Ormai
appare del tutto evidente che, per essere italiani capaci di adattarsi
all’attuale realtà del nostro Paese, bisogna essere visionariamente
geniali, o disperatamente pazzi.
Gli esempi si sprecano, ma due
degli ultimi sono magnificamente esemplificativi.
Cominciamo con quello
più spiccatamente politico. Circa 50 mila italiani (un po’ meno dell’uno
per mille della popolazione) si esprimono sulla piattaforma Rousseau,
di proprietà e controllo della Casaleggio Associati, e danno due pareri a
causa dei quali la politica italiana – almeno così qualcuno ritiene –
dovrebbe cambiare significativamente.
Il primo responso, con un 80%
abbondante di sì, istituzionalizza la furbata del “mandato zero”,
miserevole trucchetto escogitato per scavallare il limite del secondo
mandato elettivo che era uno dei caposaldi etico-politici dei grillini.
Ma questo riguarda esclusivamente i 5stelle e, quindi, contenti loro...
Il secondo, invece, che tra
l’altro ha raccolto soltanto meno del 60 per cento dei voti, rischia di
coinvolgere anche gli altri 999 italiani abbondanti su 1000, perché va a
demolire un altro dei caposaldi “etici” imposti da Grillo e poi da lui
stesso cancellato, a dimostrazione che “uno vale uno” soltanto se
quell’uno risponde al nome di Grillo, appunto, o di Casaleggio. Il
caposaldo demolito è quello della “non alleanza” con altre forze
politiche.
La reazione normalmente potrebbe
essere identica a quella precedente: «Fatti loro: che tentino di
allearsi pure con chi ci casca». Purtroppo, però, la situazione è
diversa perché Zingaretti, segretario del PD, ha affermato con grande
(sua) soddisfazione: «È una buona notizia. Si apre finalmente una
stagione diversa, unitaria e di riforme». E francamente, oltre a non
capire che tipo di sogni di riforme possano essere condivisi con Grillo e
compagnia, questa reazione fa crescere a dismisura i già notevoli dubbi
sugli ideali e gli obbiettivi del PD.
Come può un partito, che dice di
avere coscienza e ideali di sinistra, allearsi organicamente con un
autodefinito movimento in cui la democrazia è praticamente inesistente
se non nella forma illusoria e truffaldina della cosiddetta “democrazia
diretta”? Con un partito che del populismo ha fatto la sua bandiera
abbracciando, a seconda delle convenienze del momento, la xenofobia, il
razzismo, l’odio per chiunque – tranne se stessi, ovviamente – si muova
nella vituperata politica; che ama l’idea del reddito di cittadinanza,
ma aborrisce qualunque desiderio di equità sociale; che a suo tempo ha
accettato qualsiasi disumanità salviniana pur di non perdere
l’ufficialmente tanto disprezzata poltrona? Con un partito che assomma
nella maggior parte della sua classe dirigente ignoranza e
presupponenza? Che pur di poter sbandierare qualche briciola di
risparmio a livello parlamentare, non si crea nessun problema a demolire
una parte della Costituzione distruggendo il caposaldo della
rappresentanza che in una democrazia rappresentativa non dovrebbe mai
essere nemmeno messo in dubbio?
Se Zingaretti dice che, come nel
1943 a Salerno, ci si deve alleare senza troppa schizzinosità anche con
forze idealmente non molto vicine, pur di non far prendere il potere
alle destre, sono assolutamente d’accordo, anche se, fossi romano e mi
chiedessero di votare Raggi, avrei enormi problemi. Se, invece, mi parla
di una stagione di riforme, mi sento ancora una volta imperdonabilmente
preso in giro.
Il secondo esempio apparentemente
c’entra poco con il primo, ma, invece, gli è strettamente legato. Dopo
aver dibattuto per settimane su che tipo di banchi adottare per
permettere di osservare il distanziamento fisico anche nelle aule
scolastiche e dopo aver parlato, se non ricordo male, di ordinazioni di 4
milioni di banchi nuovi di zecca, visto che la ministra Azzolini –
grillina anch’essa – non riusciva a trovare una soluzione praticabile,
si è deciso che, se usano la mascherina, bambini e ragazzi possono stare
anche gomito a gomito.
Che poi la scienza testimoni che,
mentre già il numero dei contagiati cresce di giorno in giorno, tra i
giovani il contagio è più efficace e, quindi più pericoloso per la
diffusione anche nelle famiglie, è evidentemente meno importante del
fatto che il ministero non sappia come giustificare il ritardo
accumulato. Ne deriveranno nuovi focolai di Covid-19? Quasi sicuramente
sì, ma questo succederà tra un paio di mesi, mentre l’ammissione di
incapacità e l’adozione di scelte drastiche e poco gradite, invece,
dovrebbe essere fatta oggi. Cosa inaccettabile per i cosiddetti politici
attuali che per buona parte vivono esclusivamente di apparenza e che
confidano che, magari, qualche miracolo possa arrivare.
All’inizio dicevo che per vivere
serenamente nel nostro Paese occorre genio, o follia. A pensarci bene,
francamente tenderei a escludere il primo.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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