È da alcuni anni che scrivo che il 25 aprile non è di tutti, ma in realtà sono davvero molte le cose che non sono di tutti. Se la vediamo in maniera diversa, questo vuol dire che siamo degli inguaribili sognatori, o, semplicemente, che preferiamo non vedere la realtà che ci circonda e che, piuttosto che affrontare discussioni e dissensi, siamo più che disposti a sdoganare l’ipocrisia di chi, tanto per dare un esempio, ogni tanto dice che è innegabile il significato e il valore di questa data, ma che proprio in quella data organizza una visita di Stato in Uzbekistan.
Per fortuna, a svegliare almeno qualcuno, ci sono persone come Francesco Borgonovo, vicedirettore de “La verità” (in questo caso una rara specie di ossimoro in una parola sola), che, fiero della propria inventiva, titola la prima pagina con “25 aprile: lutto nazionale” approfittando della genialata del governo che per la prima volta estende a cinque giorni il lutto nazionale per la morte di un Papa per riuscire a coinvolgere anche il 25 aprile, ottantesimo anniversario della Liberazione che per loro corrisponde a una sconfitta alla quale non si sono ancora rassegnati. Un lutto che, tra l’altro, è evidentemente a singhiozzo, visto che campionati e coppe di calcio, al di là del giorno della scomparsa di Francesco e di quello del funerale, proseguono tranquillamente.
E, a proposito di lutto e di ipocrisia, è molto difficile non provare rabbia nel pensare che adesso verranno a fare omaggio a Papa Bergoglio, personaggi come Trump, Milei, solo per fare due nomi, che lo hanno offeso indegnamente perché ricordava al mondo che il Vangelo predica esattamente il contrario di quello che loro combinano. E anche la sfilata dei finti dolenti nel Parlamento italiano ha lasciato un forte amaro in bocca sia per l’ipocrisia che abbiamo sentito, sia perché siamo sicuri che per gran parte dell’elettorato l’ipocrisia non è un difetto che possa impedire un voto in favore dell’ipocrita.
Un piccolo cenno anche alla sobrietà auspicata dal governo nelle manifestazioni del 25 aprile. Ebbene, se è difficile comprendere cosa possa voler dire “sobrietà” per personaggi come Meloni e Salvini che, mentre la televisione stata dando le notizie e gli aggiornamenti sulla colpevole strage di migranti avvenuta a Cutro, cantavano a squarciagola in un karaoke, è evidente che la Festa della Liberazione è naturalmente sobria perché non è possibile separare la gioia per la sconfitta del fascismo e del nazismo dal dolore per tutto coloro che hanno dato la vita per regalarci la libertà e la democrazia.
Quindi non solo il 25 aprile, ma nemmeno il lutto può essere di tutti perché ci sono differenze ineliminabili tra i modi di vedere il mondo da destra e da sinistra, due categorie politiche e sociali che non sono assolutamente scomparse, ma soltanto nascoste da coloro ai quali faceva comodo evitare confronti non annacquati.
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