Sono anni che le
mancanze democratiche a livello nazionale sono così abbaglianti da far
passare inosservate quelle – diciamo così – locali. Un caso che
colpisce, per esempio, è quello che ha coinvolto la Commissione edilizia
del Comune di Udine di cui quattro componenti hanno rassegnato le
dimissioni dopo che dalla Commissione stessa era stato dato parere
negativo sul nuovo edificio che sorgerà al posto dell’ex Upim di via
Cavour e che la giunta comunale aveva dato, invece, via libera
conformemente al parere della Soprintendenza.
Lontana da me l’intenzione di dare
giudizi di tipo estetico sul nuovo progetto: sarebbe una cosa del tutto
personale, anche se mi sembra che riproporre la stessa tipologia di un
palazzo da poco costruito a poche centinaia di metri, vicino al teatro,
indichi una certa mancanza di attenzioni per un sito importantissimo per
il centro storico di Udine. Né mi sogno di contestare le valutazioni
negative di professionisti evidentemente stimati, visto che sono stati
chiamati a far parte della Commissione.
Quello che colpisce è il fatto che
certi strumenti definiti “democratici” non siano altro che deliberato
fumo negli occhi per impedire di vedere che di incrostazioni di
democrazia ne sono rimaste ben poche su strutture pubbliche che ormai
preferiscono ampiamente – già dal momento elettorale – la
“governabilità” alla “rappresentatività”. E questo appare quantomeno
curioso in un sistema che si autodefinisce di “democrazia
rappresentativa”.
Che senso ha, infatti, costituire
una commissione che può dare soltanto pareri non vincolanti? Se si
tratta di valutazioni di tipo scientifico non si vede come e perché
queste valutazioni possano essere disattese. Se si tratta, invece, di
opinioni personali, non si capisce né perché sia necessario darle, né
per quale motivo, eventualmente, le scelte dei componenti la Commissione
siano state fatte da determinati organi amministrativi e professionali e
non siano state demandate alla preferenza del popolo che vorrebbe
essere rappresentato.
Ma se per il nuovo edificio ogni
discussione sembra ormai chiusa, molti dubbi di democraticità sussistono
ancora sulla determinazione degli spazi che saranno destinati per
qualche anno a ospitare il cantiere. Al di là delle inevitabili porzioni
di strada tolte a via Cavour e a via Savorgnana, il progetto prevede,
infatti, che scompaiano per l’uso comune, pur temporaneamente, i
giardini pubblici – e la parola “pubblici” dovrebbe avere ancora qualche
significato – di piazzetta Belloni e di palazzo Morpurgo che, tra
l’altro, perderà anche l’uso della corte diventata ormai tradizionale
luogo di appuntamento estivo per le attività culturali cittadine.
Si dice che poi tutte le aree
saranno ripristinate entro dieci mesi dalla conclusione dei lavori. Ma
come saranno ripristinate? Con quale progetto comunale? Fatto da chi e
valutato pro forma e probabilmente inutilmente dalla commissione
edilizia? E, fatto ancora più importante, qualcuno vorrà dire che gli
alberi esistenti, vecchi e alti, non potranno essere ripristinati perché
saranno abbattuti per fare spazio a qualche gru?
Se lo spazio è pubblico, potrà
essere il pubblico a esprimere un proprio parere? E non si venga a dire
che il tutto sarà giustificato dalla scomparsa di alcune barriere
architettoniche che esistono soltanto se si vuole seguire la via più
breve e che comunque potrebbero essere eliminate in breve tempo, con
poca spesa e scarso disagio.
Senza cancellare due giardini, non
si potrebbero, magari con qualche fastidio economico in più, limitare i
danni inevitabili e, per ipotesi, aprire uno spazio di cantiere in una
limitata porzione di quella piazza del Duomo che da anni è
squallidamente deserta e sembra vivere soltanto per ospitare, di tanto
in tanto, qualche bancarella, o qualche chiosco per mangiare e bere?
Se anche davanti a questa cose che
coinvolgono una città per qualche anno non si ritiene che i cittadini
possano dire la loro, ma che la delega sia comunque e sempre illimitata,
ci aspetteremmo che quando qualcuno parla di democrazia, alla fine
aggiunga: «Scusate, abbiamo scherzato».
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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