sabato 7 settembre 2019

Per gioire c’è tempo

Ci sono stati momenti di entusiasmo immotivato al termine del primo giorno del nuovo governo Conte, quando, in rapida successione, sono arrivate tre notizie.
 
La prima è stata che il governo Conte bis, nella sua riunione inaugurale, ha impugnato la legge del Friuli Venezia Giulia ritenuta discriminatoria nei confronti dei migranti, ma anche degli stessi italiani che non risiedono in questa regione da almeno cinque anni.

La seconda ha visto, da parte del tribunale di Locri, la revoca del divieto di dimora a Riace, il suo paese, per Mimmo Lucano, l’ex sindaco che lo aveva trasformato in un esempio di integrazione ammirato e studiato nel mondo.

La terza è stata costituita dal fatto che Salvini ora è indagato dopo la denuncia per diffamazione avanzata nei suoi confronti da Carola Rackete, la capitana di Sea Watch 3, che l’ex ministro degli Inferni aveva definito, tra l’altro, «fuorilegge» e «delinquente».

A prima vista potrebbe sembrare che l’era Salvini abbia cominciato a essere cancellata dalla realtà, dalla ragione e dalla giustizia; ma subito ci si rende conto che l’impugnazione della legge voluta dall’ipersalviniano Fedriga è arrivata dopo un’istruttoria condotta dal governo precedente, dall’avvocatura dello Stato e da altri organi competenti; che l’udienza nella quale è stato revocato il divieto di dimora a Mimmo Lucano era già fissata da tempo; e che anche la stessa Rackete aveva annunciato da tempo la denuncia per diffamazione.

Quindi l’esultanza è sicuramente immotivata e la speranza che questo nuovo governo abbia la capacità di impedire che la locomotiva sociale Italia riesca a evitare il deragliamento deve ancora assumere contorni di concretezza. Per ora, insomma, è la ragione ad aver vinto, non la politica. Se poi ci siamo stupiti dal fatto che la normalità della ragione riesca a farsi strada, questo dipende dal fatto che la politica ci ha abituato a essere troppo spesso incomprensibile perché era la ragione stessa a essere calpestata.

Potremo dire che qualcosa sta cambiando soltanto quando sarà tolto il divieto di accesso nelle acque italiane alla nave Alan Kurdi che non può realizzare “l’invasione” di ben 13 naufraghi e quando il Parlamento darà l’autorizzazione a procedere contro Salvini.

Per ora possiamo soltanto essere certi di due altre cose. Una è che la magistratura continua a essere indipendente. L’altra riguarda l’impugnazione della legge di Fedriga e dimostra che né Di Maio, né Salvini (il vero «traditore», per usare le parole dello stesso Fedriga) sapevano quello che stava accadendo dentro il loro governo. Il primo probabilmente perché incapace di capire quello che nel suo ministero gli dicevano, quasi si trattasse di una di quelle lingue straniere che ora – purtroppo per noi – dovrà ascoltare quasi ogni giorno, sempre con difficoltà a capire anche la traduzione; il secondo probabilmente impossibilitato a sapere cosa stava accadendo perché praticamente mai presente nel suo ministero, o a palazzo Chigi perché troppo occupato a gonfiare in giro per l’Italia i suoi sogni di gloria.

Ma se il secondo è scoppiato e se ne è andato, il primo è ancora là e già nel secondo giorno di governo ha dato prova di quanto tenga a se stesso e quanto poco a un programma per l’Italia. Il neo-ministro delle lingue incomprensibili, Luigi Di Maio ha convocato alla Farnesina, sede del suo ministero, gli altri nove ministri 5stelle. E lo ha fatto sapere alle agenzie di stampa per sottolineare che è convinto di essere ancora il “capo politico” del suo partito e che Conte deve accettare in silenzio perché, anche se in sede di trattativa per i posti è stato negato, è sempre in quota grillina.

Probabilmente non passerà molto tempo prima che i raziocinanti dei 5stelle gli facciano fare la fine di Toninelli, ma prima di allora di motivi per gioire non ce ne saranno molti.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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