Abbiamo sentito dire che fare
politica vuol dire assumersi le responsabilità di operare delle scelte.
Siamo perfettamente d’accordo, basta che questa frase vada intesa alla
lettera e che finalmente si ritorni a dare alle parole il peso che hanno
in realtà. Responsabilità della scelta, infatti, non significa soltanto
avere la volontà e il potere di decidere, ma anche e soprattutto sapere
che poi, se quelle scelte saranno sbagliate, si finirà inevitabilmente
per pagare un prezzo in termini di fiducia
e di voti. E poi, cosa più importante, rendersi conto che le
conseguenze non saranno soltanto per se stessi, ma soprattutto per
l’ideale che si rappresenta.
Le decisioni di non dare fondi al Teatro Club e, quindi al Palio Teatrale Studentesco, al Centro di accoglienza
e di promozione culturale Ernesto Balducci, all’Aned che da più di 15
anni porta i ragazzi in visita ai campi di sterminio per metterli a
contatto con quello che la natura umana può perpetrare se si dimenticano
la storia e le proprie responsabilità individuali, non scontentano
soltanto coloro che avranno un danno diretto da questa mancanza di fondi
pubblici per la pubblica utilità, ma allontanano moltissima gente, che
finora aveva resistito, sia dalla politica, sia dalla sinistra perché lo
spregio nei confronti della cultura continua, forse non più nelle
parole, ma sempre nei fatti; uno spregio ancora più grave perché va a
colpire soprattutto quei giovani che già soffrono per una scuola che non
è più capace di insegnare che la cultura non è nozionismo fine a se
stesso, ma è capacità di ragionare e per una società che con la parola
“giovani” si riempie la bocca, ma che poi ne lascia per strada quasi uno
su due.
Cerchiamo di capirci perché è
davvero importante: questa non è una protesta per una suddivisione di
fondi non gradita. È un’indignazione nei confronti di una parte politica
che dovrebbe tenere in palmo di mano la cultura e che, invece, la sta
affossando definitivamente. E senza mettere in campo nemmeno un po’ di
fantasia, di contrizione, di partecipazione, ma limitandosi a tagliare;
forse senza neppure rendersi conto che ancora una volta non è chi sta
meglio a soffrirne, ma chi sta peggio e, quindi, soprattutto i giovani.
E, a livello nazionale, l’atteggiamento di una parte dei ministri nei confronti della scuola non è assolutamente diverso.
Non basta organizzare “Forum della
cultura”: se sono soltanto operazioni di facciata, fanno arrabbiare
ancora di più. Se la cultura è soltanto l’esibizione di poche eccellenze
e non viene coltivata soprattutto nelle sue forme più minuscole, è
destinata a morire in breve tempo.
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