Periodo non
semplice per Renzi. Da una parte i magistrati accolgono il suo sfottente
invito a emettere sentenze e condannano a tre anni di reclusione per
evasione fiscale il segretario regionale del PD sardo, Renato Soru, che
si dimette subito dalla sua carica politica.
Dall’altra, riguardo al caso
dell’arresto del sindaco PD di Lodi, Simone Uggetti, arrestato per
turbativa d'asta, ripete che il PD non vuole assolutamente intralciare
la magistratura, ma intanto il membro laico del PD, Giuseppe Fanfani,
definisce le misure adottate «ingiustificate e comunque eccessive» e si
dice intenzionato a chiedere l'apertura di una pratica al CSM per
verificare «la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti
adottati» dalla magistratura. Poi, dopo che la Giunta Esecutiva Centrale
dell’Associazione Nazionale Magistrati fa sapere di ritenere «le
dichiarazioni rese oggi dal membro laico del Csm Giuseppe Fanfani
un'indebita interferenza nel procedimento in corso presso gli uffici
giudiziari di Lodi», fa marcia indietro. Ma non sfugge a nessuno che
Fanfani è stato sindaco di Arezzo, che è molto amico di Maria Elena
Boschi e uno dei più grandi “difensori” di Banca Etruria, e che è stato
lo stesso Renzi a indicarlo per l’elezione al CSM. Quindi, appare
piuttosto strano che possa essersi reso responsabile di un’alzata
d’ingegno personale non in sintonia con le sue importanti amicizie.
Ed è ancora il rapporto con la
magistratura a procurargli mali di testa visto che il ministro della
Giustizia, Andrea Orlando, che sicuramente non agisce senza il
beneplacito del suo capo, chiede al vicepresidente del Csm, Legnini, «un
incontro formale per un chiarimento» sulla vicenda di un’intervista del
consigliere del CSM Piergiorgio Morosini pubblicata dal Foglio e
smentita dal consigliere stesso. Lo ha detto lo stesso Legnini durante
il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura che ha discusso la
vicenda. «Sono inaccettabili gli attacchi a esponenti di governo e
Parlamento», ha detto Legnini.
Quale attacco, pur smentito, sarebbe
stato portato da Morosini, ex Gip a Palermo e oggi consigliere del CSM
in quota Magistratura democratica? Ha annunciato che parteciperà
attivamente alla campagna per il No al referendum costituzionale e ha
spiegato: «Bisogna guardarsi bene dal rischio di una democrazia
autoritaria. Un rapporto equilibrato tra Parlamento e organi di garanzia
va preservato. Per questo occorre votare No a ottobre».
Non si vede alcun attacco «a
esponenti di governo e Parlamento», a meno che l’attacco non si
riferisca al fatto che Renzi ha annunciato che se ne andrà se la sua
riforma costituzionale sarà respinta e che, quindi, annunciare di
lavorare per salvare l’attuale Costituzione e per far votare contro la
riforma Renzi–Boschi coincide con l’annunciare di essere contro Renzi e
il suo governo. Ma, tra l’altro, forse ingenuamente, questo ci sembra
ancora legittimo.
Probabilmente, affascinato da quei
vecchi cartelli che si trovavano sul davanti dei tram – «Non disturbare
il manovratore» – e nella fretta di far applicare questo concetto anche
nel governo della Repubblica italiana cancellando dalla Costituzione
ogni possibile fastidio derivante dall’opposizione e dagli organi di
garanzia, Renzi si è dimenticato, almeno per il momento, di por mano
anche all’articolo 21 che per ora resta inalterato e che comincia –
merita ricordarlo – con queste parole: «Tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e
ogni altro mezzo di diffusione».
E, fino a prova contraria, anche i
magistrati sono cittadini come gli altri e, quindi, come gli altri,
hanno diritto di pensiero e di parola.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo http://g-carbonetto.blogspot.it/
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