lunedì 7 settembre 2020

Che significato ha la “D”?

Dopo che Zingaretti ha deciso di proporre al PD – o almeno a quella parte che lo segue – di votare Sì al referendum, ho dovuto prendere atto che la “D” della sigla del partito per cui ho votato più spesso da quando è nato ha un significato evidentemente diverso da quello che intendevo io. 

Con rammarico, tristezza e solidarietà per i Democratici per il NO, annuncio – se a qualcuno potrà interessare – che non ho più intenzione di votare per questo P-non so cosa fino a quando Zingaretti resterà segretario, la “D” non tornerà a significare “democratico” e il partito non sarà animato da ideali almeno parzialmente di sinistra. E intanto spero che molti elettori del PD che non la pensano come Zingaretti si facciano sentire e che non rinuncino a votare NO disertando le urne per disperazione o rabbia.

Non riesco a concepire che un Paese come l'Italia con tutto quello che ha subito prima e dopo la seconda guerra mondiale possa scherzare con elementi importanti come la democrazia e la Costituzione soltanto per non irritare gli attuali e sopravvalutati alleati di governo.

Ridicolmente farisea è l’idea che soltanto dopo il massacro del Parlamento si possa parlare di riforme strutturali della nostra democrazia, soprattutto senza neppure accennare a quale potrebbe essere la nuova ingegneria parlamentare. Forse quella di Renzi già bocciata tre anni fa? Oppure l’elezione diretta di un premier come da sempre auspicato dalla destra? O, ancora, con una cosiddetta “democrazia diretta” come sognato dalla Casaleggio Associati?

Parlare di rispetto per coloro che sono morti durante la Resistenza, o dopo, sotto i colpi degli opposti estremismi mentre si sacrificavano per difendere le istituzioni e la democrazia rappresentativa è inaccettabile se poi si svende tutto pur di restare al governo.

Temiamo che, con un governo diverso, alle prossime presidenziali possa uscire vincente un nome inaccettabile? Vuol dire che noi non siamo capaci di far camminare le nostre idee, o che le nostre idee non hanno le gambe per camminare da sole e che anche la sinistra è stata vittima della smania di accelerare ogni procedimento: anche quello per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Comunque se gli italiani vorranno al Quirinale un uomo in sintonia con Salvini e la Meloni, avranno tutto il diritto di votare per creare i presupposti necessari e poi avranno tutto il tempo per pentirsene amaramente.

Da domani tenterò di illustrare i motivi per i quali il NO al referendum non lo vedo come una scelta, bensì come una necessità.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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