Dopo
che Zingaretti ha deciso di proporre al PD – o almeno a quella parte
che lo segue – di votare Sì al referendum, ho dovuto prendere atto che
la “D” della sigla del partito per cui ho votato più spesso da quando è
nato ha un significato evidentemente diverso da quello che intendevo io.
Con rammarico, tristezza e solidarietà per i Democratici per il NO,
annuncio – se a qualcuno potrà interessare – che non ho più intenzione
di votare per questo P-non so cosa fino a quando Zingaretti resterà
segretario, la “D” non tornerà a significare “democratico” e il partito
non sarà animato da ideali almeno parzialmente di sinistra. E intanto
spero che molti elettori del PD che non la pensano come Zingaretti si
facciano sentire e che non rinuncino a votare NO disertando le urne per
disperazione o rabbia.
Non riesco a concepire che un
Paese come l'Italia con tutto quello che ha subito prima e dopo la
seconda guerra mondiale possa scherzare con elementi importanti come la
democrazia e la Costituzione soltanto per non irritare gli attuali e
sopravvalutati alleati di governo.
Ridicolmente farisea è l’idea che
soltanto dopo il massacro del Parlamento si possa parlare di riforme
strutturali della nostra democrazia, soprattutto senza neppure accennare
a quale potrebbe essere la nuova ingegneria parlamentare. Forse quella
di Renzi già bocciata tre anni fa? Oppure l’elezione diretta di un
premier come da sempre auspicato dalla destra? O, ancora, con una
cosiddetta “democrazia diretta” come sognato dalla Casaleggio Associati?
Parlare di rispetto per coloro che
sono morti durante la Resistenza, o dopo, sotto i colpi degli opposti
estremismi mentre si sacrificavano per difendere le istituzioni e la
democrazia rappresentativa è inaccettabile se poi si svende tutto pur di
restare al governo.
Temiamo che, con un governo
diverso, alle prossime presidenziali possa uscire vincente un nome
inaccettabile? Vuol dire che noi non siamo capaci di far camminare le
nostre idee, o che le nostre idee non hanno le gambe per camminare da
sole e che anche la sinistra è stata vittima della smania di accelerare
ogni procedimento: anche quello per l’elezione del Presidente della
Repubblica.
Comunque se gli italiani vorranno
al Quirinale un uomo in sintonia con Salvini e la Meloni, avranno tutto
il diritto di votare per creare i presupposti necessari e poi avranno
tutto il tempo per pentirsene amaramente.
Da domani tenterò di illustrare i motivi per i quali il NO al referendum non lo vedo come una scelta, bensì come una necessità.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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