È un fatto
acclarato che i Comitati del No non legati a partiti politici avevano
come obbiettivo fondamentale la difesa della Costituzione e non la
caduta del governo Renzi. E, quindi, una volta raggiunto lo scopo
costitutivo, avrebbe potuto essere logico attendersi una loro quasi
totale indifferenza davanti alle dimissioni di Renzi e all’ingresso a
Palazzo Chigi di Gentiloni.
Questo, però, vista la composizione
del nuovo esecutivo, non può accadere per vari motivi: la conferma di
tredici ministri del governo uscente, l’ingresso premiante
dell’obbediente Finocchiaro nella posizione che sovrintenderà alle nuove
leggi elettorali, la conferma dell’inguardabile (e non dal punto di
vista estetico) Poletti al Lavoro, la salita a un ministero resuscitato
del fedelissimo Lotti, il passaggio agli Esteri di Alfano, noto anche
per il fatto che non conosce pochissime parole di inglese, lo
spostamento al sottosegretariato di Palazzo Chigi della Boschi, madre
putativa dell’orribile riforma bocciata con lei, e che, invece di essere
messa almeno temporaneamente in disparte, ha assunto il compito di
braccio destro, o di controllora (al femminile si dice così?), di
Gentiloni. Sono questi – e non sono tutti – i motivi che fanno pensare
che più che di un governo Gentiloni, si tratti di un Renzi bis in cui il
burattinaio per il momento preferisce non mostrare la faccia per
dedicarsi, invece, principalmente alla cura del partito dal quale, poi,
sperare di riprendere la scalata al potere che conta.
Questa immagine è presentata e
sostenuta anche da giornali che, dopo aver difeso acriticamente e fino
all’inverosimile Renzi e la sua riforma costituzionale, ora tentano di
rifarsi un verginità critica non apprezzando il governo Gentiloni.
Nessun motivo, dunque, da parte dei
componenti dei Comitati del No, per storcere il naso, visto che Renzi è
praticamente rimasto al suo posto? Non è così e i motivi si trovano
proprio nell’evidenza che Renzi, così facendo, ben lontano
dall’ammettere di aver sbagliato e perduto, ha voluto soltanto
riaffermare muscolarmente il proprio potere. E lo ha fatto pensando
soltanto al mondo politico; non certamente ai cittadini, la maggior
parte dei quali ha votato contro il suo progetto, ma dei quali non si è
curato e non si cura minimamente. Il suo discorso, non esplicitato a
parole, ma nei fatti, potrebbe essere condensato, più o meno, così: «Va
bene, potrebbe sembrare che io abbia perso e, per non perdere la faccia,
fingo di andarmene. Ma voi sapete benissimo che le leve del comando
restano saldamente in mano mia».
È un discorso tutto interno a quel
mondo politico che Renzi dichiarava di voler cancellare con la
rottamazione e che trova un esempio emblematico in Rosato che, una volta
rimasto fuori dal governo, si è sentito in dovere di dichiararsi a
favore di un veloce ritorno alle urne. Ma è anche e soprattutto la
constatazione che l’ex sindaco di Firenze dimostra ancora una volta di
tenere in gran conto il voto dei cittadini, ma soltanto se gli è
favorevole; altrimenti fa finta che non ci sia neppure stato. Ed è
questo che continua a preoccupare e che deve far rimanere con le antenne
alzate tutti coloro che hanno operato e votato per difendere la
Costituzione.
Il modo di comportarsi di Renzi, infatti, non può non richiamare alla
memoria le parole pronunciate da Napolitano, uno dei suoi due anziani
padri putativi, dopo le elezioni presidenziali statunitensi: «La
vittoria di Trump è fra gli eventi più sconvolgenti della storia della
democrazia europea e americana, e del suffragio universale che non è
sempre stata una storia di avanzamento, ma è stato anche foriero di
grandissime conseguenze negative per il mondo». Parole poi riprese,
messe a fuoco e sintetizzate da Fabrizio Rondolino: «Il suffragio
universale – ha detto il pasdaran del PD renzista – comincia a
rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale».
Sono parole che fanno rabbrividire e
che vanno nello stesso senso in cui andava la riforma che abbiamo
avversato e bocciato: quello di togliere occasioni al popolo per far
sentire la propria voce e di limitare anche l’attività dei delegati dal
popolo per privilegiare, invece, i voleri del capo.
È vero che talvolta il suffragio
universale porta a risultati che possono essere considerato pericolosi,
ma la causa non è certamente del suffragio universale e della
democrazia, bensì del fatto che troppo spesso la gente si avvicina alle
urne con sufficienza, o del tutto impreparata. E la colpa non è solo
della gente, ma soprattutto della politica che ormai tenta di parlare ai
cittadini soltanto in occasione del voto, mentre per tutti gli anni che
intercorrono tra un’elezione e l’altra, cerca addirittura di sviare
l’attenzione, di non far pensare, perché ogni pensiero cosciente può dar
vita a una fastidiosa obiezione, o, addirittura, a un’intollerabile
opposizione. E così saltano tutti confronti e i dibattiti, intesi come
occasione di crescita reciproca e non di palcoscenico in cui mettere in
mostra soltanto i propri slogan.
Ed è evidente che allora il posto
lasciato così a lungo vacante dalla politica volontariamente assente,
finisce per essere occupato da altre entità: una televisione che per la
grandissima parte distrae e assopisce qualunque impulso sociale, le
mafie, i poteri forti, o, anche, più semplicemente, gli egoismi e le
asocialità.
Eppure la storia ha dimostrato ad
abundantiam che se consegni la tua vita in mano a chi è delegato a
decidere da solo per te, prima o poi quel qualcuno abuserà della sua
delega. E potrà anche farlo in maniera drammatica. La mente corre a nomi
come Mussolini, Hitler, Stalin, ma la lista tra cui scegliere un
esempio, pur se talvolta meno altisonante, è purtroppo drammaticamente
lunghissima.
Quindi, come già è stato detto, la
vittoria nel referendum non è un punto di arrivo, ma di partenza. Non
per creare nuove realtà politiche, ma per sorvegliare e stimolare quelle
esistenti. Sprecare il patrimonio accumulato in questi lunghi mesi di
efficace opposizione dal basso sarebbe commettere un peccato sociale e
politico probabilmente non inferiore a quelli commessi da Renzi.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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