicino/lontano, né alla serata dedicata al premio Terzani nella quale il riconoscimento è stato attribuito alla memoria degli oltre duecento giornalisti palestinesi che sono stati uccisi dalle bombe, dai droni, dai proiettili dell’ l’IDF (una sigla inizialmente sincera e poi divenuta tristemente sarcastica, visto che significa “Forze di difesa israeliane”).
Per l’esattezza, uno studio della statunitense Brown University ha calcolato che dal 7 ottobre 2023, il giorno dell’orrendo massacro perpetrato da Hamas, a Gaza sono stati ammazzati almeno 232 giornalisti, più di quanti ne siano morti sommando i colleghi uccisi nella guerra civile americana, nelle due guerre mondiali, nella guerra di Corea, nella guerra del Vietnam, nelle guerre in Jugoslavia e nella guerra in Afghanistan dopo l’11 settembre. Il tutto in un quadro generale che parla di quasi 50 mila morti palestinesi di cui circa 20 mila erano bambini.
Com’è possibile una simile mancanza di pietas? Come si fa a negare quello che sta succedendo a Gaza? Si pensa davvero di poterlo cancellare con il silenzio? Era stato l’orrore per la connivenza nel silenzio lo stimolo che ha portato David Goldhagen a scrivere, riferendosi alla seconda guerra mondiale, “I volonterosi carnefici di Hitler”, libro molto apprezzato da tutti in Israele e avversato soltanto dalle destre estreme nel resto del mondo.
È evidente che questa assenza si spiega nel conformarsi anche della maggioranza di questa Regione all’attuale maggioranza pro tempore del nostro Paese. Ma qui la critica non trae forza dall’avversità politica, bensì dalla differenza del concetto di umanità che viene sottomesso alle presunte opportunità di alleanze che non hanno più il significato di una volta e che non possono restare totalmente invariate davanti non a normali mutamenti politici, ma a veri e propri stravolgimenti di tutti quei patti che sono stati firmati dalle varie nazioni per dare stabilità e umanità, appunto, ai rapporti internazionali con lo scopo principale – di cui, però, non si ricorda più quasi nessuno – di evitare la guerra che è la negazione di ogni concetto di civiltà.
Condannare il genocidio di Gaza – e finiamola di giocare anche su queste parole – e questo silenzio che tenta di nasconderlo non è opposizione politica: è semplicemente dignità umana. Papa Francesco è stato chiaro definendo come «ignobile» quello che sta succedendo e che, come ha scritto Anna Foa, altra ebrea come Goldhagen e come tanti israeliani ed ebrei che non accettano la bestialità di Netanyahu, assomigli molto a un sanguinoso suicidio di Israele.
Ed è ridicola l’accusa di antisemitismo che viene sparsa quasi in automatico contro chi parla contro l’attuale ras di Israele. Io ho orrore per Salvini e per tutti coloro che lo hanno assecondato nei suoi cosiddetti “decreti sicurezza” che hanno l’evidente, dichiarato e unico scopo di rendere più difficile, quasi impossibile, il soccorso in quell’immenso cimitero marino che è diventato il Mediterraneo. Come ho orrore per Minniti che ha venduto buona parte dei migranti agli aguzzini libici per regalare teorica tranquillità, ma soprattutto angosciante rimorso, all’Italia. Se non li posso vedere, se parlo contro di loro, sono forse anti-italiano? Evidentemente no: ritengo che gli anti-italiani siano loro. Esattamente come per me è Netanyahu a essere anti-israeliano. E ancora più evidente è il fatto che parlando male di lui non divento assolutamente antisemita. Non è mica che, con quello che penso di Salvini, io sia diventato anti-lombardo.
Giorgia Meloni ama ripetere «Dio, patria e famiglia». Già sul suo concetto di patria e di famiglia avrei un bel po’ da ridire, ma di che Dio sta parlando? Francesco ha detto: «Credo in Dio, non in un Dio cattolico; non esiste un Dio cattolico, esiste Dio». Ma il Dio dell’attuale presidente del consiglio pro tempore mi sembra un Moloch. Di che dio crudele sta parlando?
Del resto tutto questo non deve stupire perché quella del silenzio e dell’impedire l’informazione è un’arma che questa destra usa abitualmente, disertando le conferenze stampa, tacendo su alcune realtà e travisando molti numeri dei quali tace la reale consistenza. E, oggi, stando rigorosamente zitti sui referendum dell’8 e 9 giugno e puntando a non far raggiungere il quorum, unico sistema per evitare di risultare sonoramente sconfitti.
E noi cosa possiamo e dobbiamo fare? Dobbiamo quantomeno parlare, scrivere, manifestare per infrangere il silenzio, perché sempre più gente sia conscia di quello che sta succedendo e agisca di conseguenza. Parlare, scrivere, manifestare è una doverosa forma di resistenza civile.
Non posso dire agli esponenti della destra che «Una risata vi seppellirà»: non siamo più nel ’68 e non c’è proprio nulla da ridere, ma posso loro assicurare che faremo di tutto perché possano affogare nelle nostre lacrime.
PS - Se lasciate dei commenti, vi prego di firmarli perché altrimenti li vedo firmati da "Anonimo" e mi è impossibile impostare un dialogo che mi sembrerebbe davvero utile. Grazie.
Bravo! Hai espresso i nostri sentimenti e pensieri con la tua penna magica e cuore grande!
RispondiEliminaCondivido al 100 per 100 quello che hai scritto, troviamo il modo di far sentire forte e chiara la nostra voce
RispondiEliminaCaro Giancarlo grazie per l'aggiunta e l'approfondimento con il qualo concordo pienamente.
RispondiEliminaBravo.
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