Non fosse in
ballo il destino democratico di un Paese, e soprattutto dei suoi
abitanti, ci sarebbe da divertirsi a osservare l’arrabattarsi di Renzi
che su questo referendum ha giocato tutto e che sempre più teme di
perdere la sua scommessa.
Lo vediamo promettere di tutto e di
più: dalla decontribuzione totale per gli assunti al Sud dove, caso
strano, il No è in nettissimo vantaggio, agli 800 euro per tutti i nuovi
nati, ai 500 euro a tutti diciottenni (è sempre un caso che siano
proprio quelli che per la prima volta vanno alle urne), alla
quattordicesima (nuova o rafforzata) per una fetta di pensionati, agli
80 euro distribuiti un po’ qua, un po’ là a varie categorie di persone.
Ma lo vediamo anche effettuare
giravolte e piroette degne di un grande artista del circo. All’inizio
aveva detto che se avesse vinto il No lui si sarebbe ritirato dalla
politica. Poi, resosi conto, grazie alle spiegazioni di alcuni influenti
amici, che la sua possibile uscita di scena aveva affascinato molta più
gente di quanta ne avesse terrorizzata, era precipitosamente tornato
indietro affermando che si era trattato di un suo errore e che,
comunque, non solo non sarebbe uscito dalla politica, ma addirittura non
si sarebbe neppure dimesso.
Ora, accortosi che quella virata di
180 gradi non ha sortito l’effetto sperato, ha bruscamente ripreso la
direzione di marcia originale, evidentemente sperando che nella mente
degli italiani due contraddizioni possano elidersi in maniera tanto
efficace da non lasciare neppure traccia nella loro memoria. Oggi,
infatti, ha detto: «Se i cittadini dicono di No e vogliono un sistema
che è quello decrepito che non funziona, io non posso essere quello che
si mette d'accordo con gli altri partiti per fare un governo di scopo o
un governicchio».
È evidente che Renzi dice sempre
quello che crede che in quel momento gli conviene di più, o, comunque,
quello che gli consigliano i suoi reputatissimi consiglieri strategici
di propaganda, ma, al di là della volatilità e volubilità dei concetti,
nelle sue dichiarazioni ci sono sempre alcuni punti fermi che permettono
di comprenderlo davvero.
In questo caso mi sembra utile
soffermarci per un momento sul termine “governicchio” e su come, secondo
lui, questo nascerebbe. Ne deriva la constatazione che la differenza
tra “governoni” e “governicchi” non risiede nelle cose che questi sono
riusciti a fare per il bene del Paese, ma nella quantità di quella che
lui chiama “governabilità” – e che in realtà è decisionismo – che quel
governo riesce ad avere; nella possibilità di decidere senza doversi
sobbarcare la fatica, e soprattutto il fastidio, di dover discutere con
altri che non hanno la medesima idea.
Se ne trae, insomma, l’idea che
governicchi sono stati quelli che, con faticose discussioni e
mediazioni, sono riusciti a far superare a un partito di maggioranza
relativo come la Democrazia Cristiana, tanti impedimenti ideologici da
far approvare la legge sul divorzio e sull’aborto, o, anche, a far
passare lo Statuto dei lavoratori. Senza contare quelli che ci hanno portato dalla distruzione postbellica al boom economico.
Di governoni, invece, non ce ne sono
praticamente stati; tranne il suo, ovviamente, che è sicuramente un
primatista di promesse, ma che è stato capace di mantenerne ben poche,
in primis quelle sulla ripresa economica. E che come suo unico
indiscutibile successo può presentare – ai potentati economici,
ovviamente – la distruzione dello Statuto dei lavoratori e la riduzione
in moderna schiavitù di centinaia di migliaia di lavoratori che non
hanno più alcun diritto, neppure quello di lamentarsi.
E questo non è un invito a votare No
per far cadere il governo Renzi – del suo destino politico mi interessa
poco, o nulla – ma a farlo per scongiurare l’ipotesi che la sua
mentalità debordi dai limitati anni di durata di un governo alla ben più
lunga durata di vigenza di una Costituzione che – merita ripeterlo –
non è una legge qualunque, ma deve stabilire regole condivise e deve
limitare i poteri di chi già ne ha di più degli altri. E non il
contrario.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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