mercoledì 25 marzo 2020

Le parole del virus: Scelta

In questo terribile periodo dominato dal coronavirus sono molte le parole di cui abbiamo scoperto, o riscoperto, il vero significato. Sembra doveroso fissare questi pensieri in una specie di piccolo vocabolario per non dimenticarli quando questo orrore sarà passato.
---
Sembra incredibile quante siano le parole che hanno nel loro significato profondo una loro forte duplicità che è stata messa ancor più in luce dal Covid-19.


“Scelta”, per esempio. A prima vista appare come una parola di grande fascino, perché legata a concetti altrettanto belli, come “libertà” e “democrazia”. Però questi giorni terribili hanno ricordato a tutti che la sostanza di ogni scelta, dell’intero e complesso concetto del libero arbitrio, consiste nell’assumersi delle responsabilità.

E nel fare pulizia riportando alla luce i significati profondi della parola, balza agli occhi che concetto di “scelta obbligata” è un ossimoro in quanto può nascondere soltanto due significati: che non c’è davvero alcuna possibilità di scelta e, quindi, di scelta è assurdo parlare, o che, più semplicemente, preferiamo rinunciare alla scelta perché andare contro quello che può apparire obbligatorio ci costerebbe troppo. E la storia è colma di esempi in cui una scelta di cieca obbedienza, di non scelta, ha provocato danni immensi a sé e agli altri.

Ma anche il concetto di non scelta è del tutto impossibile in quanto significa soltanto che, se l’inazione non è già di per sé determinante nell’indirizzare il futuro, l’opzione viene soltanto trasferita ad altri. E già questa è una scelta che, tra l’altro, non può togliere alcun peso dalla coscienza di chi crede di potersela cavare lavandosene le mani.

E sempre un ossimoro è la locuzione “scelta personale”, in quanto praticamente nessuna scelta potrà non coinvolgere altre persone, direttamente, o psicologicamente.

Nei tempi del coronavirus le scelte sono frequenti, costanti e, come sempre, scomode, o addirittura drammatiche.

Si può scegliere se e come occupare il tempo, magari riflettendo su aspetti sui quali la fretta, o la fatica degli impegni quotidiani, prima non ci avevano concesso di soffermarci con il pensiero, oppure permettere che il tempo passi su di noi apparentemente senza lasciare traccia. Si può scegliere se e come riuscire a mantenere i rapporti umani che hanno sempre bisogno di contatti per essere riattizzati e tenuti vivi, oppure lasciarli appassire. Sembrano decisioni di piccolo momento, ma non è così in quanto avranno un peso notevole quando ci sarà consentito di tentare di riprendere una vita normale che, comunque, in piccola o grande parte, sarà inevitabilmente diversa da quella che ci apparteneva fino a un paio di mesi fa.

Si può anche scegliere se obbedire o meno alle disposizioni governative che pretendono, con il giusto obbiettivo di fermare il contagio, che ognuno se ne stia separato dagli altri, che non esca di casa se non per obblighi lavorativi, o per assoluta necessità. E se si decide di infrangere la regola, o fregandosene completamente, o inventando qualche trucco che ci faccia sembrare apparentemente in regola, si devono avere ben presenti le conseguenze che, con grandi o piccole probabilità, possono derivarne.

E drammatico è il caso delle scelte che devono essere fatte in ospedale, quando il terribile affollamento, o la carenza di mezzi, o di tempo, impone ai medici delle scelte di precedenza che possono avere conseguenze decisive sulla sorte degli ammalati e che possono incidere in maniera violentissima sulla psiche di chi queste decisioni è costretto a prenderle.

Ecco, il recupero del concetto profondo della parola “scelta” dovrà accompagnarci anche alla fine dell’emergenza, dovrebbe restare chiaro nella nostra mente anche quando ci ritroveremo davanti a quei bivi che sono costanti nella vita di ognuno e che troppo spesso affrontiamo con annoiata, o scocciata superficialità.

Provate a pensarci. Sono tutte cose che sapevamo già, ma ora ci è chiaro che scegliere se evadere il fisco oppure no, può costituire la discriminante tra i tagli alla sanità, oppure una sanità come quella che ci invidiava praticamente tutto il mondo; in pratica tra salvare una vita, o lasciarla scivolare nel non essere.

E ci è chiaro anche che pesanti conseguenze hanno avuto tutte le occasioni istituzionali di scelta: quelle elettorali, nelle quali troppo spesso si vota per abitudine, o senza approfondire troppo, o si crede che non votare possa risolvere i propri problemi di coscienza. Anche la scelta di “non sporcarsi le mani con la politica” è stata terribile perché questa è stata la causa che ha portato la “politica” che aveva permesso all’Italia di risorgere dalle rovine della guerra a diventare la “politica” che ha scegto di ridurre a brandelli l’istruzione, di massacrare la cultura, di non finanziare degnamente la ricerca se non dava utili consistenti e immediati; perché è stata proprio la “politica”, con questi tagli, a porre le condizioni perché, praticamente prive di adeguata formazione, a candidarsi fossero troppe persone inevitabilmente non preparate.

Allora forse la finiremo di fare scelte senza pensarci perché questa esperienza ha messo in chiaro che anche le scelte fatte in pochi secondi, poi si possono scontare, in termini di rimorsi o di rimpianti, per il tutto il tempo che resta.

Le altre parole: Anonimo, Confine, Libertà

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento