Ho
concluso l’anno vecchio parlando del pronome “noi” e con lo stesso
pronome “noi” credo sia doveroso cominciare quello nuovo, perché la
crisi ha provocato disastri economici, sociali e personali, ma ha anche
fatto riaffiorare, in un plumbeo mare di cupezza, alcune piccole luci di
una solidarietà che appare sempre quando il denaro, il potere e il
successo cessano di anestetizzare l’umanità che continua a vivere in
ognuno di noi.
Ma
c’è un altro “noi” che deve andare in primo piano perché ancora non
tutti hanno capito che da questa situazione o ne usciamo tutti insieme, o
non ne esce nessuno. Insieme comunque, insomma, nella speranza, o nella
disperazione.
Perché
deve essere chiaro a tutti – e finora purtroppo così non è – che alla
lunga non ci salva a spese degli altri; anzi, spesso è stato proprio con
il pensare soltanto al proprio orto che si è finito per distruggerlo.
Per capirci: alla maggior parte delle imprese per anni è interessato
soltanto creare maggiori utili anche se per riuscirci hanno ridotto in
numero e dimensione gli stipendi dei dipendenti, andando a indebolire
quel mercato da cui loro stesse traevano nutrimento e guadagno. Sempre
per motivi di mercato, a un commerciante non può non interessare la
sorte di un’industria e viceversa. E i politici non possono pensare di
imporre sacrifici agli altri senza farne anche loro di simili.
Si
potrebbe andare avanti a lungo con esempi che impongono, sia
eticamente, sia utilitaristicamente, di comportarsi in modo diverso
perché altrimenti, alla fine, anche quelli che saranno riusciti a
mantenere e ad ampliare il proprio patrimonio dovranno guardarsi da
coloro che non avranno più di che vivere e che saranno sempre più
facilmente preda del populista di passaggio maggiormente dotato di
parlantina e di presenza scenica.
Il
mio augurio per tutti per il 2014 è proprio quello di usare di nuovo in
maniera cosciente e convinta il pronome “noi” lasciando perdere il
“voi” e il “loro”. Altrimenti comunque alla fine lo si userà, ma
soltanto per descrivere coloro che sono caduti irrimediabilmente in un
precipizio.
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