In tanti ci
siamo sbagliati: lo stile apparente è certamente diverso, ma la sostanza
concreta è sicuramente uguale. Tra Renzi e Gentiloni, in realtà, non
esiste alcuna discontinuità, se non di facciata. L’attuale presidente
del consiglio pro tempore, dopo le cinque fiducie ottenute al Senato
grazie all’aiuto di Verdini, della Lega e di Forza Italia, davanti alle
proteste della sinistra, dei grillini e di parte dei suoi, ha detto:
«L’alternativa è l’esercizio provvisorio. Perciò si prendono i voti che
ci sono». Mentre il capogruppo Pd al Senato, Zanda, ha rincarato: «Non
dite che il sostegno di Verdini puzza. Quando servirà a votare la
fiducia sullo Ius soli saranno in tanti a ricredersi».
La prima considerazione riguarda le
parole di Gentiloni che fa finta di dimenticarsi che MDP è uscito dalla
maggioranza a causa delle scelte renziane (credo sia ormai inutile
parlare di Gentiloni come entità politica non eterodiretta) proprio
sulla legge elettorale e non sulla manovra economica. Quindi,
l’esercizio provvisorio è sbandierato come un comodo spauracchio molto
più che come un pericolo reale.
La seconda si appunta sulle frasi di
Zanda che, come Rosato, alla Camera, da buon capogruppo dell’attuale
PD, dimostra di essere convinto che la cosiddetta democrazia sia divisa
in due parti distinte. Nella prima si contano i voti dei cittadini e in
qualche modo si distribuiscono i seggi. Nella seconda ci si dimentica
completamente dei voti dei cittadini e si fa tutto quello che si
desidera fare accettando – anzi, istigando – una ridistribuzione dei
seggi con trasmigrazioni assortite tra i vari gruppi parlamentari e
dando vita a maggioranze variabili e temporanee; comunque sempre di
comodo.
Particolarmente azzeccato mi sembra
il concetto che riguarda la negata “puzza” dell’appoggio di Verdini e
che finisce per assimilare i voti al denaro, richiamando esplicitamente
alla memoria la frase «Pecunia non olet», (il denaro non puzza)
pronunciata dall’imperatore Vespasiano al figlio Tito che lo
rimproverava di voler fare cassa imponendo tasse anche sui gabinetti
pubblici. È una frase che oggi viene usata ironicamente e amaramente per
sottolineare che quando si tratta di denaro, o comunque di convenienza,
molte persone non stanno a guardare da dove esso provenga, pur di
trarne profitto. E credo proprio di vedere una qualche giustizia nel
fatto che Vespasiano sia passato alla storia quasi soltanto perché il
suo nome è utilizzato ancora oggi per definire i cessi pubblici. Chissà
se anche Zanda ha così alte ambizioni?
E grandi ambizioni verso i posteri
sembra averne anche Matteo Orfini che, con la frase «Se Verdini vota la
finanziaria, dà un voto tecnico. Niente di più», traccia un inedito tipo
di separazione tra “voti tecnici” e “voti politici”, cancellando, di
fatto, lo stesso significato della parola “politica” che può essere
cancellata senza problemi ogni qual volta convenga farla sparire dal
contesto di una frase. E cancella anche i concetti basilari della
politica che prevede discussioni e mediazioni, sostituendoli
“tecnicamente” con mercanteggiamenti e contratti.
Ma torniamo al “non puzza”. Adesso,
così su due piedi, non riesco a ricordare una legge degna fatta da
Berlusconi, ma ricordo bene che nessuno dell’opposizione di
centrosinistra è mai andato al suo soccorso per salvarlo mentre voleva
approvare una delle tante leggi indegne pro domo sua, nell’illusione
che, se fosse rimasto in sella, più avanti avrebbe potuto forse fare
qualcosa di degno per tutti. Prendetelo con le giuste proporzioni e
accettando anche un leggero sovvertimento temporale, ma sarebbe stato un
po’ come appoggiare Mussolini nella decisione di invadere l’Etiopia
perché poi avesse la possibilità di bonificare le paludi pontine.
E, del resto, se i voti sono privi
di odore come il denaro, va anche ricordato che il denaro è sempre molto
sporco ed è considerato uno dei più efficaci diffusori di infezioni e
malattie. E anche che il paragone tra denaro e voti finisce
inevitabilmente per richiamare alla memoria che il denaro serve per
comperare qualcosa e, quindi, non ci si può non chiedere cosa Verdini
intenda comperarsi con quei voti. La risposta è già stata data più volte
e credo proprio che in primavera vedremo realizzarsi lo scambio–merce.
Un ultimo pensiero riguarda il fatto
che i voti sporchi, oltre a quelli di Verdini, sono anche quelli del PD
di Renzi. Entrambi, infatti, mettono illecitamente al loro personale
servizio i suffragi che i cittadini hanno affidato loro con scopi
totalmente diversi e, facendo ciò, non soltanto realizzano
un’appropriazione indebita, ma soprattutto distruggono il concetto
stesso di democrazia.
Il mio olfatto etico, a differenza
di quello di Zanda e compagnia, percepisce ancora gli odori e, se è
assodato che una casa si impregna degli effluvi di chi la abita, è
altrettanto certo che chi in quella casa resta a lungo finisce per
assumere i medesimi olezzi, anche se magari non li apprezza. E la puzza
poi, anche a prescindere dalle persone su cui si è attaccata, si sente
inevitabilmente a tutti i livelli: nazionali, regionali, locali.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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