venerdì 9 agosto 2019

I due forni

Diciamocelo francamente: se fosse dipeso dal centrosinistra e dalla sinistra propriamente detta, staremmo ancora ad assistere al teatrino gialloverde con Salvini che comanda e Di Maio ubbidisce, disposto a qualsiasi nefandezza pur di non mollare la poltrona, con l’accordo si mettere in scena ogni giorno un teatrino con baruffe assortite con l’unico scopo di tentare di non deludere il proprio elettorato.

Dall’altra parte, nulla, se non baruffe vere e crudeli tra renziani, ex renziani e mai stati renziani in un panorama che ha visto i primi sconfitti in congresso, ma ancora saldamente in larghissima maggioranza nei gruppi parlamentari formati con elezioni nelle quali le candidature erano state decise dall’uomo forte del tempo: Renzi, appunto.

Poi è successo che Salvini abbia tirato troppo la corda soprattutto su argomenti umani e sociali, che Di Maio abbia accettato troppo spesso la parte del servo deferente più che obbediente e che una buona percentuale di coloro che avevano sperato che i 5stelle fossero davvero quello che promettevano di essere si siano accorti che accanto a una diffusa incompetenza, se non ignoranza, si stagliava anche una gigantesca attitudine ad accettare qualsiasi cosa pur di non veder finire anzitempo la legislatura, con le loro avventure parlamentari e/o governative. E la crisi è diventata inevitabile.

Comunque, adesso che il teatrino sembra aver calato definitivamente il sipario, si potrebbe finalmente distrarre per un attimo lo sguardo dalle grottesche vicende dei grillini e da quelle trucide dei leghisti e della destra, per rivolgerlo alle condizioni di quella parte politica che dovrebbe essere la vera alternativa al razzismo e anche all’insofferenza per la democrazia che si estrinseca – e non per la prima volta, purtroppo – in una lunga serie di decreti, di voti di fiducia e di leggi nelle quali le Camere sono chiamate soltanto a dire sì o no, tanto che si potrebbe cambiare il loro nome cumulativo da Parlamento in Votamento.

In vista delle prossime elezioni a coloro, a tutti coloro che fanno, o facevano parte della sinistra e del centrosinistra si può e si deve chiedere una cosa soltanto: formulare un programma umano (per affermare che i valori repubblicani della nostra Costituzione esistono ancora), credibile (per riattrarre quei tanti che non credono più a nessuno) e non eccessivamente complicato (in quanto deve essere comune) per far finire questa maledetta notte. E devono smetterla, almeno per un po’, di battagliare soltanto per lotte interne e ambizioni personali o di gruppo. L’unico bene di cui oggi si deve tener conto è quello del nostro Paese e di chi vi vive.

E per raggiungere questo scopo sarà anche il caso di capire che i tempi sono cambiati e che molte delle cose alle quali eravamo abituati non esistono più. In primis quei bizantinismi che avevano dato sostanza a formule ormai passate alla storia, come i grandi dubbi tattici se votare contro, astenersi o uscire dall’aula, o come le “convergenze parallele”, la “non opposizione”, la “politica dei due forni”. Per capirci, quest’ultima espressione una volta aveva senso perché alcuni equilibristi della politica erano talmente bravi nelle loro prestidigitazioni da passare da una parte all’altra senza conseguenze. I politici di oggi, tra i due forni riuscirebbero soltanto a incenerirsi.

Ognuno deve riprendere ad assumere con responsabilità posizioni chiare, nelle quali si possa davvero credere. Tenendo sempre presente che dalla situazione economica attuale non si potrà mai uscire senza accettare dei sacrifici. E che i sacrifici non saranno mai accettabili se non saranno assimilati e condivisi alcuni valori umani e sociali: proprio quelli che sono stati alla base della rinascita democratica, sociale ed economica di quell’Italia povera, battuta e disprezzata che era uscita dalla tragedia del fascismo e della guerra nella quale dal fascismo era stata trascinata.


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