Il dubbio è se
accusarlo di cinica e beffarda crudeltà nei confronti dei più deboli,
oppure di pesante ignoranza istituzionale. Poi, visto che l’oggetto del
dubbio è il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, entrambe le
ipotesi possono essere valide. Anzi, addirittura possono coesistere e
assommarsi.
A dire il vero, però, si tende a
propendere per la prima ipotesi, sia perché, se c’è da attaccare e
sbertucciare un non italiano, Salvini non si tira mai indietro, sia in
quanto la dose di ignoranza istituzionale necessaria per confezionare
certe frasi sarebbe davvero eccessiva addirittura per un ministro dei
5stelle.
Più d’uno ha proposto di dare la
cittadinanza italiana a Rami, il ragazzino che è riuscito a innescare
l’operazione di salvataggio dei suoi compagni dal pullman che stava per
essere incendiato, non si sa ancora se deliberatamente o per
disequilibrio mentale, da un italiano di pelle scura che ora afferma di
averlo fatto per vendicare i tanti bambini annegati nel Mediterraneo, o
per protestare contro la politica del governo giallo-verde-bruno sui
migranti.
Ecco cosa dice Salvini a Rami,
rispondendo anche ai proponenti: «A Rami piacerebbe lo ius soli? Lo
potrà fare quando sarà eletto al Parlamento. Per il momento la legge non
cambia e non ci sono margini di discussione». E obbiettivamente sembra
difficile che non si tratti di una beffarda presa in giro.
Intanto, la questione dell’età:
Rami, 13 anni, dovrebbe aspettarne 12 soltanto per potersi candidare
alla Camera. Se poi dovesse ambire al Senato, di anni dovrebbe
aspettarne addirittura 27.
Ma, ancora, più beffardamente
importante è il fatto che Rami, al di là del doversi comportare da eroe,
dovrebbe prima diventare italiano per poi poter fare in modo di
diventare italiano. Perché il diritto di candidarsi a ricoprire cariche
elettive, di godere cioè dell’elettorato passivo, è riconosciuto a tutti
i cittadini italiani maggiorenni. Quindi, se non sei già italiano e
maggiorenne, non puoi candidarti.
Non so se Salvini lo abbia mai
letto, ma quello che lui ha detto per Rami assomiglia straordinariamente
al nucleo fondante di un famoso romanzo di Joseph Heller, “Comma 22”
che effettuava una feroce critica contro la struttura militare partendo
da un comma, il 22, appunto, dei regolamenti ai quali erano soggetti i
piloti e gli avieri durante la Seconda guerra mondiale: «Chi è pazzo può
chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di
essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». Un paradosso dal
quale non è possibile alcuna via d’uscita al di là di una sola
possibilità. Durante la seconda guerra mondiale, quella di salire sugli
aerei; nel mondo di Salvini, se non sei già anche figlio di italiani,
restare per sempre straniero nella patria dove sei nato.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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