venerdì 3 ottobre 2025

Un sorriso vi seppellirà

A decine, centinaia di migliaia praticamente in tutte le città, a sventolare bandiere, scandire slogan, marciare in corteo con un senso di partecipazione e di unità che non si vedeva da tantissimi, troppi anni. A riunire tanta gente in strada e nelle piazze, un argomento tra i più tragici che la maggior parte di noi abbia visto accadere in diretta: un genocidio, quello perpetrato dall’esercito di Netanjahu e dei suoi complici nei confronti del popolo palestinese. Non nei confronti di Hamas colpevole di una strage crudele e insensata di oltre milleduecento ebrei “colpevoli” soltanto di essere tali, ma proprio di un intero popolo che, con questa scusa, ora può essere cancellato, o almeno espulso dalla sua terra che diventerà, secondo le parole del vergognoso ministro sionista Smodrich, una vera miniera d’oro immobiliare i cui frutti andranno divisi con l’alleato americano che oggi si identifica con l’affarista immobiliare Donald Drump che un popolo, che ha perduto la bussola democratica, ha portato per la seconda volta alla Casa Bianca.

Il costo? Qualche miliardo di dollari necessari a pagare le armi e i soldati che hanno ammazzato oltre sessantamila esseri umani, per buona parte bambini, donne e anziani che nulla hanno mai avuto a che fare con il terrorismo. E la stima delle vittime è largamente approssimata per difetto.

A rendere ancora più cupo il pensiero che ha accompagnato i manifestanti, la frustrazione e la constatazione della propria impotenza all’interno di una democrazia che sta sbandierando un nome che più non le appartiene perché il popolo è da anni che non può più decidere nulla, nemmeno il nome di coloro che vorrebbe eleggere. È da anni che vede succedere cose che non avrebbe mai voluto vedere: il leader dei 5 stelle che firma i disumani decreti sicurezza assieme a Salvini, un ministro degli interni di targa PD che dà ai libici la licenza di uccidere e gli strumenti per metterla in pratica, una presidente del Consiglio che non si vende a Trump e alle sue criminali follie, ma addirittura si regala, in una cupidigia di servilismo che si soddisfa anche soltanto con la momentanea vicinanza fisica con quello che è l’indegno erede di coloro che una volta venivano chiamati “i capi del mondo libero”.

In strada e nelle piazze, insomma, tutti i motivi possibili per essere tristi, cupi, disperati anche pensando che, ormai non soltanto in Medio Oriente, si parla tranquillamente di guerra e si sostiene che anche la sanità, la scuola, il lavoro, la cultura in genere devono sottostare a ulteriori, forti tagli perché i soldi devono essere destinati a comperare le armi da Trump, proprio dall’idolo di Giorgia Meloni.

Eppure in strada e nelle piazze ci si è quasi stupiti nel vedere i sorrisi dipinti sulla faccia di studenti, giovani, anziani, donne e uomini di qualunque età; anche di disabili in sedia a rotelle, di giovani genitori con bimbi in passeggino. Ed erano sorrisi spontanei, non artefatti e non difficili da decifrare: gli stessi sorrisi che involontariamente fioriscono quando ti svegli da un incubo e ti rendi conto che quello che hai patito nel sogno non è realtà e che quasi sempre puoi benissimo fare in modo che non succeda.

Sorrisi che sgorgano nel vedersi in tanti, insieme, uniti in un sentire comune in cui nessuno sgomita per avere un posto di primo piano, ma tutti avvertono il bisogno, ancor più che la necessità, di opporsi alla disumanità come fondamentale impegno politico, ma ancor prima come dimostrazione di appartenere a un genere umano e non belluino.

Sorrisi che affiorano nel vedersi urlare “No” a un cosiddetto garante che pone limiti assurdi all’articolo 40 della Costituzione, quello che stabilisce il diritto di sciopero, sostenendo che si tratta di uno “sciopero politico”. Ma quale sciopero, di grazia, non è stato politico? Uno non dovrebbe poter protestare se colei che in teoria ti rappresenta si rifiuta di fare qualsiasi cosa di concreto per tentar di fermare chi si sta macchiando di genocidio? Se la stessa persona cerca di convincerti che i rappresentanti di 44 nazioni sono saliti in barca soltanto per far dispetto al governo Meloni? Se usa toni di condanna senza appello per chi porta aiuti umanitari, ma tace davanti a chi fa morire di fame e di malattie curabilissime migliaia di persone? Se interpreta una protesta diffusissima contro sé stessa con la voglia di allungare il week-end per trascorrere l’allungamento in strada, con lo scopo di riaffermare la propria umanità che è ben diversa dalla disumanità di una destra che dimostra di non essere minimamente mai cambiata nelle idee.

La Meloni aveva ragione a tentare di scongiurare questa giornata di protesta: forse aveva già immaginato di vedere quei sorrisi che si schiudono davanti a quella che speriamo sia una ripartenza.

Una volta si diceva: «Una risata vi seppellirà». Oggi non c’è niente da ridere, ma si può ben sperare che sarà un semplice sorriso, quello di questa protesta, a seppellirli.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/ 

Nessun commento:

Posta un commento