martedì 4 agosto 2020

Tra il dire e il fare


Alle lezioni di catechismo insegnano che la speranza è una delle tre Virtù teologali. Lasciando perdere il collegamento religioso, anche in senso assolutamente laico la speranza non è un semplice stato d’animo, ma è una vera e propria virtù e, come tale, è difficile da coltivare perché, per alimentarla e farla vivere, non basta conservarla gelosamente nel proprio animo: occorre, invece, nutrirla con idee e azioni concrete. Altrimenti finisce per appassire e morire.
Tenendo conto di questa realtà, sembra quasi impossibile che tante donne e tanti uomini, tanti giovani e tanti anziani con ideali di sinistra abbiano ancora in sé la speranza – e conseguentemente la voglia di lottare – di veder realizzato un mondo migliore, più giusto, più democratico. Ed è una speranza importante perché non si ferma a puntare al risultato delle prossime elezioni, di qualunque tipo siano, ma investe l’intero futuro della nostra società che, in una palude di apatia e immobilismo, rischia di non avere più in sé quegli anticorpi che nei secoli hanno permesso di innescare ogni tipo di resistenza.
A questo punto credo sia necessario mettere in chiaro un fatto che ritengo fondamentale: a essere in discussione non è l’esistenza del PD, attualmente unica formazione politica dotata della massa critica necessaria per fungere da elemento di attrazione per tutte le forze che non intendono cedere il controllo dell’Italia alle destre sovraniste, razziste, aliofobe, fieramente nemiche di ogni concetto di uguaglianza. A essere messa in discussione – anzi, a dover cambiare – è l’anima del PD di cui è sempre più difficile capire le motivazioni della sua esistenza politica. Sempre se questo partito intende ancora rappresentare quelle donne e quegli uomini, quei giovani e quegli anziani di cui parlavo prima.
I motivi per i quali è sempre più difficile accettare il partito di Zingaretti come rappresentante ideale sono tanti e desidero farne un rapido e sicuramente incompleto elenco.
Innanzitutto il colpevole silenzio davanti a un referendum confermativo di una legge voluta da populisti assortiti che distruggerà ulteriormente la nostra democrazia rappresentativa andando a ridurre drasticamente gli eletti al Parlamento e, quindi, massacrando la rappresentanza che è, appunto, elemento fondante della nostra Costituzione.

L’inaccettabile acquiescenza davanti ai continui rinvii dell’abolizione dei cosiddetti “Decreti sicurezza” voluti da Salvini e mantenuti in vita sia da una parte dei 5stelle, sia dalla fazione dei dem più vicini ai concetti messi in pratica a suo tempo da Minniti per il quale evidentemente i migranti possono essere considerati esseri umani soltanto – e non proprio sempre – quando riescono a sbarcare sul suolo italiano, ma non quando sono ancora nei Lager di una Libia che l’Italia continua a finanziare. E, abbastanza vicina, c'è anche l'accettazione della politica estera nei confronti di un Egitto che, oltre a continuare a nascondere la verità su Giulio Regeni, continua a tenere in carcere per reati (?) di opinione, Patrick Zaki.
La totale dimenticanza di quello “Ius soli” che per un certo periodo era diventato una bandiera dem e che ora è talmente floscia che nessuno nemmeno vede più.
Il fragoroso silenzio che continua a essere osservato – evidentemente per la paura di offendere gli attuali alleati grillini, o anche possibili alleati futuri che promettono di salvare l’attuale legislatura – su temi di primaria importanza come la scuola che sembra essere ridotta soltanto a un fatto legato alla misura dei banchi; come la salute che è già stata accantonata e che probabilmente tornerà in primo piano soltanto se coloro che la odiano di più – i negazionisti – riusciranno a far riesplodere la pandemia anche nel nostro Paese; come l’evasione fiscale che è la causa primaria della nostra debolezza e che nessuno si decide a chiamare con il suo vero nome: furto.
A dire il vero, di tutto questo anche si sente parlare, ma certamente non ragionare. Se proprio è necessario per non fare palese brutta figura, dal mondo della politica arrivano quasi soltanto dichiarazioni di maniera, altisonanti, ma del tutto vuote, piene di belle parole, ma soprattutto di frasi fatte.
L’antica saggezza ha sempre detto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e il problema è che noi abbiamo sempre guardato soltanto i due estremi, mentre avremmo dovuto appuntare la nostra attenzione e il nostro impegno soprattutto sulla realtà di mezzo: quel mare che, per quanto procelloso e pericoloso, dovremmo affrontare se vogliamo sperare in un futuro migliore. Proprio come fanno quei migranti che rischiano la vita per attraversare il Mediterraneo.
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