Mentre la nostra
attenzione è monopolizzata e tramortita da nefandezze come quelle
combinate da un rampante fiorentino che agisce come se fossero di sua
esclusiva proprietà il suo partito, le istituzioni, l’Italia intera,
oppure resta sbalordita che si alzi giustamente un grande sdegno nei
confronti di uno schifoso predatore sessuale di Hollywood, mentre
nessuno si stupisce che il nome di un suo omologo di Arcore (anche se
lui preferiva considerarsi un “utilizzatore finale”), pur essendo
ineleggibile, finisca nel simbolo di un partito per le prossime elezioni
politiche con la prospettiva di raccattare valanghe di voti, ogni tanto
fortunatamente capita un’occasione per tornare a riflettere un po’ più
profondamente su problemi che sono molto più grandi e che non dipendono
direttamente da noi.
Mentre, infatti gli uomini di
Firenze e di Arcore avremmo potuto fermarli prima che potessero
combinare disastri votando in maniera diversa, nulla avremmo potuto fare
per evitare che due gocattoloni come Trump e Kim Jong-un decidessero di
baloccarsi minaciandosi a vicenda con ordigni nucleari. Ed è davvero
ora – ce lo insegna anche la recentissima assegnazione del premio Nobel
per la pace – che torniamo a pensare a incubi che sembravano spariti dal
nostro orizzonte.
Uno degli stimoli più efficaci per
ragionare sul nucleare, come speso accade, ce lo offre il teatro; in
questo caso con “Copenhagen” che ho già visto un po’ di anni fa nella
prima versione italiana, prodotta dal CSS di Udine, e che ora, in un
riallestimento coprodotto con il Teatro Nazionale di Roma, inaugurerà,
andando in scena il 15, il 17 e il 19 novembre al Palamostre di Udine,
la Stagione Contatto 36 del CSS: Umberto Orsini, Massimo Popolizio e
Giuliana Lojodice ricompongono il trio di attori protagonista
dell’avvincente dramma storico–scientifico sulla ricerca atomica,
scritto dal commediografo britannico Michael Frayn. Ci saranno anche due
pomeridiane, pensate anche per gli studenti, il 16 alle 17 e domenica
19 alle 18.
Sul palcoscenico tre grandi
interpreti del teatro italiano si ritrovano in un drammatico e
serratissimo faccia a faccia: “Copenaghen” è una disputa etica e
scientifica a tre voci, densa di riflessioni e interrogativi alla
vigilia del primo devastante uso della bomba atomica. La vicenda,
ambientata nel 1941 proprio nella capitale nordeuropea, ricostruisce
l'incontro, fra due scienziati, entrambi Premi Nobel per la Fisica,
Niels Bohr e Werner Heisenberg. Due ex compagni di ricerche costretti
dalla guerra a guardarsi come due nemici. E ancora oggi, quando gli
spiriti di Bohr, di Heinseberg, e di Margrethe, la moglie di Bohr,
tornano a rivivere i moneti cruciali di quella notte fatale, molti degli
interrogativi di allora sembrano restare irrisolti, “indeterminati”
come l’omonimo principio fisico che lo stesso Heinseberg enunciò per
primo. Perché Heinseberg, il fisico che diresse le ricerche tedesche per
la bomba atomica, si recò a Copenaghen per incontrare il suo mentore,
il fisico Niels Bohr, un ebreo danese, cittadino scomodo in una
Copenaghen occupata dai nazisti?
Ma il progetto non si conclude qui,
visto che è accompagnato da “Retroscena atomici”, cche presenta
convegni, incontri, spettacoli, film, giochi scientifici aperti alla
partecipazione del pubblico. È un articolato progetto ideato dal CSS e
dall’Università di Udine che, già cominciato lunedì 16 ottobre, avrà un
altro importante momento di approfondimento questa sera (venerdì 20
ottobre) alle 20.30, al Palamostre con il filosofo, matematico ed
epistemologo Giulio Giorello, ordinario di Filosofia della scienza
all’Università Statale di Milano, in un “Dialogo attorno a Copenaghen”
fra scienza ed etica con il matematico professor Furio Honsell e con il
fisico professor Stefano Fantoni, Presidente della Fondazione
Internazionale Trieste. Coordinerà l’incontro la giornalista Simona
Regina.
È un’ottima occasione per riprendere a riflettere e, anche per la sua rarità, non va assolutamente perduta.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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