Evidentemente
abbiamo qualche problema serio nella coniugazione dei verbi; non tanto
nella scelta dei modi, quanto in quella dei tempi.
Per esempio, talvolta usiamo il
presente mentre dovremmo adoperare il passato. Ultimamente, infatti,
abbiamo più volte sentito ripetere «La sinistra perde…» aggiungendo,
poi, a seconda del caso, «… le amministrative», o «… in Francia», o,
proprio in questi giorni, «… contro Trump». Ma, ammesso che la si possa
chiamare sinistra, invece del presente, avremmo dovuto usare il passato –
prossimo o remoto, a seconda dei gusti – perché la sinistra è davvero
da tanto tempo che ha perso; e non soltanto alcune elezioni, ma
soprattutto, nell’ansia di vittoria, la sua anima.
In altri casi, invece, dovremmo
usare il presente e non il futuro. Dire, per esempio, «Se dovesse essere
approvata la riforma costituzionale si rischierà un deriva
antidemocratica» è sbagliato perché la deriva antidemocratica la stiamo
già vivendo ora, anche se bisogna sottolineare che le sue radici
affondano indietro nel tempo; almeno fin da quando si è consentito il
passaggio e l’uso di leggi elettorali anticostituzionali.
È difficile, infatti, definire in altro modo quanto è successo con i
quattro milioni di lettere spedite, a firma di Matteo Renzi, agli
italiani all’estero per propagandare il sì al referendum costituzionale.
Mettiamo subito in chiaro che
sicuramente nessuna legge sarà stata infranta, ma il messaggio di etica
politica e di educazione democratica che ne esce è davvero devastante.
Cominciamo da un semplice calcolo
matematico per capire quanto possa essere venuta a costare una simile
spedizione. Dal sito di Poste italiane si evince che per spedire
all’estero una missiva leggera (al di sotto dei 20 grammi) si deve
spendere un euro per indirizzarla in Europa e nell’Africa che si
affaccia sul Mediterraneo, che servono 2 euro e 20 centesimi per il
resto dell’Africa, le Americhe e l’Asia, e che si arriva a 2 euro e 90
centesimi per l’Oceania. Facciamo, a essere molto buoni, una media di un
euro e 50 centesimo a missiva e questo comporterebbe una spesa di 6
milioni di euro. Ma siamo ancora più buoni e diciamo anche che, vista la
grande quantità di lavoro, Renzi possa avere ottenuto un forte sconto
sulla cifra totale, magari rivolgendosi a qualche azienda di posta
privata. Diciamo che si possa arrivare al 50 per cento di sconto?
Resterebbero sempre 3 milioni di euro. Calate ancora un po’, ma più di
tanto non si potrebbe davvero.
Una cifra davvero consistente che,
ovviamente, non può essere uscita dalle casse dello Stato perché si
tratterebbe di peculato, ma che deve essere uscita da quelle del PD, pur
se, probabilmente, a nome di “Bastaunsì”, e magari sotto forma di
sostanziose donazioni da parte di abbienti sostenitori di cui nulla per
il momento si sa. E saremmo anche curiosi di sapere se la spesa sia
stata decisa, o meno, da una direzione del partito e se la minoranza ne
fosse stata al corrente.
Ma il vero problema, che getta una
luce un po’ inquietante sul modo di pensare e di agire di colui che si è
intestato fin da subito la proposta di riforma costituzionale, è la sua
continua commistione di azioni, il suo ininterrotto approfittare del
suo ruolo pubblico in ogni circostanza per fare propaganda politica
spingendo verso un risultato che egli considera determinante per il
proprio futuro. Nel suo sfrenato attivismo, dall’assemblea nazionale sul
Mezzogiorno alle inaugurazioni di qualsiasi tipo di opera pubblica o
privata, anche piccolissima, ogni occasione è buona per presentarsi con
la giacca del presidente del Consiglio e approfittare della sua carica
per fare una dose di propaganda che poi, inevitabilmente visto che di
presidente del Consiglio si tratta, finirà sulle televisioni; nazionali,
o locali, a seconda dei casi.
Ma per quanto riguarda la lettera
agli italiani all’estero, la situazione è decisamente più grave e fa
capire lo spirito di quella riforma che speriamo non diventi mai la
nostra Costituzione: in questa lettera Renzi, sia dal punto di vista
economico, sia politico, fa propaganda come segretario del PD, ma usa il
piglio, la teorica autorevolezza e le parole del presidente del
Consiglio.
Rispetto per la costituzionale
separazione dei poteri fissata da Montesquieu proprio per evitare
pericolose concentrazioni? Qui non c’è più nemmeno la separazione delle
cariche.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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