Evaporata
quasi subito, e in maniera totale e incontrovertibile, la motivazione
del risparmio, quella con cui era stata presentata la legge per la
riduzione dei parlamentari, l’iniziativa non è abortita, ma ha
continuato a vivere fino a portarci dove siamo oggi. Ovviamente, anche
se dai 5stelle è lecito attendersi molte stranezze, nessuna legge viene
fatta solo per farla, o esclusivamente per lucrare voti con quel
populismo che, in epoca di slogan e non di ragionamenti, è sempre più
importante nel determinare chi vince e chi perde le elezioni. Quindi è
necessario individuare i pericoli che sono insiti nelle vere motivazioni
che l’hanno ispirata.
Pur tenendo conto che gli unici
che sostengono ancora compatti il “Sì” sono quelli di Fratelli d’Italia e
delle altre formazioni dell’ultradestra, se proprio non si vuole
avvicinare la legge di Grillo e della Casaleggio Associati, al “Piano di
rinascita democratica” di Licio Gelli, quello che ha finanziato gli
assassini della strage di Bologna, quantomeno balza agli occhi che la
riduzione di rappresentatività ben si sposa con il farsesco mito della
Piattaforma Rousseau perché non soltanto il voto telematico è usato
esclusivamente per approvare proposte, o nomi, e mai per discutere
davvero, ma serve anche a tentare di giustificare il fatto che poche
decine di migliaia di voti dovrebbero decidere per 60 milioni di
cittadini che magari la pensano in modo opposto e che nella piattaforma
non possono intervenire.
Ma, oltre a presupporre la
pericolosissima idea che meno si è e meglio si decide, lasciando spazio
al concetto che dal punto di vista della cosiddetta “governabilità”
nulla è più efficiente di una dittatura monocratica – «Datemi i pieni
poteri», diceva Salvini – questi tagli lineari avrebbero effetti
perniciosi, oltre che sulla rappresentanza, anche sulla parità di
diritti di tutti i cittadini.
Con la nuova legge, per esempio,
la rappresentanza della minoranza slovena in Parlamento diverrebbe
soltanto episodica, se non impossibile. E lo stesso accadrebbe anche per
minoranze linguistiche, territoriali, religiose e politiche.
In questa eliminazione delle
minoranze, inoltre, si realizzerebbe anche un’evidente disparità di
trattamento. Se i cittadini italiani di lingua slovena, infatti,
sarebbero pesantemente penalizzati, quelli di lingua tedesca dell’Alto
Adige continuerebbero a vivere come se nulla fosse accaduto perché
difesi da trattati internazionali contro i quali neppure la boriosa
violenza iconoclasta dei grillini può nulla.
E non vale, se non a scopo di
propaganda, dire che i nuovi mezzi tecnici consentono comunicazioni che
non richiedono una presenza fisica: sappiamo tutti quanto pericolosa sia
diventata l’abitudine di scaraventare in rete notizie che non possono
avere contraddittori, né confutazioni perché, mentre in un dibattito
pubblico si è obbligati a mettere in piazza anche le debolezze del
proprio pensiero, la rete permette agli utenti di vietare l’ingresso
nelle proprie case e nel proprio cervello di parole che rischino di
distruggere razionalmente le convinzioni di chi legge, o ascolta.
Il pericolo più grave, però, è che
questo sarebbe soltanto il primo passo verso uno svuotamento del
significato dell’esistenza del Parlamento perché è questo l’obbiettivo
finale dei grillini. Troppi dimenticano, infatti, che hanno nel mirino
altri due bersagli a suo tempo già chiaramente dichiarati.
Il primo è la nascita del
referendum propositivo che alla lunga renderebbe marginale il ruolo
delle Camere e sposterebbe l’asse di equilibrio da una democrazia
rappresentativa a un simulacro di democrazia diretta.
Il secondo è l’istituzione del vincolo di mandato che ridurrebbe il
Parlamento a una sorta di club nel quale i capigruppo potrebbero
incontrarsi esclusivamente tra di loro e decidere tutto mettendo ognuno
sul tavolo il peso del numero dei parlamentari che a lui dovrebbero
riferirsi e che non potrebbero più, per l’intera legislatura, ribellarsi
ai voleri del capo che in cinque anni può anche cambiare (il PD di
Bersani è stato molto diverso dal PD di Renzi, ma l’obbedienza sarebbe
stata dovuta alla carica, non all’uomo, né tantomeno ai principi e ai
valori), o impazzire, o rivelare mire che fino a quel momento aveva
dissimulato.
È un progetto insomma, che prevede
la cancellazione, più che lo stravolgimento, della democrazia per la
quale sono morti in tanti per creare e poi per difendere le nostre
istituzioni. E a tale proposito è difficile dimenticare che nel 2013 la
banca d’affari J.P. Morgan aveva scritto che quelle delle nazioni del
Sud Europa sono Costituzioni che «mostrano una forte influenza delle
idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta
dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo». E per questo,
secondo quei banchieri statunitensi, sono troppo garantiste e, quindi,
andrebbero cambiate.
Io sono convinto, invece, che, a
partire dalla nostra, vadano difese con tutte le forze possibili votando
“No”, perché, altrimenti, è certo che qualcosa cambierà, ma è
altrettanto certo che sarà in peggio.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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