Al momento in
cui scrivo queste righe non so ancora se il governo cosiddetto
“giallo-rosso” vedrà la luce, o meno, ma so per certo che la
prospettiva, già non particolarmente esaltante, si avvicina alla sua
possibile concretizzazione sotto auspici ancora peggiori del previsto.
Cominciamo dall’argomento di più
basso livello: Luigi Di Maio. Dopo aver detto nel gennaio dello scorso
anno che «Il PD è un partito di miserabili che vogliono soltanto la
poltrone», sta tenendo in bilico una trattativa determinante non perché
abbia dei dubbi sulla sostanza di un possibile accordo con il partito
dei «miserabili», ma in quanto il problema delle «poltrone» ora è
diventato suo. Al secondo mandato, protagonista del dimezzamento dei
voti dei 5stelle, sa benissimo che, se non riesce a darsi ulteriore
visibilità e teorico potere, rischia davvero di dover tornare allo
stadio San Paolo di Napoli; e non certamente in tribuna vip.
Secondo punto, ben più importante,
quello che riguarda le più recenti azioni di alcuni ministri grillini.
Due giorni fa l’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile che è
sottoposta al controllo del Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, ancora occupato da Danilo Toninelli, ha bloccato le missioni
degli aerei leggeri che avvistano dall’alto i migranti in difficoltà nel
Mediterraneo con l’incredibile motivazione che «le norme nazionali
impongono che quei velivoli possano essere usati solo per attività
ricreative e non professionali». Come se un volontariato fosse attività
professionale e come se uno che fa un giro turistico fosse obbligato a
far finta di non vedere un gommone che sta affondando con i suoi
occupanti.
A colmare la misura ieri il
famigerato, anche se spesso non consapevole, Toninelli e la ministra
della Difesa, Elisabetta Trenta, hanno controfirmato la più recente
nefandezza di Salvini al Viminale: chiudere ancora una volta i porti
italiani alle navi che hanno salvato e accolto coloro che stavano
annegando.
Mi piacerebbe che anche i
rappresentanti del PD impegnati nelle trattative avessero ben presente
che i problemi economici sono importantissimi, ma che perdere la propria
anima e la propria umanità è ancora molto peggio.
Terzo e ultimo punto: la pretesa di
Di Maio di sottoporre l’eventuale accordo raggiunto tra 5stelle e PD e
approvato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al voto
della Piattaforma Rousseau, cioè alla valutazione – tra l’altro non
trasparente e non controllabile – di alcune decine di migliaia di
persone che dovrebbero avere l’ultima parola su una scelta, per quanto
fortemente sofferta e controversa, che riguarda tutta la nazione.
Ma
ancora più grave è il fatto che questi signori agiscono in totale
spregio di quella democrazia rappresentativa prevista dalla
Costituzione, rendendo ridicola non soltanto la più vera sostanza della
democrazia stessa, e cioè il confronto per arrivare a una soluzione
accettabile da tutti, ma anche il suo aspetto più appariscente e da loro
sempre sbandierato: quella di un voto nazionale che viene sottoposto
comunque a all’arbitrio di un gruppo che potrà essere simpatico o
antipatico, ma resta pur sempre una minoranza che prevarica la
maggioranza che dal Parlamento si fa rappresentare.
Un cenno di ammirazione per la
saldezza di stomaco di coloro che stanno trattando con i 5stelle. Un
dubbio che non riesce a dissolversi sul fatto che questa trattativa
possa portare a salvamento l’Italia e non, invece, farla scivolare
ancora di più in un ginepraio di pericoli ben più spaventevoli di quelli
economici.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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