Tempi duri anche
per i proverbi. Provate a pensare al classico «Dimmi con chi vai e ti
dirò chi sei» che non è, come si è inizialmente portati a pensare, un
grano di saggezza che arriva da qualche vecchio sentenziante, ma porta
addirittura la firma di Johann Wolfgang von Goethe. Pensateci e vedrete
che nemmeno il grande letterato tedesco potrebbe più sostenere la stessa
cosa guardando la politica italiana.
Ovviamente è chiaro che, se vai con
Salvini e i suoi, sei identificabile con grande chiarezza, mentre se vai
con Di Maio e compagnia, farai restare sempre tutti in dubbio non
perché la mimetizzazione sia efficace e totale, ma perché neppure i
capofila grillini sanno bene chi e cosa sono.
Ma provate a pensare di entrare nel PD: chi potrebbe collocarvi con sicurezza in una qualche casella politica identificativa?
Cerco di spiegarmi. Durante il
periodo Renzi il partito ha perduto tanto le sue caratteristiche di
sinistra da veder sparire una consistente parte del suo elettorato che
non si sentiva più rappresentato da quel partito, mentre altri hanno
continuato a essere iscritti, o almeno a votarlo, nella speranza di
fargli nuovamente cambiare rotta.
Poi, quest’estate un nuovo grande
tourbillon: i dem, su spinta di Renzi – a sentir lui, semplice senatore
toscano – decidono di fare il governo assieme ai 5stelle dai quali fino a
tre giorni prima sono stati sanguinosamente offesi e che, sempre fino a
tre giorni prima, avevano ricambiato con la medesima moneta. E i
malesseri di un essere umano di sinistra aumentano notevolmente, anche
se la mossa è decisamente comprensibile e accettabile visto che il suo
principale scopo è quello di allontanare al più presto possibile Salvini
dai posti dove può fare più male a tutto il Paese.
Poi Renzi se ne va a fondare Italia
viva e a quel punto scattano subito alcune migliaia di iscrizioni e
reiscrizioni al PD da parte di persone che credono che il partito stia
riorientandosi a sinistra. E questa sensazione diventa ancor più netta
quando anche Laura Boldrini lascia LEU per entrare per la prima volta
nel PD.
Finalmente un’identità politica che
torna a essere chiara? No, perché a entrare nel PD è anche Beatrice
Lorenzin, prima berlusconiana, poi alfaniana e anche ministro della
Salute di impronta conservatrice.
Intendiamoci: è perfettamente lecito, anzi auspicabile , che tanti si
pentano dei loro trascorsi di destra e vogliano impegnarsi a sinistra.
Quello che mi appare meno lecito è che per l’ingresso della Lorenzin si
faccia più rumore e più festa che per il rientro di tanti delusi e che,
contemporaneamente, alcuni del PD storcano già il naso davanti alla
prospettiva, non scontata, che a riprendere la tessera siano anche
persone come Bersani e Prodi.
Altro che recupero di identità! Lo
stesso Goethe ammetterebbe che per il PD il suo proverbio è
inapplicabile e che molto più aderente alla realtà potrebbe essere
quello coniato da Marcello Marchesi, sceneggiatore e umorista scomparso
negli anni Settanta, che diceva: «Dimmi con chi vai e ti dirò se vengo
anch’io».
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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