venerdì 21 giugno 2019

Gli striscioni gialli

L’etimologia è una scienza divertente, oltre che ricchissima di spunti per ragionare sulle cose. Mostro, per esempio, deriva dal latino “monstrum” che significa prodigio, portento. E Sant’Isidoro, uno che sull’etimologia ha basato molte delle sue fortune culturali che lo hanno portato a essere proclamato “Dottore della Chiesa”, ha specificato che «mostro è ciò che merita di essere mostrato, o esibito”.
 
Il pensiero, quindi, va subito allo spettacolare per antonomasia, da baraccone da fiera: il vitello a due teste, la donna barbuta, il contorsionista incredibile, il lanciatore di coltelli bendato. Ma anche all’altro significato che è implicito nella definizione, volutamente ambigua, di Isidoro. Perché il dovere di mostrare qualcosa può discendere dalla sua eccezionalità, ma anche dal fatto che la si debba far vedere per far comprendere che non la si deve assolutamente imitare.

Shakespeare in questo fu uno specialista: pensate soltanto a Riccardo III, o a Lady Macbeth. E la mitologia greca, come anche quella medievale, è ricchissima di ibridazioni tra umani e animali, tutte invariabilmente crudeli.

È ovviamente impossibile, ma mi piacerebbe molto sapere cosa penserebbe Shakespeare (la sua fantasia era tantissima, ma non si sarebbe mai spinta a queste vette) di chi fa di tutto per disincentivare il salvataggio di coloro che stanno per annegare. O anche di chi pensa che il ricordo di uno studente assassinato dalle istituzioni di un altro Stato (deviate, o meno, per ora è difficile saperlo con certezza), sia da cancellare perché fonte di polemiche evidentemente contro la propria parte politica che implicitamente, e senza minimamente rendersene conto, accusa, a scelta, di insensibilità, di complicità, o di sprezzo di ogni senso di giustizia che, secondo lui e i suoi, va sottoposto comunque e sempre sotto il possente tallone dell’opportunità politica del momento, o della convenienza economica.

È vero: dovremmo essere abituati a schifezze simili che nel nostro Paese si sono verificate con tanti governi diversi – pensare soltanto al caso di Ilaria Alpi e di Milan Hrovatin in Somalia – ma questa è la prima volta che di una vergogna si tenta esplicitamente di cancellare anche il ricordo.

E allora sarebbe il caso che tutti noi esponessimo alle nostre finestre uno striscione giallo con su scritto «Verità per Giulio Regeni», sia per non far dimenticare quello che è accaduto a quel povero ragazzo, sia per tentare ottimisticamente di far ricordare a Fedriga e ai suoi che lui si trova a capo della giunta regionale non per fare gli interessi della sua parte politica, ma per il bene di tutti noi, compreso quello della mamma, del papà e della sorella di Giulio Regeni.


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