Diciamocelo
francamente: se fosse dipeso dal centrosinistra e dalla sinistra
propriamente detta, staremmo ancora ad assistere al teatrino gialloverde
con Salvini che comanda e Di Maio ubbidisce, disposto a qualsiasi
nefandezza pur di non mollare la poltrona, con l’accordo si mettere in
scena ogni giorno un teatrino con baruffe assortite con l’unico scopo di
tentare di non deludere il proprio elettorato.
Dall’altra parte, nulla, se non
baruffe vere e crudeli tra renziani, ex renziani e mai stati renziani in
un panorama che ha visto i primi sconfitti in congresso, ma ancora
saldamente in larghissima maggioranza nei gruppi parlamentari formati
con elezioni nelle quali le candidature erano state decise dall’uomo
forte del tempo: Renzi, appunto.
Poi è successo che Salvini abbia
tirato troppo la corda soprattutto su argomenti umani e sociali, che Di
Maio abbia accettato troppo spesso la parte del servo deferente più che
obbediente e che una buona percentuale di coloro che avevano sperato che
i 5stelle fossero davvero quello che promettevano di essere si siano
accorti che accanto a una diffusa incompetenza, se non ignoranza, si
stagliava anche una gigantesca attitudine ad accettare qualsiasi cosa
pur di non veder finire anzitempo la legislatura, con le loro avventure
parlamentari e/o governative. E la crisi è diventata inevitabile.
Comunque, adesso che il teatrino
sembra aver calato definitivamente il sipario, si potrebbe finalmente
distrarre per un attimo lo sguardo dalle grottesche vicende dei grillini
e da quelle trucide dei leghisti e della destra, per rivolgerlo alle
condizioni di quella parte politica che dovrebbe essere la vera
alternativa al razzismo e anche all’insofferenza per la democrazia che
si estrinseca – e non per la prima volta, purtroppo – in una lunga serie
di decreti, di voti di fiducia e di leggi nelle quali le Camere sono
chiamate soltanto a dire sì o no, tanto che si potrebbe cambiare il loro
nome cumulativo da Parlamento in Votamento.
In vista delle prossime elezioni a
coloro, a tutti coloro che fanno, o facevano parte della sinistra e del
centrosinistra si può e si deve chiedere una cosa soltanto: formulare un
programma umano (per affermare che i valori repubblicani della nostra
Costituzione esistono ancora), credibile (per riattrarre quei tanti che
non credono più a nessuno) e non eccessivamente complicato (in quanto
deve essere comune) per far finire questa maledetta notte. E devono
smetterla, almeno per un po’, di battagliare soltanto per lotte interne e
ambizioni personali o di gruppo. L’unico bene di cui oggi si deve tener
conto è quello del nostro Paese e di chi vi vive.
E per raggiungere questo scopo sarà
anche il caso di capire che i tempi sono cambiati e che molte delle cose
alle quali eravamo abituati non esistono più. In primis quei
bizantinismi che avevano dato sostanza a formule ormai passate alla
storia, come i grandi dubbi tattici se votare contro, astenersi o uscire
dall’aula, o come le “convergenze parallele”, la “non opposizione”, la
“politica dei due forni”. Per capirci, quest’ultima espressione una
volta aveva senso perché alcuni equilibristi della politica erano
talmente bravi nelle loro prestidigitazioni da passare da una parte
all’altra senza conseguenze. I politici di oggi, tra i due forni
riuscirebbero soltanto a incenerirsi.
Ognuno deve riprendere ad assumere
con responsabilità posizioni chiare, nelle quali si possa davvero
credere. Tenendo sempre presente che dalla situazione economica attuale
non si potrà mai uscire senza accettare dei sacrifici. E che i sacrifici
non saranno mai accettabili se non saranno assimilati e condivisi
alcuni valori umani e sociali: proprio quelli che sono stati alla base
della rinascita democratica, sociale ed economica di quell’Italia
povera, battuta e disprezzata che era uscita dalla tragedia del fascismo
e della guerra nella quale dal fascismo era stata trascinata.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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