Dopo un
insolitamente lungo silenzio, dovuto a momenti di attenzione alternati a
punte di sconforto, la domanda naturale è: dov’eravamo rimasti? E la
risposta non può che essere che siamo rimasti sempre lì e che è ora di
riprendere a parlare, non con la pretenziosa idea di poter influire in
qualche maniera, ma per esprimere chiaramente il proprio pensiero
assumendosene la responsabilità.
È ovvio e inevitabile che durante la
lunghissima campagna elettorale che ci attende saremo bersagliati
continuamente da slogan stucchevoli e promesse e progetti
irrealizzabili. Ma cerchiamo di limitare questo inquinamento
propagandistico, almeno nelle parti di più improbabile realizzazione.
Tra queste un ruolo di primo piano spetta alla campagna che il PD svolge
ossessivamente nel nome di una «unità delle sinistre» perché «divisi
perdiamo».
Proviamo a mettere a fuoco soltanto
alcuni punti che dimostrano che, stando così le cose, l’alleanza tra PD e
Articolo Uno – MDP, appartiene al regno dell’irrealtà. E, quindi, che
Renzi e i suoi potrebbero risparmiarci geremiadi che servono soltanto a
porre le premesse per successive recriminazioni.
Cominciamo con la risposte date a un
partito che si è dato il nome di “Articolo Uno” richiamandosi
esplicitamente a quello della nostra Costituzione che non recita
soltanto «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», ma
continua sottolineando che «La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ebbene, sul primo
punto, la risposta renziana è stata netta perché ha messo in chiaro che
di altre cose si potrà parlare, ma sul Jobs Act ogni discussione è
inammissibile perché «nessuno ci può chiedere un’abiura» e perché «è una
buona legge che ha creato quasi un milione di posti di lavoro». Che la
gran parte di questi posti di lavoro sia a tempo determinato e già
conclusi, a contratto depotenziato, a chiamata variabile, a salario
neppure di sussistenza tutti, lo sanno, ma sono argomenti che non devono
scalfire la monumentalità del numero «quasi un milione» che ricorda la
parabola berlusconiana almeno quanto la filosofia della legge che è sul
lavoro, ma contro i lavoratori.
E anche sulla seconda parte
dell’Articolo Uno, sulla sovranità che appartiene al popolo, c’è molto
da dire visto che il Parlamento, unica realtà istituzionale eletta
direttamente dal popolo, è stato imbavagliato dal PD con una serie senza
paragoni di cosiddetti “voti di fiducia” che, in realtà, con la fiducia
c’entrano ben poco, e che la nuova legge elettorale, voluta sempre dal
PD, continua a limitare in maniera drastica le possibilità di scelta da
parte di quel popolo cui la Costituzione fa riferimento.
Poi, se pensiamo a quella prima
persona plurale del verbo “perdiamo”, mi sembra evidente che, sotto un
unico tetto, nasconda due realtà profondamente diverse: per Renzi questa
forma verbale si basa su una specie di plurale maiestatis perché la
sconfitta riguarderà lui, o, al massimo, il partito di cui è segretario.
Per gli altri a sinistra del PD la sconfitta, invece, in caso di
vittoria di un’alleanza con il PD, riguarderebbe tutta una serie di
ideali e di valori politici che continuerebbero, come in questi ultimi
tre anni abbondanti, a essere molto vicini a quella destra che a parole
si vitupera, ma ai cui obbiettivi nei fatti ci si conforma: una vittoria
teorica, quindi, ma una sconfitta reale. E destinata anche a
pregiudicare negativamente qualunque speranza futura. A Cuperlo, che
dice che «Non è pensabile che non si trovi una convergenza sui
contenuti», basterebbe ricordare che dei contenuti del Jobs Act è
vietato parlare e che, mentre Fassino cerca di fare mediazioni con la
sinistra, Guerini sta trattando con una parte della destra, che sarà
anche moderata, ma sempre destra rimane.
Quando Bersani dice che, a meno di
cambiamenti seri, di svolte radicali, si ricomincerà a parlarsi dopo il
voto, Renzi risponde che le alleanze non si trattano dopo il voto. E
allora? Prevede già di tornare subito alle urne? Oppure la trattativa è
vietata soltanto con la sinistra, mentre dopo il voto quella eventuale
con Berlusconi diventerebbe lecita per una questione di numeri capaci di
formare una maggioranza?
Un ultimo argomento: la supposta
antipatia personale. È vero: Renzi sta molto antipatico a tutti coloro
che si sentono di sinistra. Ma non è una questione personale, come non
era personale l’antipatia che si provava – e si prova – per Berlusconi.
In un’epoca in cui si è voluto distruggere il vecchio concetto di
partito per convertirlo in una specie di comitato elettorale per un
capo, il capo diventa il simbolo di quel comitato e delle idee che porta
avanti. Quindi non di antipatia personale si tratta, ma di assoluta
distanza politica. E da questo deriva anche il fatto che in qualunque
caso, anche in elezioni locali in cui il candidato dem potrebbe essere
considerato degno, il voto per il PD sarebbe assimilato comunque a un
voto a Renzi e, quindi, diventa impossibile.
Per concludere, in mancanza di una
svolta radicale da parte del PD di Renzi, una convergenza elettorale tra
sinistra e PD diventa un’ipotesi irreale: chi è uscito da quel partito,
o chi ha deciso di non votarlo più perché ha ritenuto che quel partito
si è separato da una parte enorme dei suoi elettori in quanto ha
cambiato patrimonio genetico, ha agito così per profondi convincimenti
politici e non per momentanee antipatie e, quindi, non ha la minima
intenzione di rinnegare se stesso e i propri ideali. Il bacino di voto
del possibile nuovo polo di sinistra si estende, infatti, soprattutto in
quel largo mare di cittadini che non vanno più a votare.
Fassino dice che «dalla nostra gente
sale una forte domanda di unità»: forse quel “nostra” si riferisce
soltanto agli elettori del PD perché gli altri hanno ben presente che
dalle Europee in poi quella fantomatica unità ha portato soltanto a
sconfitte sanguinose. Una sinistra che si alleasse con il PD di Renzi,
finirebbe per certificare che i comportamenti politici di Renzi sono
accettabili, e perderebbe immediatamente il rispetto di chi lo ha già
tolto a Renzi e ai suoi.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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