Del PD – di
questo PD che sembra essere ancora di Renzi – mi interesserebbe ben poco
se non fosse per il fatto che tra un po’ meno di due mesi qui si voterà
per la Regione e per alcuni comuni, tra cui quello di Udine e che
sarebbe il caso che non si ripetessero i risultati di domenica. Ed è in
quest’ottica che mi sembra inconcepibile, oltre che inqualificabile, che
quel partito continui a fare praticamente finta di niente a livello
nazionale, dove Renzi, dopo aver dato dimissioni ma senza indicare la
data, ha incolpato della sconfitta Mattarella, Gentiloni, gli altri
ministri, i vertici del partito che non appartengano alla cerchia dei
suoi amici intimi; tutti, tranne se stesso. Ma anche a quello regionale
in cui la Serracchiani dà davvero le dimissioni dalla segreteria
nazionale, ma sia perché tra non molto decadrà automaticamente dalla
presidenza regionale, sia in quanto non vede più motivi logici per stare
attaccata a un Renzi ormai comunque alla fine della corsa e che, del
resto, l’aveva già scaricata a suo tempo togliendole la vicesegreteria.
E, sempre a livello regionale,
appariva ancor più deprecabile, l’atteggiamento di reiterata cecità
politica della segretaria regionale del PD, Antonella Grim, che
escludeva di dare le dimissioni, dando, così, un concreto segno di
discontinuità per riportare il PD nel suo territorio politico di
origine, cioè il centrosinistra. Va capito che rinnegare quel che è
stato, per la Grim è stato come rinnegare se stessa, anche se, in
realtà, è sempre stata soltanto – come hanno dimostrato anche le sue
dimissioni tardive – la portavoce di Debora Serracchiani che, a sua
volta era la portavoce di Matteo Renzi; ma l’idea che un PD disastrato
predicasse umiltà mantenendo, però, la solita spocchia e che cercasse un
accordo con la sinistra predicando la necessità di unione, solo nel
senso di voto utile e non mettendo neppure in dubbio il proprio
candidato scelto in casa, né il proprio programma che altro non è che la
continuazione di quello, davvero non proprio esaltante, del quinquennio
appena concluso, lasciava prevedere un’altra passeggiata per la destra.
Ora, però, il pericolo non è ancora assolutamente escluso.
Se, infatti, a Udine, per le
comunali, qualche passo in avanti il PD lo ha fatto, anche se resta
ancora il non trascurabile ostacolo rappresentato dal fatto che per
molti tracciare una croce anche sul simbolo del PD sarebbe probabile
causa di una forte orticaria intellettuale, in regione, questo finora
non è accaduto: lì hanno continuato a dire che «quella sarà un’altra
partita», come se il responso delle urne di domenica non contasse
niente, come se non fosse accaduto che il centrodestra ha fatto il pieno
vincendo in tutti i collegi uninominali della regione.
Sembra fortunatamente esclusa
l’eventualità che Rosato possa offrirsi per aiutare nelle scelte
politiche regionali da qui al 29 aprile. Fortunatamente, infatti, sembra
sia già molto occupato a fare ulteriori danni a livello nazionale. A
riprova del pericolo che costituirebbe anche per la regione, basterebbe
ricordare la sua acutezza e lungimiranza politica, dimostrata ancora una
volta quando, dopo il disastro, rispondendo a una domanda sui difetti
della legge elettorale che porta il suo nome, ha detto che «Abbiamo
individuato che c’è stata una fatica, ai seggi, nella trascrizione del
talloncino antifrode». Tutto qua, a riprova dell’inesausta cupidigia
della dirigenza del PD renziano di prendere in giro gli elettori,
infischiandosene delle conseguenze.
Ma sarebbe assurdo dimenticare che
anche a sinistra le cose non sono andate bene. Ho già accennato
all’incomprensibile ritardo con cui i fuoriusciti dal PD hanno deciso di
diventare tali e di fondare MDP; al fatto che una fusione tra partiti è
quasi impossibile se il tentativo avviene nell’imminenza di elezioni; a
una campagna elettorale che non c’è mai stata e che non ha mai messo le
idee della sinistra a contatto con i cittadini; a una compilazione
delle liste che ha dato l’idea di seguire le necessità dei maggiorenti
dei partiti più che quelle del partito stesso che spesso meglio sono
state espresse da giovani sui quali sarà obbligatorio, oltre che logico,
scommettere per il domani.
Ed è proprio su quest’ultimo punto
che vorrei spendere due parole in più. In regione il simbolo di Liberi e
Uguali è andato meglio – o meno peggio – alla Camera che al Senato e
questo non può non far pensare che in questo momento gli ideali di
sinistra riescano a fare più breccia tra i giovani che tra gli anziani.
Forse noi, che giovani più non siamo, abbiamo accumulato maggiori
esperienze, probabilmente siamo più capaci di sognare utopie che per
tanti anni abbiamo vagheggiato senza riuscire quasi mai a realizzale, ma
questi due teorici vantaggi hanno portato con loro anche tante scorie
che si sono depositate nella nostra testa e nel nostro cuore senza
riuscire a essere eliminate del tutto.
Tutto questo probabilmente a noi ha
tarpato – poco o tanto che sia per ognuno – le ali di quell’entusiasmo
che ai giovani, invece, non manca. E a questo punto proprio la nostra
esperienza e le nostre utopie dovrebbero essere lo stimolo a farci
capire che è ai giovani che dobbiamo lasciare più spazio e più campo
soprattutto per far capire al mondo che la sinistra non se ne sta
andando con quelli che l’hanno praticata fin da quando erano giovani e
non facevano minimamente caso al fatto che qualcuno dei “benpensanti”
potesse considerare “sinistra” una brutta parola.
Poi le utopie e le esperienze
saranno sempre a loro disposizione, quando lo vorranno. E non dico “se
lo vorranno”, sia perché sono sicuro che, senza le scorie che
appesantiscono noi, loro non sprecheranno alcuna opportunità, sia in
quanto devo ancora conoscere qualcuno che riesca a farci stare zitti, e,
quindi, continueremo a parlare, a scrivere, ad agire, a vivere e a
votare sempre ben attenti a non tradire noi stessi e i nostri valori.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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