«La democrazia
non ha mai affidato i poteri al popolo sovrano e quindi la sovranità è
affidata a pochi che operano e decidono nell’interesse dei molti. È
sempre stato così nella storia che conosciamo». Al di là del rispetto
che non si può non dovere alla persona che esprime queste idee, non
altrettanto si può dire di una condivisione con le idee espresse da
quella persona.
Alcuni appunti soltanto. Il primo
sottolinea come sia proprio la storia a ricordarci che, quando il
rapporto tra elettori ed eletti si interrompe, questo è successo perché –
è sempre lo stesso Scalfari a sottolinearlo – il «capo aveva una
qualità leaderistica molto forte e, in quanto tale, anche alquanto
pericolosa per la democrazia»; oppure in quanto la democrazia è stata
storpiata, se non uccisa, da una legge elettorale sbagliata, o
addirittura palesemente diretta verso quello scopo.
Il secondo appunto ci fa chiedere se
davvero «operano e decidono nell’interesse dei molti» coloro che hanno
ideato e approvato leggi come il Jobs act, la Buona scuola, il
Salvabanche, l’attuale riforma sanitaria e hanno tentato di sovvertire
la nostra Costituzione. Per quanto mi riguarda, la risposta è
irrevocabilmente negativa.
Il terzo chiama in causa le modalità
imposte alla Camera per far approvare la nuova legge elettorale, che
non può non ricordare che questo sicuramente non è il primo episodio in
cui Renzi pretende di sottomettere il potere legislativo a quello
esecutivo, ma che mette anche in rilievo il fatto che l’attuale
segretario del PD sta agendo sotto lo stimolo della paura, sia quando
sceglie la strada del voto di fiducia, pur potendo contare, sulla carta,
su una maggioranza schiacciante dei deputati, sia nel momento in cui
spiega ai possibili alleati che di primarie di coalizione non se ne
parlerà perché lo statuto del PD prevede che il segretario del partito
sia anche il candidato premier. Come se chi del PD non è dovesse
comunque accettare le regole di quel partito. Eppure in primarie di
coalizione i voti dei dem dovrebbero essere largamente di più di quelli
degli alleati.
A meno che non si tema che, nel segreto dell’urna, questo segretario non piaccia più proprio tanto ai teoricamente suoi.
Ma il timore di non farcela fa
perdere anche il senso dell’opportunità tanto che, pur davanti alla
necessità di impostare un’alleanza, scompare ogni apertura, ogni
promessa di collegialità; e, infatti, addirittura il morbido e
duttilissimo Pisapia esplode : «Ci vuole maggiordomi, ascari; gioca a
fare Biancaneve e i sette nani».
A fare ulteriore luce su questo
labirinto in cui si è cacciato il PD è arrivata la cosiddetta festa per
il decennale di quel partito in cui uno dei pochi fondatori intervenuti,
Walter Veltroni, si è sentito in dovere di puntualizzare: «Non abbiate
paura della parola “sinistra”, non cercate l’indistinto, non
camuffatela. Non è solo una collocazione parlamentare. La sinistra è
un’idea del mondo, delle relazioni tra le persone, della giustizia. E
ricordate che il PD è nato per unire e non per dividere». Un esplicito
richiamo agli iscritti a un partito di centrosinistra a tornare a essere
di centrosinistra.
E Renzi, evidentemente distratto
mentre Veltroni parlava, ha subito puntualizzato con un’arroganza che
ancora una volta ha superato la paura: «Chi se ne è andato via ha
tradito il popolo». Non soltanto lui: addirittura il popolo.
Probabilmente non
sarò da considerare parte di quel popolo cui lui si riferisce, ma io,
che ho votato per il programma presentato da Bersani, mi sento invece
tradito proprio da Renzi che ha usato anche il mio voto per fare cose
che hanno rallegrato il centrodestra, ma che non avrei mai voluto veder
fare con il mio voto. E sono certo di non essere il solo a pensarla
così.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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