martedì 8 ottobre 2019

La forza del ricatto

L’assurda, istintiva tentazione sarebbe quella di dire: «Fate quello che volete senza rompere troppo le scatole. Per quanto mi riguarda, mi curo un angolino nel quale vivere, o sopravvivere, nel modo migliore possibile». Ma sarebbe concedere un altro regalo a coloro che vogliono proseguire sulla strada della distruzione della nostra democrazia – i 5stelle – e che lo fanno deliberatamente sfruttando l’arma del ricatto al quale il PD e anche LEU si sono inchinati.

Il taglio dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200) e degli eletti all’estero (da 12 a 8 e da 6 a 4) è stato approvato alla Camera, in quarta e ultima lettura, con 553 sì, 14 no e 2 astenuti. In pratica hanno approvato il mutamento costituzionale sia le forze di maggioranza (M5S, PD, Italia Viva, LEU), sia quelle di opposizione (Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia). Soltanto +Europa ha votato contro e ha protestato in piazza Montecitorio.

Si potrebbe cavarsela ricordando che la grande forza della democrazia consiste nel fatto che non sempre chi ha la maggioranza è anche nel giusto e che i meccanismi democratici permettono le correzioni, ma questa volta il tradimento dello spirito costituzionale è talmente evidente che ogni rapporto, anche di velata simpatia, o di teorica non lontananza con qualunque di questi partiti non può non esserne uscito compromesso in maniera terribile.

Se si voleva risparmiare, bastava calare di un terzo stipendi e benefit di deputati e senatori; se si voleva rendere il Parlamento più efficiente sarebbe stato necessario valutare seriamente la qualità culturale e intellettiva degli eletti e non la loro quantità. Se si voleva far sembrare gli eletti più vicini al popolo sicuramente non si doveva massacrare il concetto di rappresentanza, sia perché i piccoli partiti ben difficilmente riusciranno a entrare negli emicicli, sia in quanto, se oggi un deputato rappresenta 96.006 abitanti, dalla prossima elezione ne rappresenterà 151.210; e così per ogni senatori che oggi è il nucleo della democrazia rappresentativa per 188.424 abitanti, mentre domani lo sarà per 302.420.

E i pericoli non si fermano qui perché la destra, che ha votato sì soprattutto per mettere in difficoltà il PD, già parla di presidenzialismo, mentre i 5stelle, che già vagheggiano una democrazia diretta gestita in proprio, continuano a battere sul vincolo di mandato, argomento che vede il PD, almeno in Umbria, non particolarmente granitico nell’opporsi. Eppure, se esistesse il vincolo di mandato, la stessa esistenza del Parlamento avrebbe poco senso: basterebbe una riunione dei capigruppo per decidere qualunque cosa.

Ora che il partito di Zingaretti tema terribilmente di riconsegnare il Paese a Salvini, se il governo cadesse e si dovesse andare a nuove elezioni, è del tutto comprensibile, ma che perché questo non succeda si rischi di affossare definitivamente quella democrazia per la quale tanti sono morti è del tutto inaccettabile.

Il PD e LEU potranno anche aver deciso di votare sì in buona fede per evitare un male immediato, ma comunque restano complici di un furto di democrazia e della distruzione di molte minoranze. È inutile attribuirsi valori di sinistra se il primo dei valori di sinistra – la democrazia, appunto – viene svenduta perché non si ha coraggio di parlare con chiarezza alla gente che poi – e i fatti di questi ultimi anni lo hanno dimostrato abbondantemente – non riesce più a fidarsi nel momento del voto.

Un’altra cosa: questa volta a una maggioranza bulgara in Parlamento sembra corrispondere una consistente visione di segno contrario, tra la gente. Da oggi in poi bisogna lavorare per cancellare questa legge, esattamente come si deve fare – anzi, come si sarebbe già dovuto fare – con i decreti dell’odio di Salvini.

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