Ebbene sì, lo confesso: ho esultato.
Perché l’Italia continua a essere
una Repubblica parlamentare e non è diventata presidenziale. Perché
ancora una volta il povero e fragile Davide batte il ricchissimo e
potente Golia. Perché è stato dimostrato che sperare si può sempre.
Perché molta gente è tornata ad accostarsi alle urne e appare evidente
che per buona parte si è trattato di quella gente di sinistra che ormai
non riteneva più che qualcuno potesse rappresentarla e che forse ora non
considererà concluso il suo compito. Perché il buon senso si è rivelato
superiore al potentissimo schieramento mediatico messo in campo da
Renzi e dai suoi. Perché la gente ha dimostrato ancora una volta che, se
sta attenta, sa distinguere benissimo tra informazione e pubblicità.
Perché molti tra quelli che hanno cambiato bandiera perché pensavano di
vincere non avranno più il coraggio di appuntarsi medaglie di coerenza,
mentre, se questo coraggio di ripresentarsi per cariche politiche o
amministrative ce l’avranno ancora, saremo noi a sforzarci di ricordare a
tutti come si sono rivelati.
E potrei proseguire a lungo sui
perché ho esultato, ma preferisco soffermarmi sui motivi per i quali la
gioia non può essere completa e priva di ombre. Sono pensoso perché
Renzi ha lasciato un Paese spaccato verticalmente in due e – almeno in
questo è riuscito a vincere – una sinistra in frantumi e da ricostruire.
Sono pensoso perché i tentativi di appropriarsi di una vittoria
popolare sono tantissimi e sono già partiti subito dopo il voto.
Ma pensoso non vuol dire
preoccupato, o addirittura privo di speranze. Anzi. I mercati –
chiamiamoli pure così – fanno già vedere quanto poco hanno gradito che
l’obbediente Renzi non sia più al suo posto, anche se – Costituzione
insegna – sarà il Presidente della Repubblica a decidere come cercare un
nuovo governo. Però ci sono quasi venti milioni di italiani che hanno
già fatto sapere con chiarezza che tengono più conto della democrazia
che delle loro minacce.
Nella notte Luciano Favaro, per
festeggiare, ha diffuso il testo di “La storia Siamo noi, bella Ciao”,
una canzone di Francesco De Gregori che ho spesso citato in questi
dodici lunghissimi mesi di campagna referendaria. Un testo che desidero
riproporvi:
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso
Siamo noi questo prato di aghi sotto al cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
Questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono: “Tutti sono uguali,
Tutti rubano alla stessa maniera”
Ma è solo un modo per convincerti
A restare chiuso dentro casa quando viene la sera;
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone
La storia entra dentro le stanze, le brucia,
La storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi.
Siamo noi che scriviamo le lettere
Siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da perdere.
E poi la gente (Perché è la gente che fa la storia)
Quando si tratta di scegliere e di andare
Te la ritrovi tutta con gli occhi aperti
Che sanno benissimo cosa fare:
Quelli che hanno letto milioni di libri
E quelli che non sanno nemmeno parlare;
Ed è per questo che la storia dà i brividi,
Perché nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
Siamo noi, bella ciao, che partiamo
La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, Siamo noi questo piatto di grano.
Ripeto
quello che ho già scritto e detto tantissime volte: a me del destino
politico di Renzi interessava poco o nulla. Mi importava, invece, molto
del destino democratico di mia figlia, di mia nipote, dei loro coetanei e
di tutti gli italiani. Non è che questo destino ieri sia stato scritto e
che ora possiamo vivere tranquilli, ma è certo che ieri è stata
cancellata una possibile uscita traumatica dalla strada tracciata da
coloro che per la Costituzione sono morti.
Ora dovremo continuare a
vigilare e a operare – ognuno secondo le sue capacità – perché la
democrazia, come la stessa vita, va difesa, salvaguardata e fatta
sviluppare giorno per giorno da tutti. Senza demiurghi al comando.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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