mercoledì 4 settembre 2019

Il presente e il futuro interiore

È stato sicuramente giusto approfittare del momento di megalomania di Salvini per sfilargli da sotto quel governo che, con la determinante complicità dei 5stelle, gli permetteva di fare strame di umanità, solidarietà, Costituzione e democrazia. E di farlo con azioni che avevano come base fondante una propaganda che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto dare anche a lui quei «pieni poteri» che già nel secolo scorso gli italiani sono stati così vergognosamente scemi o interessati da dare a un personaggio che ha ridotto il nostro Paese in macerie morali e materiali.

È stato anche giusto fare il possibile per disinnescare il pericolo dell’aumento dell’IVA e per non restare isolati dall’Europa nel momento in cui si stavano scegliendo i componenti la Commissione.

Ma le affermazioni si fermano qui. Poi cominciano le domande.

È stato giusto diventare soci di coloro che sono stati complici attivi (con voti, fiducie, firme e dichiarazioni) dell’ex ministro degli Inferni nelle scelte più disumane e fasciste che si siano viste in Italia dal 1945 in poi? È stato giusto legarsi le mani in una situazione politica che continuerà inevitabilmente ad annacquare quei valori e quei principi che già sono stati nascosti dalle contrapposizioni interne di un PD che non ha mai appianato – forse perché davvero inconciliabili, se non momentaneamente e per alleanze – le differenze tra le sue due anime principali? È stato giusto accettare di sostenere uno spot come la riduzione dei parlamentari che indebolirà ulteriormente la rappresentanza? È stato giusto esporsi a rischi di ulteriore ripulsa, da parte di quelli che hanno ancora lo stomaco forte per andare a votare, assumendosi la responsabilità di sottoscrivere una finanziaria di contenuti inevitabilmente drammatici e probabilmente dovendo accettare che le cancellazioni degli orrori salviniani non siano immediate e clamorose perché quegli orrori sono anche grillini?

Le domande potrebbero essere ancora tante, ma mi fermo perché già queste possono bastare in abbondanza per guardare al governo che nascerà oggi con una preoccupazione che non cancella completamente la gioia di non sentire più Salvini che impartisce ordini disumani, ma che non si dissolve se si comincia a pensare a dove questa strada potrà portarci.

Ancora una volta si è deciso si privilegiare la tattica rispetto alla strategia, di impegnarsi sul presente rispetto al divenire complessivo che, in definitiva, è per noi costituito da quelle speranze, da quelle utopie non ancora realizzate che Michela Murgia ha magnificamente descritto in un suo libro con la locuzione “futuro interiore”.

Abbiamo molto bisogno di auguri. Ma soprattutto di ricordare che non siamo spettatori di quello che succede: ne siamo responsabili e che limitarsi a esistere nel momento del voto, o addirittura rifiutare anche quello, è il modo più efficace per lasciar crescere i Salvini, i Di Maio e tutti figuranti che li hanno sostenuti in quest’ultimo anno abbondante. Per indebolire ulteriormente, insomma, la democrazia.


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