Ma
qualcuno si ricorda ancora che quello di sinistra è stato un concetto
molto serio e che per molti – o almeno per quelli che di sinistra ancora
si sentono – continua a essere tale? La domanda sorge spontanea visto
che sono tanti quelli che sembrano pensare che ormai sia soltanto un
fastidioso ricordo del quale ancora due cose soltanto possono essere
utili: non tanto i valori che spesso finiscono per diventare dei
fastidiosi impicci, ma l’uso del nome, che talvolta può fungere da
ottimo travestimento, e l’accaparramento di una parte degli elettori che
hanno sempre votato a sinistra e che ancora non si sono stufati di
andare alle urne senza mai trovare la possibilità di dare un voto a chi
quel fastidiosi valori vuole tuttora portare avanti.
Adesso, per esempio, va di moda
presentarsi come salvatori della sinistra che si oppone al renzismo,
ritenendolo profondamente diverso rispetto alla sinistra, proponendo di
coagularla per poi – e qui c’è il colpo di genio – farla alleare con il
renzismo stesso. Lo sta proponendo Pisapia – un lungo pedigree di
sinistra – a livello nazionale e adesso – come una copia carbone e con
un pedigree molto più breve – lo propone anche Honsell a livello
regionale. E il fatto merita alcune considerazioni.
Per prima cosa bisognerebbe spiegare
che senso avrebbe avuto opporsi al PD di Renzi, o, per chi vi era
iscritto, uscire dal partito, per poi adeguarsi al volere dell’attuale
segretario che continua a sostenere che è il PD, come elemento
catalizzatore di un cosiddetto centrosinistra, ad avere il diritto di
indicare linea ed eventuale premier.
Poi, al di là di ovvie
considerazioni sulle possibili e anche naturali mire personali di coloro
che puntano a ergersi a protagonisti in un frangente tanto confuso e
burrascoso, questa appare come un’ulteriore prova che tra la politica, o
meglio i politici, e gli elettori non c’è più una reale comunicazione e
comprensione. Ma davvero qualcuno può pensare che senza una vera
discontinuità di valori e di nomi (perché i valori non possono non
essere legati alle persone in cui vivono) gli elettori di sinistra
possano dire di aver scherzato e pensare a un’alleanza subalterna con
chi hanno avversato in questi ultimi anni?
Renzi e compagnia dicono che in realtà le cose che hanno fatto sono di
sinistra e che sono gli altri a non averlo capito. Ma allora, solo per
parlare del lavoro, dando per assodato che siamo ancora molto indietro
rispetto all’inizio della crisi e che siamo i penultimi in Europa sia
come incremento del Pil, sia come occupazione generale e giovanile,
Renzi davvero è convinto che l’attuale numero di occupati, per la
maggior parte a tempo determinato, o con contratti parziali frutto di
trucchi e soprusi nei confronti dei lavoratori, possa essere sia
socialmente equivalente al numero degli occupati di una volta, a tempo
indeterminato e per buona parte difesi dall’articolo 18?
Ma davvero l’atteggiamento renziano
nei confronti della sanità e dell’istruzione pubbliche, o
dell’accoglienza, può essere confuso con il sentire di coloro che sono
convinti che il pensiero di sinistra, fatto di solidarietà e inclusione,
porti a tutt’altre conclusioni? Ed è credibile che gli elettori di
sinistra possano accettare una nuova situazione nella quale i cittadini
sono chiamati a dire la loro – e parzialmente e sommessamente – soltanto
una volta ogni cinque anni, mentre tra un’elezione e l’altra, devono
limitarsi a osservare quello che decide e comanda il “leader”, termine
molto di moda oggi, ma soltanto sinonimo di altri vocaboli che nelle
varie lingue sono stati usati in altri tempi e con risultati che ancora
oggi fanno rabbrividire?
E, per venire più direttamente a
Pisapia e a Honsell, vorrei richiamare alla vostra memoria una data di
cui molti hanno preferito non parlare più sperando che finisse in quel
dimenticatoio tanto usato dalla politica italiana. Sto parlando del 4
dicembre 2016 e di quel referendum costituzionale in cui la schiacciante
maggioranza degli italiani ha sconfitto coloro che volevano deformare
la nostra Costituzione e che, con il famoso “combinato disposto” con una
legge elettorale poi proclamata incostituzionale, intendevano
stravolgere tutte le basi della nostra democrazia, non soltanto
privilegiando la cosiddetta stabilità rispetto alla rappresentanza, ma
convogliando potere legislativo e potere esecutivo nelle mani dello
stesso gruppo dirigente, o, per essere più precisi, dello stesso
“leader”.
Appare come una combinazione davvero
curiosa il fatto che entrambi coloro che oggi si propongono come guida
della sinistra, in quel referendum abbiano votato “Sì”, come Renzi
chiedeva, e non “No”, come la sinistra indicava. Ed è interessante anche
ricordare che Honsell, dopo aver fatto capire pubblicamente in sala
Ajace, in maniera esplicita, che sarebbe stato giusto e doveroso votare
“No”, un paio di giorni dopo ha fatto una clamorosa giravolta di 180
gradi e, a sorpresa, è diventato paladino del “Sì”.
Moltissimi dicono che in primavera
la sinistra sarà destinata a perdere. E questo può anche essere. Ma
pretendere che perda anche la dignità ci sembra davvero troppo.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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