Credo
sia stato davvero molto utile il dibattito tra il presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, e il fondatore del Comitato per il No, Gustavo
Zagrebelsky, condotto su LA7 da “miperdonipresidente”, appunto, Mentana
che alla fine si è assunto ipocritamente perché tardivamente tutte le
responsabilità per le disparità di trattamento e di tempo usate nei
confronti dei due antagonisti. Molto utile per una lunga serie di motivi
su alcuni dei quali mi sembra doveroso soffermarmi subito.
Il primo riguarda il fatto che tra i
due – e quindi tra i sostenitori del No e quelli del Sì – ancor prima
dello scontro istituzionale e politico, divampa, sotterraneo ma non
troppo, un vero scontro antropologico. Da una parte un signore anziano
pacato che tenta di spiegare le cose ed esporre ragionamenti; dall’altra
un giovane politico che non ascolta neppure l’avversario, se non per
segnare i punti sui quali ritiene più facile rispondere e per ignorare
gli altri. Da una parte una persona ossequiente alla propria educazione,
che frigge davanti al comportamento altrui, ma si sente in dovere di
stare zitto, in attesa del proprio turno; dall’altra un personaggio che
non lascia quasi mai finire un ragionamento, o una domanda, e interrompe
ad alta voce, quasi sempre con espressioni che nulla c’entrano con
quello che l’antagonista sta dicendo. Da una parte uno studioso che
conosce bene, per averle sempre praticate, le regole del dialogo, o del
dibattito, comunque del confronto tra opinioni diverse, e che ritiene
doveroso adeguarvisi in ogni caso; dall’altra un politico di grande
potere che è abituato ai soliloqui e ai cenni di deferenza e che,
quindi, non conosce, o forse non accetta, le regole che sono alla base
delle più elementari democrazie e che, anzi, ritiene praticamente
offensivo che qualcuno non sia d’accordo con lui.
Il secondo attiene alla differenza
tra apparenza e sostanza e al fatto che molti sono convinti che la prima
sia decisamente più funzionale della seconda a raccattare voti tra i
distratti. Altrimenti non si spiegherebbe la compostezza del professore
(che al massimo si è limitato a chiudere gli occhi) di fronte allo
studiato e ricchissimo repertorio di smorfie, strabuzzamenti di occhi,
increspature di labbra, gesti di impazienza studiati attentamente ed
effettuati con tutta la parte del corpo inquadrata dalle telecamere. Due
sole eccezioni all'autocontrollo. Per Zagrebelski lo scatto «Non mi
continui a dire “Con tutto il rispetto"…», sottintendendo “quando il
rispetto non c’è”. Per Renzi un’occhiata di pura cattiveria e veleno in
una delle volte in cui il costituzionalista è andato a toccare punti di
difficile risposta per il politico mentre Renzi era convinto di non
essere inquadrato dalla telecamera.
Il terzo concerne lo spirito con cui
i due si sono approcciati al dibattito. Zagrebelsky con un suo libro
con il testo costituzionale e convinto di dover parlare soltanto di
Costituzione. Renzi, evidentemente preoccupato dello scontro, con un pur
smilzo dossier preparatogli dal suo staff per tentare di mettere in
cattiva luce Zagrebelski e con la decisione continua di spostare
l’attenzione dalla Costituzione ad altri aspetti della politica.
Come ultimo punto, ma forse più
importante, è apparso chiaro come Renzi e i suoi abbiano intenzione di
tentare di approfittare delle domande del quesito referendario che
evidentemente – bisogna dare loro atto di grande premeditazione –
avevano ben presenti fin da tanti mesi fa. Vi ripropongo il testo
completo: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente
“disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di
funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione
del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal
Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile
2016?».
Ebbene, per Renzi le risposte a
tutte le cinque articolazioni dell’unico quesito devono essere risolte
con un sì perché un no, giusto per dare un solo esempio, vorrebbe dire –
secondo lui, o meglio secondo la sua propaganda perché la sua mente non
può essere così rozza, anche se ritiene rozza quella degli altri – che
si è semplicemente contrari alla riduzione dei parlamentari. E
Zagrebelsky, con la palla al piede della sua educazione, non riusciva,
tra gli ululati del presidente del Consiglio pro tempore, a far sentire
che la riduzione dei parlamentari si può ottenere in tanti altri modi
diversi e anche più efficaci, sia per la funzionalità democratica, sia
per raggiungere e superare quei risparmi economici che Renzi continua a
sbandierare come fossero la cosa più importante anche mentre la
democrazia stessa viene messa in pericolo.
E a questo proposito, merita
rilevare che davanti al «rischio di una svolta oligarchica» sollevata da
Zagrebelsky pensando al combinato disposto tra riforma costituzionale e
legge elettorale, Renzi ha fatto la faccia risentita e ha ribattuto
dicendo che questa è «un’offesa agli italiani». Allora, visto che il
presidente del Consiglio è stato il primo sostenitore di quell’Italicum
che può mettere in pericolo la democrazia italiana e che ora afferma che
dovrà cambiarlo, ma con una legge che mantenga il concetto che «la sera
del voto bisognerà sapere chi ha vinto» e che continuerà a fare quello
che vuole per cinque anni, l’incoerenza appare davvero chiara. E viene
naturale scomodare Dante che nel XXVII Canto dell’Inferno, quello di
Guido da Montefeltro, scrive: «Ch’assolver non si può chi non si pente, /
né pentere e volere insieme puossi / per la contradizion che nol
consente».
Renzi è la stessa persona che
continua a cercar di convincere quelli che ha già perso e quelli che sta
perdendo continuando a dire «Io sono di sinistra» e subito dopo
aggiungendo «Bisogna fare le cose in modo da ottenere i voti a destra».
Votare a favore delle tesi di una contraddizione vivente davvero non
credo possa essere accettabile.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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