I
sondaggi dicono che a pochi giorni dal voto il “No” al referendum è in
netto recupero, ma è ovvio che soltanto all’apertura delle urne si
conoscerà il responso definitivo. Il mio impegno nel sostenere il “No” è
motivato dalla speranza che la legge voluta dai grillini sia bocciata,
ma mi interessa anche che da questa vicenda coloro che hanno idee di
centrosinistra e di sinistra possano trarre insegnamenti per il futuro
perché la cosa che più mi spaventa è che sembra che dalle tante sberle
che ci siamo presi non abbiamo ancora imparato quasi nulla, se non,
forse, il fatto che non possiamo credere che le nostre idee debbano
vincere semplicemente perché siamo certi che siano quelle giuste.
Nulla cambierà infatti fino a
quando non ci renderemo conto che sono tre i grandi nemici da
sconfiggere. Ve li elenco in ordine crescente di pericolosità,
Nel caso di questo referendum i
primi sono, anche se per motivi e con obbiettivi diversi, coloro che non
amano la nostra Costituzione, quelli che vogliono cambiarne tessuto e
sostanza, che rifiutano la democrazia rappresentativa e tendono a
riporre più potere nelle mani di meno persone.
I secondi sono gli indifferenti,
per ignoranza o ignavia. Ma anche coloro che sono talmente schifati
dalla situazione politica e sociale che preferiscono non votare, o
addirittura votare “Sì” «per fargliela vedere a quelli là», perché
«tanto non cambierebbe nulla e io comunque alle prossime elezioni non
saprei per chi votare». Mi ricordano coloro che davanti a uno tsunami
che sta per scaraventarsi su di loro se ne stanno fermi perché «tanto
chi mi assicura che l’onda non mi travolgerà anche lassù in alto dove
potrei anche riuscire ad arrivare».
I terzi, i più pericolosi, siamo
noi stessi, impegnati più a distinguere le pagliuzze negli occhi dei
vicini che le travi in quelli dei lontani, avversari o nemici che siano.
Siamo disposti a dedicare ore ad arzigogolare su particolari e su
intransigenze assortite, ma molto meno aperti a impegnarsi nella
propaganda che non è soltanto quella fatta di discorsi, o interviste
alla televisione, o sui giornali, ma molto di più di dialoghi
quotidiani, con i parenti, gli amici, i colleghi, coloro che ti sono
vicini mentre fai la spesa, o sei in fila in qualche ufficio.
Una volta lo sapevamo
perfettamente; ora sarebbe il caso di ricordarlo: una maggioranza
silenziosa diventa davvero maggioranza soltanto quando smette di essere
silenziosa. E il nostro diffuso stare zitti non mette in evidenza
dignità, ma soltanto un colpevole peccato di omissione, ben più grave di
quelli di pensieri, parole e opere.
Se vogliamo davvero veder finire
questa maledetta notte che sembra interminabile, facciamoci sentire e
non solo in queste ultime due settimane, ma davvero per sempre.
Mi rendo conto che i prevalenti
interessi di bottega politica, la mancanza di tempo e i sacrosanti
divieti di assembramento sono stati e sono formidabili ostacoli alla
propaganda per il “No”, ma la speranza e la determinazione devono essere
le ultime a morire. Anche tre anni fa i “No” all’inizio erano dati
largamente perdenti e poi abbiamo visto come fortunatamente è finita.
Spero fortemente in un bis e,
quindi, dico che fino all’ultimo secondo dovremo fare tutto quanto sta
nelle nostre possibilità per far cancellare questa legge.
Del resto, quali sicurezze può
offrire la vita? L’unica certezza assoluta è che quando ti arrendi hai
perso e finisci per trascinare con te anche altri che magari non
vorrebbero assolutamente accettare una simile fine.
Ripeto: votare “No” non è una
scelta, ma l’unica strada possibile se si crede ancora nella democrazia
rappresentativa. Anche perché le dittature del XXI secolo sono e saranno
molto più sofisticate di quelle del secolo scorso, ma non meno efficaci
e non meno spietate.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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