domenica 16 agosto 2020

Tra genio e follia

Ormai appare del tutto evidente che, per essere italiani capaci di adattarsi all’attuale realtà del nostro Paese, bisogna essere visionariamente geniali, o disperatamente pazzi. 
Gli esempi si sprecano, ma due degli ultimi sono magnificamente esemplificativi. 

Cominciamo con quello più spiccatamente politico. Circa 50 mila italiani (un po’ meno dell’uno per mille della popolazione) si esprimono sulla piattaforma Rousseau, di proprietà e controllo della Casaleggio Associati, e danno due pareri a causa dei quali la politica italiana – almeno così qualcuno ritiene – dovrebbe cambiare significativamente.

Il primo responso, con un 80% abbondante di sì, istituzionalizza la furbata del “mandato zero”, miserevole trucchetto escogitato per scavallare il limite del secondo mandato elettivo che era uno dei caposaldi etico-politici dei grillini. Ma questo riguarda esclusivamente i 5stelle e, quindi, contenti loro...

Il secondo, invece, che tra l’altro ha raccolto soltanto meno del 60 per cento dei voti, rischia di coinvolgere anche gli altri 999 italiani abbondanti su 1000, perché va a demolire un altro dei caposaldi “etici” imposti da Grillo e poi da lui stesso cancellato, a dimostrazione che “uno vale uno” soltanto se quell’uno risponde al nome di Grillo, appunto, o di Casaleggio. Il caposaldo demolito è quello della “non alleanza” con altre forze politiche.

La reazione normalmente potrebbe essere identica a quella precedente: «Fatti loro: che tentino di allearsi pure con chi ci casca». Purtroppo, però, la situazione è diversa perché Zingaretti, segretario del PD, ha affermato con grande (sua) soddisfazione: «È una buona notizia. Si apre finalmente una stagione diversa, unitaria e di riforme». E francamente, oltre a non capire che tipo di sogni di riforme possano essere condivisi con Grillo e compagnia, questa reazione fa crescere a dismisura i già notevoli dubbi sugli ideali e gli obbiettivi del PD.

Come può un partito, che dice di avere coscienza e ideali di sinistra, allearsi organicamente con un autodefinito movimento in cui la democrazia è praticamente inesistente se non nella forma illusoria e truffaldina della cosiddetta “democrazia diretta”? Con un partito che del populismo ha fatto la sua bandiera abbracciando, a seconda delle convenienze del momento, la xenofobia, il razzismo, l’odio per chiunque – tranne se stessi, ovviamente – si muova nella vituperata politica; che ama l’idea del reddito di cittadinanza, ma aborrisce qualunque desiderio di equità sociale; che a suo tempo ha accettato qualsiasi disumanità salviniana pur di non perdere l’ufficialmente tanto disprezzata poltrona? Con un partito che assomma nella maggior parte della sua classe dirigente ignoranza e presupponenza? Che pur di poter sbandierare qualche briciola di risparmio a livello parlamentare, non si crea nessun problema a demolire una parte della Costituzione distruggendo il caposaldo della rappresentanza che in una democrazia rappresentativa non dovrebbe mai essere nemmeno messo in dubbio?

Se Zingaretti dice che, come nel 1943 a Salerno, ci si deve alleare senza troppa schizzinosità anche con forze idealmente non molto vicine, pur di non far prendere il potere alle destre, sono assolutamente d’accordo, anche se, fossi romano e mi chiedessero di votare Raggi, avrei enormi problemi. Se, invece, mi parla di una stagione di riforme, mi sento ancora una volta imperdonabilmente preso in giro.

Il secondo esempio apparentemente c’entra poco con il primo, ma, invece, gli è strettamente legato. Dopo aver dibattuto per settimane su che tipo di banchi adottare per permettere di osservare il distanziamento fisico anche nelle aule scolastiche e dopo aver parlato, se non ricordo male, di ordinazioni di 4 milioni di banchi nuovi di zecca, visto che la ministra Azzolini – grillina anch’essa – non riusciva a trovare una soluzione praticabile, si è deciso che, se usano la mascherina, bambini e ragazzi possono stare anche gomito a gomito.

Che poi la scienza testimoni che, mentre già il numero dei contagiati cresce di giorno in giorno, tra i giovani il contagio è più efficace e, quindi più pericoloso per la diffusione anche nelle famiglie, è evidentemente meno importante del fatto che il ministero non sappia come giustificare il ritardo accumulato. Ne deriveranno nuovi focolai di Covid-19? Quasi sicuramente sì, ma questo succederà tra un paio di mesi, mentre l’ammissione di incapacità e l’adozione di scelte drastiche e poco gradite, invece, dovrebbe essere fatta oggi. Cosa inaccettabile per i cosiddetti politici attuali che per buona parte vivono esclusivamente di apparenza e che confidano che, magari, qualche miracolo possa arrivare.

All’inizio dicevo che per vivere serenamente nel nostro Paese occorre genio, o follia. A pensarci bene, francamente tenderei a escludere il primo.

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