Ineccepibile.
Renzi dice che «fuori dal Pd non c’è la vittoria del centrosinistra, ma
solo la sconfitta» e questa è attualmente un’asserzione difficilmente
confutabile. Quello che Renzi preferisce non dire è che dentro il PD di Renzi la
sinistra è già stata distrutta, sia nella sostanza, sia nella forma.
Nella sostanza promulgando leggi che Berlusconi avrebbe voluto fare
senza esserne capace: Jobs act, buona scuola, bonus a pioggia,
cancellazione parziale della progressività della tassazione come sulla
prima casa. Nella forma continuando a proclamare di sinistra azioni che
in realtà sono state limpidamente di destra.
Fuori dal PD si perde – dice – ma da
una sconfitta si può anche trarre la forza per arrivare a una vittoria.
Da una distruzione ben difficilmente si riesce a risorgere, almeno in
tempi comparabili con una vita umana media.
Il fatto è che l’attuale segretario
del PD usa i termini “destra” e “sinistra” non in una visione politica,
bensì in una prospettiva di potere. Confutando il loro valore quando gli
fa comodo gabellare come tecnicismo qualche decisione chiaramente
schierata in maniera ideologica sul neoliberismo (il Jobs act ne è un
esempio chiarissimo). Oppure resuscitando questi antichi termini se gli
torna comodo perché conta di abbindolare qualcuno per assicurarsi il suo
voto.
Alcuni dicono che la purezza, oltre
che in genetica, è inaccettabile anche per chi vuole fare politica e che
Renzi ha avuto successo proprio perché non ha rifiutato, ma, anzi, ha
ricercato la contaminazione. Può essere, ma, come in genetica, anche in
politica alla contaminazione è necessario porre un limite. Altrimenti la
contaminazione diventa contagio, infezione, corruzione e, alla fine,
morte. E per chi ancora crede che il concetto di destra e sinistra
esistano e abbiano una loro sostanza e una loro validità questo rischio
non è accettabile.
Se una colpa grave la sinistra ha
avuto – e sicuramente ne ha avute più d’una – è stata quella di non
reagire con decisione alle fascinazioni che sembravano essere soltanto
mode estemporanee mentre, invece, erano ben congegnate manovre che
miravano lontano e con piena consapevolezza.
Pensate alla crociata contro le
ideologie che ha riempito la nostra società dagli anni Novanta in poi.
Era una campagna che asseriva la necessità di distruggere le ideologie
per rendere più facili i rapporti politici che erano troppo bloccati su
posizioni filosoficamente molto solide, anche se i detrattori
preferivano definirle preconcette. Il successo di quella crociata è
stato strepitoso e quasi tutti, poi, sono stati molto felici di
definirsi non ideologici, anti ideologici, post ideologici. Senza
rendersi minimamente conto che un’ideologia era rimasta; sola e, visto
che non aveva più avversari, imperante: quella del mercato. Che, tra
l’altro, molti tentano di rendere più gradevole chiamandolo libero,
mentre, invece, è dominato da pochi che fanno, a loro tornaconto, il
bello e il cattivo tempo.
E il tramonto delle ideologie ha
determinato anche la solitudine dell’agire politico perché erano
diventati indistinti i punti di unione e di separatezza sui quali
basarsi per decidere se accompagnarsi, o meno, con qualcuno. E così la
politica, smarrita nella quotidianità e quasi priva di orizzonti
culturali e sociali, ha finito per essere stritolata da una tenaglia che
l’ha stretta e la stringe ancora tra la smania di ricchezza e la smania
di potere.
Sarebbe drammatico lasciarsi
affascinare ancora da quelle gradevoli storielle confezionate apposta
per nascondere il veleno che c’è in loro. E per eliminare questo
rischio, non c’è che una strada: insorgere immediatamente, a parole, non
appena ci si rende conto che qualcosa in quello che ti raccontano non
va.
Difficile capirlo? No: basta tenere
ben fissi alcuni punti irrinunciabili: la giustizia e l’uguaglianza
sociale, la necessità di ridurre le differenze e non di aumentarle,
quello che Hannah Arendt e poi Stefano Rodotà avevano definito “il
diritto di avere diritti”. E, poi, la nostra Costituzione, proprio
quella che Renzi, affascinando con le sue storielle più d’uno, ha
tentato, fortunatamente invano, di stravolgere.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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