In questo
terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui
abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso
fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non
dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
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Sembra incredibile quante siano le parole che hanno nel loro significato
profondo una loro forte duplicità che è stata messa ancor più in luce
dal Covid-19.
“Scelta”, per esempio. A prima vista
appare come una parola di grande fascino, perché legata a concetti
altrettanto belli, come “libertà” e “democrazia”. Però questi giorni
terribili hanno ricordato a tutti che la sostanza di ogni scelta,
dell’intero e complesso concetto del libero arbitrio, consiste
nell’assumersi delle responsabilità.
E nel fare pulizia riportando alla
luce i significati profondi della parola, balza agli occhi che concetto
di “scelta obbligata” è un ossimoro in quanto può nascondere soltanto
due significati: che non c’è davvero alcuna possibilità di scelta e,
quindi, di scelta è assurdo parlare, o che, più semplicemente,
preferiamo rinunciare alla scelta perché andare contro quello che può
apparire obbligatorio ci costerebbe troppo. E la storia è colma di
esempi in cui una scelta di cieca obbedienza, di non scelta, ha
provocato danni immensi a sé e agli altri.
Ma anche il concetto di non scelta è
del tutto impossibile in quanto significa soltanto che, se l’inazione
non è già di per sé determinante nell’indirizzare il futuro, l’opzione
viene soltanto trasferita ad altri. E già questa è una scelta che, tra
l’altro, non può togliere alcun peso dalla coscienza di chi crede di
potersela cavare lavandosene le mani.
E sempre un ossimoro è la locuzione
“scelta personale”, in quanto praticamente nessuna scelta potrà non
coinvolgere altre persone, direttamente, o psicologicamente.
Nei tempi del coronavirus le scelte sono frequenti, costanti e, come sempre, scomode, o addirittura drammatiche.
Si può scegliere se e come occupare
il tempo, magari riflettendo su aspetti sui quali la fretta, o la fatica
degli impegni quotidiani, prima non ci avevano concesso di soffermarci
con il pensiero, oppure permettere che il tempo passi su di noi
apparentemente senza lasciare traccia. Si può scegliere se e come
riuscire a mantenere i rapporti umani che hanno sempre bisogno di
contatti per essere riattizzati e tenuti vivi, oppure lasciarli
appassire. Sembrano decisioni di piccolo momento, ma non è così in
quanto avranno un peso notevole quando ci sarà consentito di tentare di
riprendere una vita normale che, comunque, in piccola o grande parte,
sarà inevitabilmente diversa da quella che ci apparteneva fino a un paio
di mesi fa.
Si può anche scegliere se obbedire o
meno alle disposizioni governative che pretendono, con il giusto
obbiettivo di fermare il contagio, che ognuno se ne stia separato dagli
altri, che non esca di casa se non per obblighi lavorativi, o per
assoluta necessità. E se si decide di infrangere la regola, o
fregandosene completamente, o inventando qualche trucco che ci faccia
sembrare apparentemente in regola, si devono avere ben presenti le
conseguenze che, con grandi o piccole probabilità, possono derivarne.
E drammatico è il caso delle scelte
che devono essere fatte in ospedale, quando il terribile affollamento, o
la carenza di mezzi, o di tempo, impone ai medici delle scelte di
precedenza che possono avere conseguenze decisive sulla sorte degli
ammalati e che possono incidere in maniera violentissima sulla psiche di
chi queste decisioni è costretto a prenderle.
Ecco, il recupero del concetto
profondo della parola “scelta” dovrà accompagnarci anche alla fine
dell’emergenza, dovrebbe restare chiaro nella nostra mente anche quando
ci ritroveremo davanti a quei bivi che sono costanti nella vita di
ognuno e che troppo spesso affrontiamo con annoiata, o scocciata
superficialità.
Provate a pensarci. Sono tutte cose
che sapevamo già, ma ora ci è chiaro che scegliere se evadere il fisco
oppure no, può costituire la discriminante tra i tagli alla sanità,
oppure una sanità come quella che ci invidiava praticamente tutto il
mondo; in pratica tra salvare una vita, o lasciarla scivolare nel non
essere.
E ci è chiaro anche che pesanti
conseguenze hanno avuto tutte le occasioni istituzionali di scelta:
quelle elettorali, nelle quali troppo spesso si vota per abitudine, o
senza approfondire troppo, o si crede che non votare possa risolvere i
propri problemi di coscienza. Anche la scelta di “non sporcarsi le mani
con la politica” è stata terribile perché questa è stata la causa che ha
portato la “politica” che aveva permesso all’Italia di risorgere dalle
rovine della guerra a diventare la “politica” che ha scegto di ridurre a
brandelli l’istruzione, di massacrare la cultura, di non finanziare
degnamente la ricerca se non dava utili consistenti e immediati; perché è
stata proprio la “politica”, con questi tagli, a porre le condizioni
perché, praticamente prive di adeguata formazione, a candidarsi fossero
troppe persone inevitabilmente non preparate.
Allora forse la finiremo di fare
scelte senza pensarci perché questa esperienza ha messo in chiaro che
anche le scelte fatte in pochi secondi, poi si possono scontare, in
termini di rimorsi o di rimpianti, per il tutto il tempo che resta.
Le altre parole: Anonimo, Confine, Libertà
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