Non fosse per il
fatto che distrazione e smemoratezza sono diventate caratteristiche
distintive della nostra società, risulterebbero quasi incredibili la
sorpresa, e il conseguente risalto mediatico, causati da un paio di
frasi pronunciate da Papa Francesco durante l’udienza generale in piazza
San Pietro.
Dopo aver detto di rivolgere «un
pensiero speciale» ai lavoratori di Sky che sono in ambasce davanti a un
cosiddetto “progetto di ristrutturazione” che, tra l’altro, prevede
oltre 200 licenziamenti, il Pontefice, dopo aver affermato che è
necessario «fare di tutto perché ogni uomo e ogni donna possa lavorare e
così guardare in faccia gli altri con dignità», ha denunciato con forza
che «chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto
chiari chiude fabbriche, chiude imprendimenti lavorativi e toglie il
lavoro agli uomini, fa un peccato gravissimo».
La sorpresa e il risalto sono a loro
volta sorprendenti sia perché non è la prima volta che Papa Bergoglio
tocca questi temi con i medesimi toni di accorato sdegno, sia in quanto,
già da prima che Leone XIII lo ricordasse esplicitamente nell’enciclica
“Rerum novarum” del 1891, da sempre, tra i «peccati che gridano
vendetta al cospetto di Dio per la loro straordinaria malizia» ci sono
«opprimere i poveri» e «defraudare della giusta mercede i lavoratori».
Quindi non è che tutt’a un tratto la
dottrina sociale della Chiesa sia cambiata sotto la spinta di un
gesuita socialmente sensibile, ma soltanto che quella dottrina è stata
finalmente recuperata e nuovamente messa in evidenza perché, dopo
decenni in cui non se ne sentiva più parlare nei catechismi scolastici o
parrocchiali, nessuno possa più accampare la scusa della “ignorantia
legis” che comunque, anche in questo caso, “excusatio non est”.
Tragicamente divertenti sono gli
effetti di queste frasi sulla gran parte del mondo politico italiano che
questa volta non si affretta minimamente a commentare
entusiasticamente, a scopi elettoralistici, le parole che arrivano dal
Vaticano.
Non fosse per il ricorrente impegno a
favore di banche e grossi imprenditori e a scapito di cittadini e
lavoratori, e per la promulgazione del cosiddetto Job’s Act, si potrebbe
quasi ipotizzare che finalmente la politica italiana stia affrancandosi
dall’accusa di essere “confessionale” per diventare davvero “laica”, ma
non preoccupatevi: l’atteggiamento nei confronti delle famiglie anche
parzialmente non tradizionali, o quello nei confronti del “fine vita”,
rassicura sul fatto che i sedicenti cattolici dichiaratamente osservanti
e praticanti, ma anche i sedicenti “atei devoti” non hanno perduto il
collegamento con una parte importante e porporata del potere di oltre
Tevere.
È che, nonostante tutta la devozione
possibile, mettere in pratica l’articolo 1 della nostra Costituzione è
cosa che va oltre le loro forze perché comporterebbe una ridistribuzione
delle ricchezze e per loro, se la ridistribuzione non va nella
direzione gradita, la cosa sarebbe davvero contro natura.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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