Il sospetto è
che siamo tanto distratti dal tentare di capire quello che sta accadendo
nel mondo politico a livello nazionale, che lasciamo passare senza
grandi reazioni collettive quello che avviene nella nostra Regione.
Guardiamo, per esempio, a quello che
sta succedendo nel campo sanitario e segnatamente nel settore delle
cure del disagio, o disturbo, mentale. In questi giorni – lo segnala Il
Piccolo – le associazioni dei familiari di sofferenti psichici di
Trieste e dell’Isontino denunciano «fatti concreti» che sembrano
preludere «allo smantellamento di un modello» che riceve apprezzamenti
nazionali e internazionali ma, «paradossalmente», è guardato con
freddezza dal governo del Friuli Venezia Giulia.
A denunciare questa situazione, che
ovviamente riguarda anche i territori delle ex provincie di Udine e di
Pordenone, non sono soltanto firme sconosciute, ma anche personaggi come
Peppe Dell’Acqua, braccio destro di Franco Basaglia, il riformatore
della disciplina in Italia, che afferma: «Sembra quasi che gli
amministratori in carica la vogliano finire con lui». O come Roberto
Mezzina, pure lui nel gruppo di lavoro basagliano, fino a ieri, prima di
andare in pensione, direttore del Dipartimento di salute mentale e
primario del Csm di Barcola, che, citando il piano regionale approvato
nel febbraio 2018, lo definisce «il più brillante che io abbia mai visto
in Italia nei miei quarant’anni di carriera », per poi affermare:
«Questo piano si è sostanzialmente fermato e non ci sono certezze su ciò
che verrà».
Insomma, le ipotesi di indebolimento
dei Dipartimenti di salute mentale, che nella regione si occupano di
circa 20 mila utenti con disturbi severi, fanno temere la crisi dei
servizi tesi a sostituire l’ospedale psichiatrico e costruiti con grande
fatica nel corso degli anni.
A tutto questo l’assessore regionale
alla Sanità, Riccardo Riccardi, risponde negando che ci sia una bozza
di riforma anche se poi, però, afferma che sarà resa nota entro questa
settimana. Ma poi continua: «Ho grande rispetto per le conquiste che il
sistema della salute mentale è riuscito a ottenere in questi anni, ma
non posso non rilevare come ci sia una sorta di azione diretta e
indiretta che avanza. Ma il mondo va avanti e gli psichiatri non possono
pensare anche di governare. Perché, a decidere, è il Consiglio
regionale. Sia chiaro che non funziona più così. Non funziona come
quando Rotelli dettava la linea».
Cioè, detto in soldoni, non sono gli
esperti a dire quello che è più giusto fare, anche in campi così
delicati e specialistici come la psichiatria, ma sono soltanto i
politici, o gli amministratori, a decidere quello che a loro sembra
meglio. Un ottimo sistema per dilatare il disagio mentale fino a farlo
diventare disagio sociale.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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