Mentre giustamente si può gioire per
la praticamente certa salvezza del Palio Teatrale Studentesco, è meglio
continuare a restare preoccupati e attivi per le sorti della cultura in
generale. Cultura intesa come substrato necessario per qualsiasi
progresso individuale e sociale.
Perché è giusto, anzi doveroso, assicurare un futuro a prosa, lirica, musica, danza, cinema, arti figurative,
tutti settori nei quali e per i quali, tra l’altro, vivono e lavorano
numerosi professionisti della cui opera è giusto avere rispetto identico
a quello delle altre attività produttive; ma è altrettanto obbligatorio
ricordare che tutte queste attività di punta altro non sono che il
momento di sbocco di altre attività culturali che si basano sulla
parola, detta o stampata che sia, nella sua forma più pura e semplice.
Mi riferisco a cose come la lettura, le conferenze, i dibattiti, le
presentazioni e, soprattutto, alla scuola che da decenni non soltanto
viene trascurata, ma è costantemente impoverita e usata come una specie
di bancomat al quale attingere soldi, con i tagli, non appena servono
fondi per altre attività più o meno giustificate.
Ma teniamo anche presente che per
letture, conferenze, dibattiti, presentazioni, i soldi c’entrano poco o
nulla: nella maggior parte dei casi basterebbe pochissimo per aiutare i
circoli culturali che già assorbono i costi con il volontariato a
svariati livelli; basterebbe, per esempio mettere a loro disposizione
locali adatti agli incontri pubblici senza pretendere – per motivi di
pubblica utilità – affitti esosi.
A me stupisce sempre che ogni volta
che si parla di cultura – anche nei vari Forum – siano pochissime le
voci che parlano di quelle che definirei le attività culturali di base.
Eppure non dovrebbe essere difficile rendersi conto che – come ha detto
anche Claudio Magis – tagliando le radici della cultura anche i suoi
bei rami fronzuti prima o dopo si inaridiranno.
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