L’etimologia è
una scienza divertente, oltre che ricchissima di spunti per ragionare
sulle cose. Mostro, per esempio, deriva dal latino “monstrum” che
significa prodigio, portento. E Sant’Isidoro, uno che sull’etimologia ha
basato molte delle sue fortune culturali che lo hanno portato a essere
proclamato “Dottore della Chiesa”, ha specificato che «mostro è ciò che
merita di essere mostrato, o esibito”.
Il pensiero, quindi, va subito allo
spettacolare per antonomasia, da baraccone da fiera: il vitello a due
teste, la donna barbuta, il contorsionista incredibile, il lanciatore di
coltelli bendato. Ma anche all’altro significato che è implicito nella
definizione, volutamente ambigua, di Isidoro. Perché il dovere di
mostrare qualcosa può discendere dalla sua eccezionalità, ma anche dal
fatto che la si debba far vedere per far comprendere che non la si deve
assolutamente imitare.
Shakespeare in questo fu uno
specialista: pensate soltanto a Riccardo III, o a Lady Macbeth. E la
mitologia greca, come anche quella medievale, è ricchissima di
ibridazioni tra umani e animali, tutte invariabilmente crudeli.
È ovviamente impossibile, ma mi
piacerebbe molto sapere cosa penserebbe Shakespeare (la sua fantasia era
tantissima, ma non si sarebbe mai spinta a queste vette) di chi fa di
tutto per disincentivare il salvataggio di coloro che stanno per
annegare. O anche di chi pensa che il ricordo di uno studente
assassinato dalle istituzioni di un altro Stato (deviate, o meno, per
ora è difficile saperlo con certezza), sia da cancellare perché fonte di
polemiche evidentemente contro la propria parte politica che
implicitamente, e senza minimamente rendersene conto, accusa, a scelta,
di insensibilità, di complicità, o di sprezzo di ogni senso di giustizia
che, secondo lui e i suoi, va sottoposto comunque e sempre sotto il
possente tallone dell’opportunità politica del momento, o della
convenienza economica.
È vero: dovremmo essere abituati a
schifezze simili che nel nostro Paese si sono verificate con tanti
governi diversi – pensare soltanto al caso di Ilaria Alpi e di Milan
Hrovatin in Somalia – ma questa è la prima volta che di una vergogna si
tenta esplicitamente di cancellare anche il ricordo.
E allora sarebbe il caso che tutti
noi esponessimo alle nostre finestre uno striscione giallo con su
scritto «Verità per Giulio Regeni», sia per non far dimenticare quello
che è accaduto a quel povero ragazzo, sia per tentare ottimisticamente
di far ricordare a Fedriga e ai suoi che lui si trova a capo della
giunta regionale non per fare gli interessi della sua parte politica, ma
per il bene di tutti noi, compreso quello della mamma, del papà e della sorella
di Giulio Regeni.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
Nessun commento:
Posta un commento