È da molti mesi
che sostengo che in questa Italia c’è bisogno della rinascita di un
Comitato di Liberazione Nazionale, di un CLN che liberi nuovamente
questo Paese da pulsioni egemoniche e sovraniste (anche se sarebbe più
giusto chiamarle con il loro vero nome, cioè autoritarie e fasciste) e
che lo faccia in maniera tale che le ambizioni di usare un aspetto della
democrazia (il voto) per distruggerne l’essenza (il confronto
ragionato) vengano nuovamente accantonate definitivamente, per quanto la
parola “definitivo” possa avere senso nella storia umana.
Non l’ho mai ricordato perché lo
ritenevo scontato, e quindi inutile, che nel CLN fondato il 9 settembre
1943 sono entrati rappresentanti di tutti i partiti, dai monarchici ai
comunisti, ma certamente e ovviamente non i repubblichini e neppure
quelli che il 25 luglio di quell’anno avevano decretato la caduta di
Mussolini dopo averne, però, sostenuto l’operato e le nefandezze per due
decenni.
Oggi, mentre il mondo politico
italiano si trova davanti a un bivio da cui si dipartono due strade
molto diverse, mi sembra necessario ricordare anche questa ovvietà
perché, pur facendo le debite proporzioni, in una parte dei grillini
vedo distintamente coloro che vorrebbero continuare a seguire la strada
dell’odio, dell’intolleranza e dello spregio della democrazia seguita da
Salvini, mentre in un’altra parte non trascurabile sono facilmente
distinguibili coloro che oggi vorrebbero dare tutta la colpa all’ex
alleato cercando di far dimenticare a tutti che il ministro degli
Inferni senza il volonteroso aiuto dei 5stelle non sarebbe riuscito a
fare alcuna delle nefandezze di cui si è reso responsabile.
In più – e non è cosa da poco – il
credo di Casaleggio, associati e obbedienti servitori continua a essere
quello del populismo da perseguire a ogni costo: non per il bene
dell’Italia, ma nella speranza che il popolo italiano continui a
lasciarsi abbindolare da parole che nascondono il nulla. Se qualcuno,
tanto per dare un esempio, è davvero convinto che la riduzione dei
parlamentari sia il primo problema da risolvere per il bene dell’Italia e
non uno slogan per abbindolare arrabbiati e invidiosi facendo ancora
una volta leva sull’antipolitica, si faccia pure avanti.
Se nel CLN del 1943 fossero entrati
anche repubblichini, ex gerarchi e menefreghisti, a questo punto non
staremmo parlando della Resistenza che ha dato una mano importante agli
eserciti alleati per liberare l’Italia dagli invasori di terre e di
diritti. Se nell’opposizione a Salvini oggi entreranno quelli che ancora
lo rimpiangono, o gli fanno l’occhiolino, o che pensano che un’alleanza
con il centrosinistra possa soprattutto resuscitare alcune delle
promesse che sono state fatte durante la scorsa campagna elettorale per
la Camera e il Senato, allora il nuovo governo non sarebbe, nemmeno alla
lontana, un Comitato di Liberazione Nazionale; e per tutta una serie di
motivi.
Intanto perché non ci libererebbe
assolutamente di colui che vuole «i pieni poteri», ma, anzi, gli darebbe
una comoda rampa di ripartenza basata sul fatto che i sacrifici imposti
dalla prossima finanziaria, appesantita ulteriormente e in maniera
terribile dalle scelte elettorali e non sociali di Lega e 5stelle,
sarebbero facilmente attribuibili a PD, alla sinistra e ai 5 stelle
stessi. Poi in quanto la democrazia rappresentativa correrebbe ulteriori
terribili rischi con una riduzione dei parlamentari che comporterebbe
non tanto la scomparsa di alcuni piccoli partiti, ma soprattutto la
scomparsa delle preziose idee che queste piccole realtà portano con sé.
Infine – e mi fermo anche se l’elenco sarebbe ancora molto lungo –
un’alleanza basata su questi presupposti e sulle divisioni interne che
già spiccano nei teorici futuri alleati porterebbero inevitabilmente a
una nuova rottura entro pochi mesi.
Perché un CLN abbia ragione di
esistere nel 2019 sarebbe assolutamente necessario che, come nel 1943,
tutte le parti avessero intenzioni oneste, fossero sicuramente
democratiche e antifasciste, mettessero almeno temporaneamente da parte
le ambizioni personali, o di gruppo, e sapessero privilegiare le azioni
necessarie rispetto a quelle di facciata.
Sicuramente 76 anni fa
effettuare questa scelta, mentre infuriava la guerra e mentre territori e
diritti erano invasi dai nazisti e dai fascisti, poteva essere più
naturale e facile. Ma ancora oggi è di fondamentale importanza perché se
non si capirà velocemente il rischio che la democrazia e la vita di
questo Paese stanno correndo, il disastro definitivo sarà inevitabile;
o, quantomeno sarà molto più difficile, faticoso e non sicuro riuscire a
ritornare a galla.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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