giovedì 26 ottobre 2017

Questione di odorato

In tanti ci siamo sbagliati: lo stile apparente è certamente diverso, ma la sostanza concreta è sicuramente uguale. Tra Renzi e Gentiloni, in realtà, non esiste alcuna discontinuità, se non di facciata. L’attuale presidente del consiglio pro tempore, dopo le cinque fiducie ottenute al Senato grazie all’aiuto di Verdini, della Lega e di Forza Italia, davanti alle proteste della sinistra, dei grillini e di parte dei suoi, ha detto: «L’alternativa è l’esercizio provvisorio. Perciò si prendono i voti che ci sono». Mentre il capogruppo Pd al Senato, Zanda, ha rincarato: «Non dite che il sostegno di Verdini puzza. Quando servirà a votare la fiducia sullo Ius soli saranno in tanti a ricredersi».

La prima considerazione riguarda le parole di Gentiloni che fa finta di dimenticarsi che MDP è uscito dalla maggioranza a causa delle scelte renziane (credo sia ormai inutile parlare di Gentiloni come entità politica non eterodiretta) proprio sulla legge elettorale e non sulla manovra economica. Quindi, l’esercizio provvisorio è sbandierato come un comodo spauracchio molto più che come un pericolo reale.

La seconda si appunta sulle frasi di Zanda che, come Rosato, alla Camera, da buon capogruppo dell’attuale PD, dimostra di essere convinto che la cosiddetta democrazia sia divisa in due parti distinte. Nella prima si contano i voti dei cittadini e in qualche modo si distribuiscono i seggi. Nella seconda ci si dimentica completamente dei voti dei cittadini e si fa tutto quello che si desidera fare accettando – anzi, istigando – una ridistribuzione dei seggi con trasmigrazioni assortite tra i vari gruppi parlamentari e dando vita a maggioranze variabili e temporanee; comunque sempre di comodo.

Particolarmente azzeccato mi sembra il concetto che riguarda la negata “puzza” dell’appoggio di Verdini e che finisce per assimilare i voti al denaro, richiamando esplicitamente alla memoria la frase «Pecunia non olet», (il denaro non puzza) pronunciata dall’imperatore Vespasiano al figlio Tito che lo rimproverava di voler fare cassa imponendo tasse anche sui gabinetti pubblici. È una frase che oggi viene usata ironicamente e amaramente per sottolineare che quando si tratta di denaro, o comunque di convenienza, molte persone non stanno a guardare da dove esso provenga, pur di trarne profitto. E credo proprio di vedere una qualche giustizia nel fatto che Vespasiano sia passato alla storia quasi soltanto perché il suo nome è utilizzato ancora oggi per definire i cessi pubblici. Chissà se anche Zanda ha così alte ambizioni?

E grandi ambizioni verso i posteri sembra averne anche Matteo Orfini che, con la frase «Se Verdini vota la finanziaria, dà un voto tecnico. Niente di più», traccia un inedito tipo di separazione tra “voti tecnici” e “voti politici”, cancellando, di fatto, lo stesso significato della parola “politica” che può essere cancellata senza problemi ogni qual volta convenga farla sparire dal contesto di una frase. E cancella anche i concetti basilari della politica che prevede discussioni e mediazioni, sostituendoli “tecnicamente” con mercanteggiamenti e contratti.

Ma torniamo al “non puzza”. Adesso, così su due piedi, non riesco a ricordare una legge degna fatta da Berlusconi, ma ricordo bene che nessuno dell’opposizione di centrosinistra è mai andato al suo soccorso per salvarlo mentre voleva approvare una delle tante leggi indegne pro domo sua, nell’illusione che, se fosse rimasto in sella, più avanti avrebbe potuto forse fare qualcosa di degno per tutti. Prendetelo con le giuste proporzioni e accettando anche un leggero sovvertimento temporale, ma sarebbe stato un po’ come appoggiare Mussolini nella decisione di invadere l’Etiopia perché poi avesse la possibilità di bonificare le paludi pontine.

E, del resto, se i voti sono privi di odore come il denaro, va anche ricordato che il denaro è sempre molto sporco ed è considerato uno dei più efficaci diffusori di infezioni e malattie. E anche che il paragone tra denaro e voti finisce inevitabilmente per richiamare alla memoria che il denaro serve per comperare qualcosa e, quindi, non ci si può non chiedere cosa Verdini intenda comperarsi con quei voti. La risposta è già stata data più volte e credo proprio che in primavera vedremo realizzarsi lo scambio–merce.

Un ultimo pensiero riguarda il fatto che i voti sporchi, oltre a quelli di Verdini, sono anche quelli del PD di Renzi. Entrambi, infatti, mettono illecitamente al loro personale servizio i suffragi che i cittadini hanno affidato loro con scopi totalmente diversi e, facendo ciò, non soltanto realizzano un’appropriazione indebita, ma soprattutto distruggono il concetto stesso di democrazia.

Il mio olfatto etico, a differenza di quello di Zanda e compagnia, percepisce ancora gli odori e, se è assodato che una casa si impregna degli effluvi di chi la abita, è altrettanto certo che chi in quella casa resta a lungo finisce per assumere i medesimi olezzi, anche se magari non li apprezza. E la puzza poi, anche a prescindere dalle persone su cui si è attaccata, si sente inevitabilmente a tutti i livelli: nazionali, regionali, locali.

Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/

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