mercoledì 9 settembre 2020

I perché di un no: 2 - I pericoli

Evaporata quasi subito, e in maniera totale e incontrovertibile, la motivazione del risparmio, quella con cui era stata presentata la legge per la riduzione dei parlamentari, l’iniziativa non è abortita, ma ha continuato a vivere fino a portarci dove siamo oggi. Ovviamente, anche se dai 5stelle è lecito attendersi molte stranezze, nessuna legge viene fatta solo per farla, o esclusivamente per lucrare voti con quel populismo che, in epoca di slogan e non di ragionamenti, è sempre più importante nel determinare chi vince e chi perde le elezioni. Quindi è necessario individuare i pericoli che sono insiti nelle vere motivazioni che l’hanno ispirata.
 
Pur tenendo conto che gli unici che sostengono ancora compatti il “Sì” sono quelli di Fratelli d’Italia e delle altre formazioni dell’ultradestra, se proprio non si vuole avvicinare la legge di Grillo e della Casaleggio Associati, al “Piano di rinascita democratica” di Licio Gelli, quello che ha finanziato gli assassini della strage di Bologna, quantomeno balza agli occhi che la riduzione di rappresentatività ben si sposa con il farsesco mito della Piattaforma Rousseau perché non soltanto il voto telematico è usato esclusivamente per approvare proposte, o nomi, e mai per discutere davvero, ma serve anche a tentare di giustificare il fatto che poche decine di migliaia di voti dovrebbero decidere per 60 milioni di cittadini che magari la pensano in modo opposto e che nella piattaforma non possono intervenire.

Ma, oltre a presupporre la pericolosissima idea che meno si è e meglio si decide, lasciando spazio al concetto che dal punto di vista della cosiddetta “governabilità” nulla è più efficiente di una dittatura monocratica – «Datemi i pieni poteri», diceva Salvini – questi tagli lineari avrebbero effetti perniciosi, oltre che sulla rappresentanza, anche sulla parità di diritti di tutti i cittadini.

Con la nuova legge, per esempio, la rappresentanza della minoranza slovena in Parlamento diverrebbe soltanto episodica, se non impossibile. E lo stesso accadrebbe anche per minoranze linguistiche, territoriali, religiose e politiche.

In questa eliminazione delle minoranze, inoltre, si realizzerebbe anche un’evidente disparità di trattamento. Se i cittadini italiani di lingua slovena, infatti, sarebbero pesantemente penalizzati, quelli di lingua tedesca dell’Alto Adige continuerebbero a vivere come se nulla fosse accaduto perché difesi da trattati internazionali contro i quali neppure la boriosa violenza iconoclasta dei grillini può nulla.

E non vale, se non a scopo di propaganda, dire che i nuovi mezzi tecnici consentono comunicazioni che non richiedono una presenza fisica: sappiamo tutti quanto pericolosa sia diventata l’abitudine di scaraventare in rete notizie che non possono avere contraddittori, né confutazioni perché, mentre in un dibattito pubblico si è obbligati a mettere in piazza anche le debolezze del proprio pensiero, la rete permette agli utenti di vietare l’ingresso nelle proprie case e nel proprio cervello di parole che rischino di distruggere razionalmente le convinzioni di chi legge, o ascolta.

Il pericolo più grave, però, è che questo sarebbe soltanto il primo passo verso uno svuotamento del significato dell’esistenza del Parlamento perché è questo l’obbiettivo finale dei grillini. Troppi dimenticano, infatti, che hanno nel mirino altri due bersagli a suo tempo già chiaramente dichiarati.

Il primo è la nascita del referendum propositivo che alla lunga renderebbe marginale il ruolo delle Camere e sposterebbe l’asse di equilibrio da una democrazia rappresentativa a un simulacro di democrazia diretta.

Il secondo è l’istituzione del vincolo di mandato che ridurrebbe il Parlamento a una sorta di club nel quale i capigruppo potrebbero incontrarsi esclusivamente tra di loro e decidere tutto mettendo ognuno sul tavolo il peso del numero dei parlamentari che a lui dovrebbero riferirsi e che non potrebbero più, per l’intera legislatura, ribellarsi ai voleri del capo che in cinque anni può anche cambiare (il PD di Bersani è stato molto diverso dal PD di Renzi, ma l’obbedienza sarebbe stata dovuta alla carica, non all’uomo, né tantomeno ai principi e ai valori), o impazzire, o rivelare mire che fino a quel momento aveva dissimulato.


È un progetto insomma, che prevede la cancellazione, più che lo stravolgimento, della democrazia per la quale sono morti in tanti per creare e poi per difendere le nostre istituzioni. E a tale proposito è difficile dimenticare che nel 2013 la banca d’affari J.P. Morgan aveva scritto che quelle delle nazioni del Sud Europa sono Costituzioni che «mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo». E per questo, secondo quei banchieri statunitensi, sono troppo garantiste e, quindi, andrebbero cambiate.

Io sono convinto, invece, che, a partire dalla nostra, vadano difese con tutte le forze possibili votando “No”, perché, altrimenti, è certo che qualcosa cambierà, ma è altrettanto certo che sarà in peggio.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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