Apparentemente
la notizia è che il Mediterraneo vale 5.600 miliardi di dollari, il 20
per cento del valore complessivo di tutti i mari del globo, pur
costituendone soltanto l’1 per cento in termini di superficie. Lo
afferma il WWF, specificando che la stima è stata fatta tenendo conto di
pesci, piante, coste, minerali, clima e turismo e sottolineando anche
che il calcolo è eseguito largamente per difetto in quanto nel conto non
sono stati inseriti né gli idrocarburi, né le altre risorse profonde.
Il
WWF trae la conclusione che noi siamo particolarmente fortunati a
vivere sulle sue coste, o nelle sue immediate vicinanze, e lo dice nella
speranza di convincere più gente possibile – inquinatori grandi e
piccoli, ricchi e poveri – che salvare il Mare Nostrum è economicamente
conveniente perché altrimenti si rischia di distruggere un enorme
capitale.
In
realtà, però, la vera notizia è che se anche il WWF si è rassegnato a
ritenere che l’unica spinta verso un comportamento ecologico e
responsabile può essere soltanto quella economica, allora vuol dire che
la rinuncia a educare ormai è pervasiva e diffusa, anche se speriamo non
ancora irreversibile.
Con
questa sollecitazione legata al valore di un mare, fatta per di più da
uno dei maggiori enti per la difesa del pianeta, passa il messaggio che
l’ecologia va rispettata per una mira di guadagno e non per rispetto
della natura, né, tantomeno, per convincimento culturale ed etico. E, se
questo fosse vero, allora sembrerebbe ovvio desumere che invece ci si
può comportare in maniera indiscriminata nei confronti delle realtà che
non sembrano avere un valore pecuniario; come, per esempio, i diritti
altrui.
Educazione, cultura ed eticità, insomma, passano decisamente in secondo piano, o, probabilmente, ancora più indietro.
E
tutto questo finisce per far quasi dubitare che possa aver ragione la
sciagurata ministra Fedeli che propone l’ingresso in classe degli
smartphone e la riduzione di un anno della durata sia delle medie
inferiori, sia di quelle superiori. Infatti, se la scuola deve fornire
soltanto nozioni e non cultura, strumenti di ragionamento ed educazione,
allora davvero non servono tanti anni; e neppure tanti libri in quanto
basterebbe collegarsi, quando serve, a qualche sito internet, senza
minimamente neppure porsi il problema di quanto possa essere
attendibile.
E,
d’altro canto, appare sempre più evidente che il pensare, come il
leggere, in questo nostro mondo che sempre più sembra amare nuovamente
affidarsi all’uomo solo al comando, siano diventati comportamenti quasi
rivoluzionari e, quindi, mal sopportati.
E,
allora, continuate a leggere e a pensare, come forme di radicale
disobbedienza civile. E continuate a operare perché anche gli altri lo
facciano.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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