Sinceramente
quell’abbraccio tra Giuliano Pisapia e Maria Elena Boschi risulta del
tutto indigesto anche a me. So bene che la mia opinione personale non è
assolutamente importante, ma sono tantissimi quelli che sono rimasti
perplessi e, soprattutto, il gesto mi sembra esplicativo, se non
emblematico di come sia cambiata – e fortemente in peggio – la qualità
della nostra classe politica.
Pisapia, davanti alle rimostranze di
Roberto Speranza, che gli telefona a nome di tanti ex elettori del PD e
anche di alcuni che ancora nel PD si sforzano di restare, dice che il
suo è stato «Soltanto un gesto di cortesia e di buona educazione». Ora,
stante il fatto che si può essere cortesi ed educati anche in molte
altre forme diverse, una persona intelligente non può non immaginare che
un abbraccio di quel tipo viene inevitabilmente fotografato, pubblicato
con rilievo su tutti i giornali e inevitabilmente strumentalizzato a
fini politici come simbolo tangibile di un superamento di quei dissensi
che sono alla base dell’ultima fase della frantumazione della sinistra.
Certamente Pisapia non è uno
sprovveduto e, quindi, questo abbraccio non può che essere stato
funzionale al suo primo progetto politico: riunirsi in qualche modo al
PD renziano facendo finta di dimenticare che sono stati le politiche e i
comportamenti dell’attuale segretario dem a provocare una diaspora
ufficiale che una volta sarebbe stata inconcepibile. Questo il messaggio
lanciato a Renzi e ai suoi ricordando anche, pur in maniera soffusa,
che Pisapia, al pari della Boschi, ha sostenuto esplicitamente il sì al
referendum che voleva stravolgere la nostra Costituzione.
Nella cosiddetta Prima Repubblica,
pur tra i tantissimi difetti, il significato dei gesti e delle parole
restava forte perché gesti e parole sono sempre sostanza. Pensiamo se
mai Berlinguer e Almirante avrebbero potuto abbracciarsi per un gesto di
cortesia. Quando il segretario del PCI è morto, quello del MSI ha
ritenuto suo dovere andare di persona a manifestare il grande e profondo
rispetto per l’avversario scomparso. E il popolo comunista ha accolto
Almirante con l’altrettanto grande e profondo rispetto dovuto a chi è
capace di separare il sentimento dal ragionamento.
E, a questo proposito vorrei
soffermarmi per un momento su quell’alzata di ingegno di Massimo
Recalcati che sarà anche un bravo psicanalista, ma che sulla politica
sembra avere idee piuttosto confuse. Chiedersi, infatti, perché alcuni
odiano tanto Renzi e altri lo amano è un’iniziativa del tutto surreale.
Quella dell’odio e dell’amore sono
due categorie che non possono, né devono, appartenere al mondo della
politica in quanto strumento di una democrazia che si basa, invece – o
almeno dovrebbe basarsi – su una scelta ragionata in base ai propri
principi. Per Renzi, tanto per entrare direttamente nell’argomento, non
nutro sicuramente amore, ma neppure lontanamente odio. Mi limito – ma è
già tutto – a disapprovare quasi completamente la sua politica che, nel
nome di un fantomatico centrosinistra, è riuscita ad approfondire le
differenze di classe – è ottenuto anche di far risorgere questo concetto
– che stanno lacerando il nostro Paese.
Credo davvero sia ora di finirla di
abbracciarsi e di parlare di odio e di amore. Mi piacerebbe tanto
tornare a vedere uomini politici e donne politiche capaci davvero di
essere tali e di non farci quasi incredibilmente rimpiangere la serietà e
la consapevolezza di buona parte della politica del passato.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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