mercoledì 28 agosto 2019

Poltrone, umanità e Costituzione

Al momento in cui scrivo queste righe non so ancora se il governo cosiddetto “giallo-rosso” vedrà la luce, o meno, ma so per certo che la prospettiva, già non particolarmente esaltante, si avvicina alla sua possibile concretizzazione sotto auspici ancora peggiori del previsto.

Cominciamo dall’argomento di più basso livello: Luigi Di Maio. Dopo aver detto nel gennaio dello scorso anno che «Il PD è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrone», sta tenendo in bilico una trattativa determinante non perché abbia dei dubbi sulla sostanza di un possibile accordo con il partito dei «miserabili», ma in quanto il problema delle «poltrone» ora è diventato suo. Al secondo mandato, protagonista del dimezzamento dei voti dei 5stelle, sa benissimo che, se non riesce a darsi ulteriore visibilità e teorico potere, rischia davvero di dover tornare allo stadio San Paolo di Napoli; e non certamente in tribuna vip.

Secondo punto, ben più importante, quello che riguarda le più recenti azioni di alcuni ministri grillini. Due giorni fa l’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile che è sottoposta al controllo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ancora occupato da Danilo Toninelli, ha bloccato le missioni degli aerei leggeri che avvistano dall’alto i migranti in difficoltà nel Mediterraneo con l’incredibile motivazione che «le norme nazionali impongono che quei velivoli possano essere usati solo per attività ricreative e non professionali». Come se un volontariato fosse attività professionale e come se uno che fa un giro turistico fosse obbligato a far finta di non vedere un gommone che sta affondando con i suoi occupanti.

A colmare la misura ieri il famigerato, anche se spesso non consapevole, Toninelli e la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, hanno controfirmato la più recente nefandezza di Salvini al Viminale: chiudere ancora una volta i porti italiani alle navi che hanno salvato e accolto coloro che stavano annegando.

Mi piacerebbe che anche i rappresentanti del PD impegnati nelle trattative avessero ben presente che i problemi economici sono importantissimi, ma che perdere la propria anima e la propria umanità è ancora molto peggio.

Terzo e ultimo punto: la pretesa di Di Maio di sottoporre l’eventuale accordo raggiunto tra 5stelle e PD e approvato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al voto della Piattaforma Rousseau, cioè alla valutazione – tra l’altro non trasparente e non controllabile – di alcune decine di migliaia di persone che dovrebbero avere l’ultima parola su una scelta, per quanto fortemente sofferta e controversa, che riguarda tutta la nazione. 

Ma ancora più grave è il fatto che questi signori agiscono in totale spregio di quella democrazia rappresentativa prevista dalla Costituzione, rendendo ridicola non soltanto la più vera sostanza della democrazia stessa, e cioè il confronto per arrivare a una soluzione accettabile da tutti, ma anche il suo aspetto più appariscente e da loro sempre sbandierato: quella di un voto nazionale che viene sottoposto comunque a all’arbitrio di un gruppo che potrà essere simpatico o antipatico, ma resta pur sempre una minoranza che prevarica la maggioranza che dal Parlamento si fa rappresentare.

Un cenno di ammirazione per la saldezza di stomaco di coloro che stanno trattando con i 5stelle. Un dubbio che non riesce a dissolversi sul fatto che questa trattativa possa portare a salvamento l’Italia e non, invece, farla scivolare ancora di più in un ginepraio di pericoli ben più spaventevoli di quelli economici.

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