Ci sono stati
momenti di entusiasmo immotivato al termine del primo giorno del nuovo
governo Conte, quando, in rapida successione, sono arrivate tre notizie.
La prima è stata che il governo
Conte bis, nella sua riunione inaugurale, ha impugnato la legge del
Friuli Venezia Giulia ritenuta discriminatoria nei confronti dei
migranti, ma anche degli stessi italiani che non risiedono in questa
regione da almeno cinque anni.
La seconda ha visto, da parte del
tribunale di Locri, la revoca del divieto di dimora a Riace, il suo
paese, per Mimmo Lucano, l’ex sindaco che lo aveva trasformato in un
esempio di integrazione ammirato e studiato nel mondo.
La terza è stata costituita dal
fatto che Salvini ora è indagato dopo la denuncia per diffamazione
avanzata nei suoi confronti da Carola Rackete, la capitana di Sea Watch
3, che l’ex ministro degli Inferni aveva definito, tra l’altro,
«fuorilegge» e «delinquente».
A prima vista potrebbe sembrare che
l’era Salvini abbia cominciato a essere cancellata dalla realtà, dalla
ragione e dalla giustizia; ma subito ci si rende conto che
l’impugnazione della legge voluta dall’ipersalviniano Fedriga è arrivata
dopo un’istruttoria condotta dal governo precedente, dall’avvocatura
dello Stato e da altri organi competenti; che l’udienza nella quale è
stato revocato il divieto di dimora a Mimmo Lucano era già fissata da
tempo; e che anche la stessa Rackete aveva annunciato da tempo la
denuncia per diffamazione.
Quindi l’esultanza è sicuramente
immotivata e la speranza che questo nuovo governo abbia la capacità di
impedire che la locomotiva sociale Italia riesca a evitare il
deragliamento deve ancora assumere contorni di concretezza. Per ora,
insomma, è la ragione ad aver vinto, non la politica. Se poi ci siamo
stupiti dal fatto che la normalità della ragione riesca a farsi strada,
questo dipende dal fatto che la politica ci ha abituato a essere troppo
spesso incomprensibile perché era la ragione stessa a essere calpestata.
Potremo dire che qualcosa sta
cambiando soltanto quando sarà tolto il divieto di accesso nelle acque
italiane alla nave Alan Kurdi che non può realizzare “l’invasione” di
ben 13 naufraghi e quando il Parlamento darà l’autorizzazione a
procedere contro Salvini.
Per ora possiamo soltanto essere
certi di due altre cose. Una è che la magistratura continua a essere
indipendente. L’altra riguarda l’impugnazione della legge di Fedriga e
dimostra che né Di Maio, né Salvini (il vero «traditore», per usare le
parole dello stesso Fedriga) sapevano quello che stava accadendo dentro
il loro governo. Il primo probabilmente perché incapace di capire quello
che nel suo ministero gli dicevano, quasi si trattasse di una di quelle
lingue straniere che ora – purtroppo per noi – dovrà ascoltare quasi
ogni giorno, sempre con difficoltà a capire anche la traduzione; il
secondo probabilmente impossibilitato a sapere cosa stava accadendo
perché praticamente mai presente nel suo ministero, o a palazzo Chigi
perché troppo occupato a gonfiare in giro per l’Italia i suoi sogni di
gloria.
Ma se il secondo è scoppiato e se ne
è andato, il primo è ancora là e già nel secondo giorno di governo ha
dato prova di quanto tenga a se stesso e quanto poco a un programma per
l’Italia. Il neo-ministro delle lingue incomprensibili, Luigi Di Maio ha
convocato alla Farnesina, sede del suo ministero, gli altri nove
ministri 5stelle. E lo ha fatto sapere alle agenzie di stampa per
sottolineare che è convinto di essere ancora il “capo politico” del suo
partito e che Conte deve accettare in silenzio perché, anche se in sede
di trattativa per i posti è stato negato, è sempre in quota grillina.
Probabilmente non passerà molto
tempo prima che i raziocinanti dei 5stelle gli facciano fare la fine di
Toninelli, ma prima di allora di motivi per gioire non ce ne saranno
molti.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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