venerdì 11 settembre 2020

I perché di un no: 5 - I nemici

I sondaggi dicono che a pochi giorni dal voto il “No” al referendum è in netto recupero, ma è ovvio che soltanto all’apertura delle urne si conoscerà il responso definitivo. Il mio impegno nel sostenere il “No” è motivato dalla speranza che la legge voluta dai grillini sia bocciata, ma mi interessa anche che da questa vicenda coloro che hanno idee di centrosinistra e di sinistra possano trarre insegnamenti per il futuro perché la cosa che più mi spaventa è che sembra che dalle tante sberle che ci siamo presi non abbiamo ancora imparato quasi nulla, se non, forse, il fatto che non possiamo credere che le nostre idee debbano vincere semplicemente perché siamo certi che siano quelle giuste.

Nulla cambierà infatti fino a quando non ci renderemo conto che sono tre i grandi nemici da sconfiggere. Ve li elenco in ordine crescente di pericolosità,

Nel caso di questo referendum i primi sono, anche se per motivi e con obbiettivi diversi, coloro che non amano la nostra Costituzione, quelli che vogliono cambiarne tessuto e sostanza, che rifiutano la democrazia rappresentativa e tendono a riporre più potere nelle mani di meno persone.

I secondi sono gli indifferenti, per ignoranza o ignavia. Ma anche coloro che sono talmente schifati dalla situazione politica e sociale che preferiscono non votare, o addirittura votare “Sì” «per fargliela vedere a quelli là», perché «tanto non cambierebbe nulla e io comunque alle prossime elezioni non saprei per chi votare». Mi ricordano coloro che davanti a uno tsunami che sta per scaraventarsi su di loro se ne stanno fermi perché «tanto chi mi assicura che l’onda non mi travolgerà anche lassù in alto dove potrei anche riuscire ad arrivare».

I terzi, i più pericolosi, siamo noi stessi, impegnati più a distinguere le pagliuzze negli occhi dei vicini che le travi in quelli dei lontani, avversari o nemici che siano. Siamo disposti a dedicare ore ad arzigogolare su particolari e su intransigenze assortite, ma molto meno aperti a impegnarsi nella propaganda che non è soltanto quella fatta di discorsi, o interviste alla televisione, o sui giornali, ma molto di più di dialoghi quotidiani, con i parenti, gli amici, i colleghi, coloro che ti sono vicini mentre fai la spesa, o sei in fila in qualche ufficio.

Una volta lo sapevamo perfettamente; ora sarebbe il caso di ricordarlo: una maggioranza silenziosa diventa davvero maggioranza soltanto quando smette di essere silenziosa. E il nostro diffuso stare zitti non mette in evidenza dignità, ma soltanto un colpevole peccato di omissione, ben più grave di quelli di pensieri, parole e opere.

Se vogliamo davvero veder finire questa maledetta notte che sembra interminabile, facciamoci sentire e non solo in queste ultime due settimane, ma davvero per sempre.
Mi rendo conto che i prevalenti interessi di bottega politica, la mancanza di tempo e i sacrosanti divieti di assembramento sono stati e sono formidabili ostacoli alla propaganda per il “No”, ma la speranza e la determinazione devono essere le ultime a morire. Anche tre anni fa i “No” all’inizio erano dati largamente perdenti e poi abbiamo visto come fortunatamente è finita.

Spero fortemente in un bis e, quindi, dico che fino all’ultimo secondo dovremo fare tutto quanto sta nelle nostre possibilità per far cancellare questa legge.

Del resto, quali sicurezze può offrire la vita? L’unica certezza assoluta è che quando ti arrendi hai perso e finisci per trascinare con te anche altri che magari non vorrebbero assolutamente accettare una simile fine.

Ripeto: votare “No” non è una scelta, ma l’unica strada possibile se si crede ancora nella democrazia rappresentativa. Anche perché le dittature del XXI secolo sono e saranno molto più sofisticate di quelle del secolo scorso, ma non meno efficaci e non meno spietate.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento